Incendio a Cefalù sfiora casa Armao. Attentato? Che c’entrano i precari?

Le montagne intorno a Cefalù, bellissima cittadina normanna a pochi chilometri da Palermo, ogni anno vanno in fiamme. Da Gratteri a Gibilmanna, fino alle colline più vicine al centro cittadino, ogni anno, purtroppo, la stessa storia: ettari di boschi vanno in fiamme e i danni, per chi vive lì,anche se non famosi, sono ingenti.

Quest’anno però -e a quanto pare non è la prima volta– il fuoco irriverente  ha lambito una proprietà dell’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao.

E apriti cielo. Subito, un suo collega di giunta (Alessandro Aricò) ha paventato una intimidazione: “Riteniamo possa essere doloso (ha scoperto l’America: sulle Madonie gli incendi sono quasi sempre dolosi, ndr) , ma  che fortunatamente è stato contenuto proprio alle porte dell’abitazione”. Ciòè, doloso, sostiene Aricò, nei confronti di Armao.

Poi, ha,  addirittura,  parlato di un rischio corso dal collega e dalla sua famiglia: “In questo clima è difficile poter amministrare e fare politica. Gaetano Armao è prima stato assediato sotto la sua abitazione palermitana dai precari. Ora l’assessore all’Economia è addirittura messo in pericolo insieme alla famiglia a Cefalù per avere fatto delle scelte impopolari per cercare di contenere una situazione economica difficilissima”.

Mah…Questo pseudo sillogismo di Aricò non ci convince. Perché legare la protesta legittima dei precari all’incendio? Pensa forse l’assessore che chi lotta per il proprio pane,  mentre si mantengono privilegi e consulenze e si privilegiano operazioni clientelari, possa spingersi a tanto? Noi no. Piuttosto pensiamo che, come ogni anno, un altro pezzo di Madonie è andato in fiamme.

In ogni caso, a smentire il pericolo per l’assessore e la sua famiglia, è stata l’ex moglie di Armao, Ela Transirico, comproprietaria dell’immobile : “La casa di campagna è disabitata e da molti mesi non vi sono in corso lavori di ristrutturazione, interrotti infatti da un anno e ad oggi non ultimati. Nessun familiare si reca in quell’immobile da anni, né la moglie, né la figlia, né l’assessore Armao. La casa non è infatti nelle condizioni di essere abitata.

Già in altre occasioni, in passato, un incendio divampato nei terreni circostanti ha lambito la casa, ma anche in questo caso, pur essendo stato doloso l’origine delle fiamme, non si è ritenuto fosse diretto all’assessore Armao.

Vista la non abitabilità della casa e l’assenza mia e dell’assessore nell’immobile, mi chiedo quale familiare sarebbe stato quindi messo in pericolo presso l’abitazione, dato che nel vostro articolo si scrive testualmente.

Mi sono personalmente recata nella data di ieri presso l’immobile di Cefalù, l’abitazione non risulta minimamente danneggiata, anche se una parte del terreno circostante è stato danneggiato dal fuoco”.

Insomma il dubbio, molto diffuso, è che Armao stia giocando col fuoco, letteralmente. Subire un attentato (vero o presunto) potrebbe aiutare a dotarsi di quella patente specialissima che in Sicilia, aiuta a fare carriera (politica e non):  quella del paladino della giustizia vittima di brutti ceffi.

Sia quel che sia, c’è chi mette le mani avanti, ed esprime solidarietà. Lo fa, ad esempio, il Fronte nazionale siciliano:

“Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu esprimono sincera solidarietà all’Assessore Regionale all’Economia, Gaetano ARMAO, per l’incendio che gli ha bruciato cinque ettari di uliveto e che ha sfiorato la sua villa, in Contrada Sant’Oliva di Cefalù. Se si trattasse di un attentato vero e proprio, sarebbe veramente  INQUIETANTE”.

Inquietante è di certo.

 


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