Martedì 4 Aprile -4
Parto per Bologna, dove domani girerò delle interviste per un mio cortometraggio sull’Italia pre-elettorale. La giornata è di sole assoluto, quindi decido di partire in serata. Mi godo il sole romano leggendo i commenti dei quotidiani al duello. Proprio di storia dei duelli parla Francesco Merlo su Repubblica, mentre il Corriere offre le pagelle di diversi esperti.
L’analisi più corretta mi pare quella di Pietrangelo Buttafuoco, che dà un cinque a Prodi e un sette a Berlusconi. Poi leggo di altre cose, delle tristezze tutte italiane sull’infanticidio in Emilia (ma come si fa a speculare anche su questo? Come si fa a farlo entrare in campagna elettorale? Come si fa a riprendere ed evidenziare l’ignoranza urlata nelle curve pro pena di morte? Ma come cazzo si fa?).
Ma mentre sto in treno, e leggiucchio e scrivo, aiutato dalle prese elettriche dei nuovi Eurostar che fanno d’oro il mio computer portatile, mi telefona un mio amico. Coglionazzo, mi urla, coglione! Penso che scherzi, e infatti scherza, ma non capisco dove voglia arrivare, e poi non è tipo che si prodiga in questo genere di scherzi. Infatti, dopo la terza quarta volta che mi ripete l’insulto, ad una mia richiesta di spiegazioni, mi dice che il premier ha sancito, testuale, “solo un coglione può votare per la sinistra”. Adesso sono su di un treno. Non posso documentarmi in merito, né voglio. Magari era uno scherzo, magari domani mi scuserò con i lettori di questo blog.
So soltanto che questo mio amico è un tipo affidabile, non uno che le spara grosse. So (me lo ha detto sempre lui) che si stava formando una manifestazione spontanea, a Roma, dopo quest’affermazione del Presidente del Consiglio. So che è il presidente mio e vostro, è una carica pubblica, un’istituzione, il presidente di tutti. So che non ne posso più, veramente, come italiano non ne posso più. Di quest’uomo, di questa campagna elettorale, di questa classe politica. Tutta.
Umberto Eco ha detto che se vince Berlusconi di nuovo, lui lascerà l’Italia. Io credo che, anche vincesse Prodi come mi auguro, bisogna davvero rimboccarsi le maniche ed avere pazienza e volontà per andare avanti e credere, sognare, vivere in un paese ridotto così. So che sarà difficile e lunga e che, davvero, è forte la tentazione di andare via, oppure di fregarsene e diventare egocentrici ed autoreferenziali come Mughini e tanti altri italiani disillusi. Ma per ora, invece, ho voglia di restare, e di fare fare fare, poco o tanto che sia, perché si torni a rialzare la testa. Tutti.
Chissà, forse fra qualche anno mi darò da solo del coglione.
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