In Svizzera referendum sul ‘reddito minimo incondizionato’: 2 mila euro al mese per chi ne farebbe richiesta

L’IDEA BASE E’ CHE OGNI CITTADINO RICEVA OGNI MESE, SENZA CONDIZIONI, UNA CIFRA IN GRADO DI GARANTIRGLI UNA VITA DIGNITOSA. SOSTITUIREBBE OGNI ALTRA FOPRMA DI INTROITO. PENSIONI COMPRESE.

Mentre in Italia i Forconi debbono scende in piazza per fermare le banche, Equitalia e l’Agenzia delle Entrate, la Svizzera si dimostra uno dei Paesi più civili d’Europa, di certo tra i più attenti ai temi del lavoro.

Se in Italia Beppe Grillo lancia il ‘reddito di cittadinanza’, la Svizzera punta sul reddito minimo “incondizionato” da garantire a tutti i cittadini che ne farebbero richiesta.

Su questa proposta – che noi leggiamo sul sito TM News – che va oltre il già citato ‘reddito di cittadinanza’, la Svizzera sarà chiamata ad esprimersi con un voto popolare. Questo Paese si accinge a confrontarsi democraticamente con un referendum propositivo.

Gli svizzeri hanno raccolto 126 mila firme valide a fronte delle 100 mila richieste. Una lezione di democrazia per un’Europa delle banche e della finanza ladra e mafiosa. E una lezione di democrazia anche per un’Italia che ha già cambiato in peggio la propria Costituzione, che si accinge a peggiorarla e che introduce in modo fascista ‘regole’ folli quali il Fiscal Compact e il Two Pack senza passare dal voto popolare.

In Svizzera, invece, si affronta in modo serio il tema del lavoro. Non con la legge Fornero, ma con una consultazione che punta ad una rivoluzione radicale in materia di Stato sociale.

“Perché mentre spesso di parla di diritto al lavoro, qui invece si stabilirebbe il diritto al non lavoro: il diritto alla esistenza in dignità indipendentemente dall’attività svolta, o non svolta”, spiega a TM News Nenad Stojanovic, politologo e professore di scienze politiche all’Università di Zurigo. Il docente che è anche sostenitore di questa iniziativa popolare – battezzata “Per un reddito di base incondizionato” – è deputato del Partito socialista svizzero al parlamento del Cantone Ticino.

L’idea base è che ogni cittadino svizzero riceva, ogni mese e senza condizioni, una cifra in grado di garantirgli una vita dignitosa. In Italia, invece, riceviamo le cartelle esattoriali per pagare il Fiscal Compact. C’è un po’ di differenza, no?

“Tutti otterrebbero questo reddito, gli unici paletti riguardano l’età (si escludono i bambini) e il fatto che bisogna essere cittadini della Confederazione”.

Che cifra verrebbe assegnata a chi ne farà richiesta? A quanto pare, circa 2.500 franchi al mese, circa 2.028 euro lordi, che andrebbero rapportati all’elevato costo della vita in Svizzera.

“Soldi – leggiamo sempre su TM News – che verrebbero versati indipendentemente dal fatto di avere un’occupazione retribuita o meno. Di fatto sarebbe un nuovo diritto civico, una sorta di diritto economico fondamentale”.

Stojanovic spiega che, almeno in questa fase, le probabilità di un voto popolare favorevole sono “minoritarie”. Ma il fatto che in un Paese si affronti un tema in questi termini, con il ricorso a un voto popolare è un fatto positivo. Tra l’altro, gli osservatori fanno notare che su questo tema si voterà tra qualche anno – con molta probabilità nel 2015 – e questo potrebbe far maturare nella popolazione svizzera il gradimento per questo provvedimento.

Questo reddito di base andrebbe a sostituire qualunque altra forma di introito.

“Ad esempio – leggiamo sempre su TM News – chi percepisce un salario dalla sua impresa da 6.000 euro lordi al mese (è il salario medio in Svizzera) continuerebbe ricevere quella cifra, ma la l’azienda ne verserebbe solo 3.500 euro. Chi ha una pensione da 4.000 euro otterrebbe solo 1.500 euro. Il resto dalle casse della Confederazione. Ovviamente se uno dovesse perdere il lavoro continuerebbe a percepire i 2.500 franchi di base, secondo la proposta dei promotori”.

Il reddito incondizionato andrebbe poi a sostituire tutte le forme di sovvenzioni, assistenza sociale o pensioni, sempre in questa quota di base.

“Noi promotori partiamo dall’idea che ormai in Europa la piena occupazione non la raggiungeremo mai. Ci sara sempre una percentuale di senza lavoro ed è giusto dare anche a queste persone un reddito di base che però sia dignitoso. Un problema del modello attuale – conclude Stojanovic – è che le persone senza lavoro o reddito si sentono mortificate, e a volte rinunciano perfino all’assistenza pubblica per una questione di dignità, finendo per vivere nella vera indigenza pur di non chiedere aiuto alla comunità”.


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