A un anno dalla scomparsa, i colleghi, i familiari e gli amici si sono dati appuntamento venerdì 25 marzo alle ore 17, presso il Coro di Notte dell’ex Monastero dei Benedettini, per ricordare il professor Antonio Coco, ordinario di Storia moderna presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania. Dopo un breve ricordo dei colleghi, si terrà un concerto. La pianista Irene Valenti eseguirà musiche di Johann Sebastian Bach (nella trascrizione di Ferruccio Busoni), Fryderyk Chopin, Aleksandr Skrjabin. Il coro polifonico “Immago Vocis”, diretto da Salvatore Resca, proporrà alcuni brani da repertorio. Pubblichiamo un messaggio del professor Alfio Signorelli, suo amico. Bella iniziativa, quella in programma il 25 marzo per ricordare Antonio Coco.
Scelta felice, quella di un incontro in cui si dà più spazio alla musica, da lui tanto amata e praticata, che alle parole, da lui usate sempre con misura e sobrietà. Per me è molto difficile parlare di Antonio, non certo per difetto, ma per uno straripante eccesso di ricordi, che riaffiorano da un vissuto comune, particolarmente intenso e quasi quotidiano tra la metà degli anni cinquanta, quando ci siamo incontrati sui banche della terza elementare, e la metà degli anni settanta, ormai padri di famiglia ai primi passi della carriera accademica. I ricordi si affastellano: lo studio, le vacanze, il gruppo degli amici, lo sport, la scoperta dei sentimenti, le canzoni, le feste, le prime curiosità intellettuali, le scelte di vita…
Anche quando la frequentazione si è fatta più rada, è rimasto tra noi un livello di intimità che solo una storia lunga e condivisa può dare. Vorrei offrirne una piccola testimonianza, riportando il testo di una sua bella lettera del 1997 – una delle ultime tracce di quella pratica degli scambi epistolari che ci sembra ormai appartenere a un mondo perduto –, nella quale si apriva sul tema dei sentimenti familiari, su cui aveva sempre mantenuto una grande riservatezza.
«Caro Alfio, grazie per gli auguri e per la telefonata – mi scriveva il 14 giugno, alludendo alla ricorrenza di Sant’Antonio –. Quando ci siamo visti abbiamo parlato un po’ della tua mamma, ma non ho fatto a tempo a dirti della mia. Era stata già male un mese fa, con l’influenza. Poi tutto era tornato a posto, ma penso che fosse rimasta parecchio debilitata – come del resto era stato per me e per Zina quando l’abbiamo avuta, quest’inverno.
Aveva compiuto 80 anni a maggio; un cuore fortissimo, come tutto il resto, salvo i ‘disturbi’ che sai e ai quali non si poté dare mai cura.
Lo strappo è grave, nonostante gli anni, le distanze e tutto il resto. Ho rivisto la tomba di mio padre, che non visitavo da anni. 1947, lui … 1997, lei. Sul marmo due ritratti di loro a trent’anni. Credo sia abbastanza per una piccola storia ‘congetturale’ di due anime eccezionalmente grandi e ‘separate’ – anche se non dovrei dirlo io. Tuo Antonio».
Mi piace ricordarlo così, e condividere questo ricordo con chi ha avuto modo di apprezzarne le qualità migliori.
*Alfio Signorelli è professore ordinario di Storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere dell’Università dell’Aquila.
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