Inceneritori, cittadini di S. Filippo del Mela dicono no Ma senza quorum. «Non importa, esiste già delibera»

«In democrazia vince chi prende più voti e questa è stata una vittoria schiacciante. Oltre il 96 per cento di no a S.Filippo del Mela e quasi il 99 a Gualtieri Sicaminò». Questo il commento del comitato dei cittadini contro l’inceneritore del Mela, che ritiene non rilevante il mancato raggiungimento del quorum a San Filippo del Mela. E contro quanti hanno definito un flop il referendum spiegano che il raggiungimento del quorum sarebbe servito solo a tradurre il risultato in delibera consiliare. Un passaggio che per i promotori sarebbe stato superfluo: «A San Filippo del Mela una delibera contro ogni tipo di impianto di incenerimento esiste già – dichiarano – votata all’unanimità lo scorso aprile. In tal senso, semmai sarebbe stato interesse dei sostenitori del sì vincere e raggiungere il quorum per capovolgere quell’atto».

All’indomani del voto sull’ipotesi di realizzare un termovalorizzatore all’interno della centrale di Archi, a San Filippo del Mela – uno dei due comuni del Messinese in cui è stato indetto il referendum – a tenere banco è il mancato raggiungimento della soglia necessaria a validare la votazione. Alle 22, infatti, l’affluenza a San Filippo del Mela è stata pari al 42,9 per cento. Sono stati oltre duemila i filippesi che sono andati a votare nelle sette sezioni, 450 in meno rispetto al numero necessario. A recarsi alle urne sono state in maggioranza le donne. «Il risultato è lusinghiero, ma non soddisfacente – afferma il sindaco di San Filippo del Mela, Pasquale Aliprandi -. I numeri sono spietati, ma resta il fatto che quanti sono andati a votare lo hanno fatto perché non vogliono che questa mega-opera veda ala luce. Chi è rimasto a casa ha perso una grande occasione. Sui motivi di quest’astensionismo, oltre a prenderne atto, dovremo riflettere».

A Gualtieri Sicaminò, invece, la questione non è si è posta non essendo stato fissato alcun quorum. Qui, comunque, la percentuale dei votanti è stata del 64 per cento, equivalente a 946 votanti. Dei quali il 99 per cento ha detto no: «Praticamente i favorevoli all’inceneritori a Gualtieri non esistono» commenta il comitato, per il quale il risultato è ancora più importante se si pensa alla campagna referendaria «realizzata in pochissimo tempo e in pieno inverno» che sarebbe stata «penalizzata da un quesito non proprio limpido». Indipendentemente dal mancato raggiungimento del quorum, quindi, il voto è servito a lanciare un messaggio importante: «Per ogni cittadino filippese favorevole al progetto ce ne sono almeno 26 contrari. Adesso l’amministrazione di San Filippo non può che eseguire sia la volontà popolare che quella consiliare». Prossima tappa il 6 Marzo quando a votare la realizzazione dell’inceneritore saranno i residenti di Pace del Mela.

A commentare il dato relativo alla partecipazione è anche l’associazione Rifiuti Zero Sicilia: «La gestione dei rifiuti in un bilancio comunale è la seconda voce di spesa più grande e dovrebbe bastare questo a far capire ai cittadini che si tratta di un tema interessante – dichiara il presidente Danilo Pulvirenti -. Se a ciò aggiungiamo che oramai è chiaro come l’intero sistema sia in mano alla mafia, il desiderio di cambiare le cose dovrebbe raddoppiare». Così però non è a riprova di come la strada da fare sia ancora tanta: «Mancano segnali forti dalla politica, e le persone relegano in secondo piano questo genere di argomenti», continua Pulvirenti secondo il quale comunque i referendum non devono essere visti come l’unica risposta da ricercare: «Bisogna non arrivare al voto popolare, la politica deve ascoltare le spinte provenienti dal basso e intervenire in maniera autonoma. Il problema – conclude il presidente di Rifiuti Zero Sicilia – è sempre lo stesso: la cattiva amministrazione, l’esempio negativo di una politica sempre più sorda». 

Chi, invece, non ritiene che il dato locale possa rappresentare una spia per tematiche più ampie è il comitato No Triv, che di recente ha salutato l’accoglimento di uno dei quesiti referendari presentati: «Sono questione diverse soprattutto per la portata – commenta Marco Castrogiovanni -. Sarebbe un azzardo metterle in correlazione. Nel caso del referendum sulle trivelle, la comunicazione sarà senz’altro più articolata e su vasta scala e ciò si rifletterà anche sul livello di coinvolgimento dei cittadini».


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