La denuncia nell'ultima rapporto nazionale di Legambiente. «In molti Comuni è oramai impossibile trovare uno spazio dove potere liberamente e gratuitamente sdraiarsi a prendere il sole», si legge nella pubblicazione
In Sicilia sono sempre di più le spiagge in mano ai privati Più di 200 concessioni in tre anni. Record inquinamento
Trovare una spiaggia libera in Sicilia è sempre più complicato. L’Isola è una sorta di paradiso per i privati che investono nel settore della balneazione. Basti pensare che negli ultimi tre anni sono stati dati in concessione 200 tratti di costa per altrettanti stabilimenti. Su 425 chilometri di costa, secondo i dati raccolti da Legambiente nel rapporto nazionale Spiagge 2021, sono 620 le autorizzazioni ai privati per i lidi mentre raggiungono quota 107 quelle per campeggi e complessi turistici. Uno dei nodi al pettine è quello della trasparenza per aree che appartengono al demanio marittimo. «In molti casi – si legge nel rapporto – mancano i dati delle cifre dovute per i canoni concessori». La Sicilia da questo punto di vista ottiene la maglia nera, insieme alla Basilicata, perché i numeri non sono reperibili sul portale del ministero.
Una delle ultime spiagge interessate dalla realizzazione di uno stabilimento balneare si trova a Donnalucata, nella zona di Scicli, in provincia di Ragusa. Nell’area, famosa anche per la fiction del commissario Montalbano, i lavori riguardano una porzione di duemila metri quadrati. Finita al centro di un ricorso, promosso anche da Legambiente, davanti al tribunale amministrativo regionale.
L’Isola è bocciata anche per quanto riguarda l’inquinamento. La cartina al tornasole anche in questo caso viene dai numeri. Su 87 chilometri di costa interdetta, a livello nazionale, ben 55 chilometri fanno parte del territorio di Sicilia e Campania. Tra i problemi c’è quello della mancanza dei depuratori, oltre ai mancati interventi nei canali di scarico. A Catania ha fatto discutere all’inizio di questa stagione il caso della Playa per il mancato sbarramento dei canali reflui. Nell’Isola, stando ai dati del rapporto, poco più del 21 cento di costa sabbiosa non è fruibile dai cittadini per problemi legati all’inquinamento. A livello regionale manca poi una norma che specifichi una percentuale minima di costa destinata a spiagge libere o libere attrezzate. In Puglia la percentuale arriva al 60 per cento, mentre in Calabria scende al 30 per cento. Nel Lazio, ma solo sulla carta, la costa è divisa in parti uguali tra spiagge libere e aree date in concessione.
Altra criticità è quella dell’erosione. Nel 1970 emersero problemi per circa 90 chilometri di costa siciliana. Poi aumentati fino a quasi 500 chilometri negli anni ’90. «Risultando una delle Regioni con il più alto tasso di erosione in Italia», si legge nel report di Legambiente. La provincia più interessata dal fenomeno è quella di Messina, in particolare lungo la costa tirrenica e ionica nell’area di Giardini Naxos. C’è poi il caso di Torrenova, dove la Regione ha autorizzato, in deroga a una legge che impedisce lavori entro i 150 metri dalla battigia, una variante al piano regolatore per realizzare una nuova strada lungomare. «In molti Comuni – è la sintesi del rapporto – è oramai impossibile trovare uno spazio dove potere liberamente e gratuitamente sdraiarsi a prendere il sole». In Sicilia l’area con la parte maggiore di costa data in concessione è quella di Mondello, in provincia di Palermo, con il 60 per cento.