Cultura in festa per sette giorni: cinema, arte, teatro, musica e letteratura. Il Teatro Stabile di Catania all’interno della rassegna Librinscena ha organizzato un incontro con un personaggio che queste passioni le racchiude un po’ tutte. In arte, Fabio Volo è un attore, conduttore televisivo e radiofonico, scrittore di romanzi di successo e, soprattutto, un profondo conoscitore dell’animo umano. Ancora una volta viene a trovare con piacere il pubblico catanese — “gratuitamente”, tiene a precisare — per parlare del suo ultimo libro, “Il Tempo Che Vorrei” (Mondadori, 2009): un romanzo di formazione che svela l’avanzare di un cammino, in parte autobiografico, alla ricerca di se stesso e dei suoi sentimenti più autentici, perduti ma recuperabili.
Dal pretesto del libro, l’incontro di venerdì scorso si tramuta subito in un aperto confronto che mette in evidenza un uomo tanto popolare, eppure umile e disponibile fino all’ultimo autografo! Chi lo segue sa che Volo non può fare a meno delle sue battute spiritose, anche quando è consapevole di trovarsi in un contesto più serioso. Quindi si parte con qualche battuta per rompere il ghiaccio e solo dopo si parla del suo romanzo, inziando dalla dedica alla sorella Cristina “per coinvolgerla in una storia in cui non viene mai nominata ma di cui è implicitamente parte”, perché nel libro si racconta qualche traccia autobiografica di una famiglia simile a quella dell’attore-scrittore-dj. Volo Illustra anche il significato della foto in copertina (che ha scattato personalmente, in quanto amante della fotografia) in quanto racchiude il senso del libro; si tratta di un barattolo trasparente con dentro delle lucine di Natale: un’immagine fallica quanto casta e pura, perché simbolo dell’incapacità di tirar fuori l’energia che ciascuno di noi custodisce dentro sé, quello che in fisica è definito come “calore latente”, «perché – dice lo scrittore – ci sono persone che sono come fontane e sgorgano tutto, mentre altre sono dei pozzi, bisogna aiutarle a venir fuori».
L’autore spiega ancora come in questo suo più recente romanzo emerga l’esigenza di narrare la mancanza di manifestazioni d’amore da parte del padre del protagonista, che avrà delle ripercussioni su tutto il suo cammino di vita. Nel suo stile, racconta Volo, si avvale sempre della prima persona narrativa perché vuole disegnare il percorso dell’eroe, riprendendo la tecnica di “colleghi” come Omero e Dante… E ovviamente scatta una risata corale! La magia di Volo è proprio questa: raccontare l’animo umano, le sue mille sfaccettature in cui tutti più o meno riescono a ritrovarsi e riflettersi, sempre regalando un sorriso.
Si racconta con umiltà, come un grande lettore soprattutto. «La chiave di accesso della mia vita è proprio la lettura». Da autodidatta si accosta alla Divina Commedia, di cui ama e recita a memoria il Paradiso e sottolinea come si è abituati invece ad affermare di preferire l’Inferno, solo perché fra le tre parti è quella che a scuola si affronta per prima e dunque più attentamente, mentre si è costretti spesso a riassumere in pochissime lezioni la terza Cantica per rientrare nei rigidi tempi scolastici.
“…È un’apertura dei sensi verso il mondo, è un vedere e riconoscere cose che ti appartengono e che rischiano di non essere viste. Ci fa riscoprire l’anima delle cose” (pag 90) . Questo è leggere secondo Fabio Volo, questo è leggere Fabio Volo.
Passando dalla Pietà di Michelangelo per trasmettere il messaggio provocatorio del capolavoro che ognuno di noi rappresenta, in quanto portatore di unicità (in un mondo in cui invece si tende a trattare tutti come stampe), sfiorando argomenti più scottanti come la sua spiritualità o le critiche alla sue personali scelte di vita sentimentali (trasformate e connotate di superficialità in una recente intervista che lo ha amareggiato), fino a dare risposta alle domande strampalate che qualche spettatore più curioso e forse in cerca di visibilità ha posto all’autore. Tra le più interessanti c’è chi gli chiede se “il tempo che vorrebbe” si colloca nel passato o nel futuro. La risposta svela un Fabio sentimentale che vorrebbe poter trascorrere del tempo con degli amici perduti tragicamente o avere l’opportunità di chiacchierare con i nonni o con il padre, oggi, con la visione e le esperienze da trentasettenne qual è … Ma per questo ci vorrebbe una bacchetta magica e quindi si limita a desiderare un futuro promettente, fatto di sogni chiamati “progetti”.
Tra questi, la sceneggiatura tratta da Il giorno in più, uno dei suoi romanzi più amati dal pubblico non solo italiano e il prossimo film Matrimoni e altri disastri diretto da Nina di Majo nelle sale cinematografiche dal 23 aprile e presentato in anteprima nazionale lo scorso 15 aprile proprio nel nostro capoluogo. Perché questo lumbàrd la Sicilia ce l’ha nel cuore.
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