In tre ospedali per un sospetto di frattura. E la Regione siciliana paga…

da Michele Palazzotto
segretario generale della Funzione pubblica Cgil della Sicilia
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Con la presente – indirizzata all’assessore regionale della Salute Dott.ssa Lucia Borsellino al Dirigente Generale del DASOE, al Dirigente responsabile del Nucleo Ispettivo e Vigilanza Dott. Antonio Colucci – intendiamo evidenziare un caso di “mala organizzazione/malasanità” segnalatoci da un nostro dirigente sindacale:

 

“Lo scorso 28 febbraio alle ore 10 circa, la C.O. (Centrale Operativa) 118 di Messina ha chiesto l’intervento di un’ambulanza medicalizzata per soccorrere una signora, abitante a Santo Stefano di Camastra, che aveva riferito di essere caduta poco prima e di non riuscire a camminare.

Il medico del 118, una volta giunto sul posto, ha rilevato l’esigenza di verificare l’esistenza di un’eventuale frattura.

“Stabilizzata la paziente e praticata la terapia, il medico ha deciso di portare la paziente al Pronto

Soccorso dell’Ospedale di S. Agata Militello. A quel punto, però, la C.O.118 ha richiamato l’ambulanza per comunicare di evitare il P.S. di S. Agata in quanto una sala risultava inagibile a causa del trattamento di un sospetto caso di encefalite.

“In accordo con il medico, conseguentemente, si è stabilito di portare la paziente al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Mistretta che, ancorché sprovvisto del reparto di Ortopedia, avrebbe potuto, intanto, stabilire o escludere, con una radiografia all’arto, l’esistenza dell’eventuale frattura sospetta.

All’arrivo a Mistretta, intorno alle 11.15, il medico del Pronto Soccorso, che in quel momento si trovava a passare davanti l’ingresso, alla vista della paziente, e come è uso fare, ha chiesto al suo collega le domande rito:

– “Da dove venite?”

– “Cosa ha la signora?”

E, dopo aver avuto la risposta riguardo al sospetto di frattura ha aggiunto:

– “Perché l’avete portata qui? Qua non abbiamo l’ortopedia”.

Detto ciò, si è “rintanato” dentro una sala visita chiudendo la porta, e si è rifiutato di dialogare, sia di presenza che telefonicamente, sia con il medico del 118 che con il medico della C.O. 118 di Messina nel frattempo avvisato.

Dopo circa 40 minuti, durante i quali un congiunto della Signora ha iniziato a manifestare la propria insofferenza per la situazione paradossale che si stava determinando (iniziando anche ad alzare la voce e a gridare), è stato deciso di portare la signora al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cefalù.

Arrivati in Ospedale di Cefalù, anche qui il solito rituale che si ripete sempre, con l’aggiunta dello stupore del medico del P.S. quando ha sentito che il suo collega a Mistretta si era rifiutato di accettare la paziente.

Quindi anche se senza una barella dove poter mettere la paziente, in quanto tutte le lettighe risultavano occupate ed altri pazienti erano nel corridoio in attesa di essere sbarellati (ed in un caso anche da più di un ora), è stato cortesemente chiesto al personale del 118 di attendere che si liberasse una lettiga.

Solo dopo circa tre quarti d’ora si è finalmente risolta l’imbarazzante e paradossale situazione che, considerato l’inizio dell’intervento, ha significato quattro ore di inutile e costoso girovagare di un mezzo di soccorso definito avanzato, in attesa di un presidio che prendesse in carico la paziente.

Nel sottolineare il tempo inutilmente trascorso ed il personale inutilmente bloccato, oltre che i costi in termini di risorse male utilizzate e l’indisponibilità per oltre 4 ore di un’ambulanza medicalizzata che, invece, avrebbe dovuto essere resa immediatamente disponibile per eventuali emergenze, chiediamo alle SS.VV. di intervenire, ognuno per le proprie competenze, affinché fatti analoghi a quelli denunciati non abbiano più a verificarsi nel futuro, nell’esclusivo interesse della collettività a cui deve essere sempre reso un servizio al tempo stesso efficace, di qualità e senza spreco di risorse.

Ciò potrà essere possibile mediante un’adeguata “buona organizzazione” del servizio di emergenza-urgenza, con una sinergica collaborazione tra tutti i soggetti chiamati ad intervenire in applicazione delle linee guida ed attraverso il superamento delle criticità esistenti nei Pronti Soccorso della Regione connesse essenzialmente ad intasamenti e lunghissime attese, per il bene supremo della salute e del rispetto dei cittadini a cui, purtroppo, è richiesto sempre di più spesso di diventare oltremodo “pazienti”.

 


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