Per la prima volta un comitato si rivolge alla magistratura e porta un contributo affinché quanto successo la scorsa estate non ricapiti. «Ci sono stati ritardi nelle pulizie dei viali parafuoco, forestali costretti a lavorare con mezzi obsoleti, oltre alla mancanza di un coordinamento unico prima e durante l’emergenza»
Incendi a Trapani, dossier-denuncia di 10 associazioni «Una mini-inchiesta per capire autori e inadempienze»
È stata presentata nei giorni scorsi presso la Procura della Repubblica di Trapani una denuncia da parte di dieci associazioni della provincia riunite nel comitato Salviamo i Boschi. Chiedono l’apertura di un’indagine sugli incendi che hanno devastato il territorio trapanese la scorsa estate, culminata nel devastante rogo alla Riserva naturale orientata dello Zingaro. «Non possiamo ancora rivelare il contenuto della denuncia, ma possiamo dire che abbiamo messo insieme dei fatti raccolti dal nostro comitato su tutto il territorio, una sorta di mini inchiesta – spiega a MeridioNews Mariangela Galante, portavoce del comitato –. Ognuno per la propria area di competenza ha fornito elementi sugli incendi che sono stati riuniti in un piccolo dossier che abbiamo depositato in Procura. Tutte queste notizie, analizzate insieme, aprono diversi scenari. Siamo convinti che, oltre agli interessi reali che ci possono essere dietro gli incendi, ci sono anche delle inadempienze».
La denuncia arriva dopo una serie di iniziative promosse per sensibilizzare l’opinione pubblica e chiedere alle istituzioni di fare la propria parte nell’opera di prevenzione e controllo degli incendi. Raccolte firme durate il Cous Cous fest di San Vito Lo Capo, ad Alcamo, ad Erice, a Castellammare del Golfo durante i mercatini di Natale, una massiccia campagna culminata nella raccolta di tremila firme inviate al Capo dello Stato e nella Seconda Marcia storica allo Zingaro dello scorso 25 agosto. «Mattarella ci ha risposto con una lettera, ci ha ringraziato per il nostro lavoro ma fino ad oggi niente di concreto. I sindaci delle città coinvolte – continua Galante – non hanno risposto al nostro appello di sporgere denunce contro ignoti, così abbiamo deciso di affidarci all’avvocato Fabrizio Baudo che gratuitamente ci sta dando una mano».
La provincia di Trapani detiene un triste record con i suoi 672 ettari bruciati tra la Riserva dello Zingaro, il bosco di Angimbè, Monte Inici, Monte San Giuliano, il bosco di Scorace, Monte Sparacio e la pineta di Valderice. Zone che portano ancora i segni della violenza del fuoco. Ad agosto, alla riserva dello Zingaro, circa duemila persone hanno marciato simbolicamente contro gli incendi. Due cortei, partiti dai due ingressi di Scopello e Castellammare, si sono uniti presso il Museo Naturalistico per attività e momenti di confronto. Il grido è stato unanime: «Durante quella marcia – spiegano dal comitato – è stata fatta richiesta alle istituzioni di aprire una commissione d’inchiesta per individuare i colpevoli e prevenire che ciò possa accadere nuovamente il prossimo anno». Cosa che fino ad oggi non si è concretizzata.
«Noi oggi ci auguriamo che si apra un’indagine e quindi un processo per individuare i responsabili, ma anche per capire soprattutto se ci sono state inadempienze, cioè falle che hanno favorito gli incendi. Mi riferisco in particolare – sottolinea Galante – ai ritardi nelle pulizie dei viali para fuoco, dei forestali costretti a lavorare con mezzi obsoleti e molte altre. Abbiamo riscontrato inoltre la mancanza di un coordinamento unico nelle operazioni, prima e durante l’emergenza. Sono fatti che hanno un peso non indifferente. Il problema è molto complesso, certo, non c’è una cura, ma ognuno deve fare la propria parte perché oltre ai danni all’ambiente ci sono stati anche ingenti danni all’economia del territorio; tante sono state le cancellazioni negli hotel della zona, soprattutto a Scopello».
Qualche mese fa c’è stato anche l’incontro col Prefetto di Trapani Darco Pellos a cui si è chiesto di «esercitare il suo ruolo di garante dei diritti dei cittadini e di adoperarsi affinché – si legge nella lettera – venga rafforzato il controllo del territorio nelle giornate a rischio, sia attraverso l’impiego delle forze dell’ordine, sia attraverso l’uso di nuove tecnologie di supporto nell’azione di prevenzione e controllo, quali telecamere, droni e sensori di variazione di temperatura del terreno».
«La nostra denuncia non ha precedenti, è un fatto inedito e storico. – continua Galante -. Ed è sicuramente di capitale importanza per la storia dell’ambientalismo siciliano. Per la prima volta dieci associazioni procedono insieme, non solo nel momento della protesta civile, ma anche nella denuncia legale. Crediamo inoltre che sia il caso di creare un pool di magistrati in modo da lavorare su una grande indagine, quindi per mettere insieme i pezzi e le eventuali informazioni. Oggi – conclude – speriamo che anche dalla politica regionale arrivino risposte concrete: chiediamo la creazione di un centro operativo antincendio in ogni comune e il rispetto delle ordinanza sulla pulizia dei terreni. Sappiamo che a livello regionale si stanno muovendo per tempo per la prevenzione degli incendi da parte degli operai forestali. Fino ad oggi i lavori sono sempre partiti con enorme ritardo».
Alla denuncia presentata nei giorni scorsi in procura hanno partecipato le associazioni: Circolo Metropolis Castellammare del Golfo, Associazione Bosco Angimbè Calatafimi, Associazione Ecò Alcamo, Gruppo Oasi Zen Trapani, Italia Nostra sezioni di Paceco e Trapani, Movimento Cristiano Lavoratori Trapani, Associazione Cambiamenti Castellammare, Gruppo Micologico Tonino Pocoroba Valderice, Associazione Peppino Impastato Cinisi-Terrasini e Legambiente sezione di Trapani.