Ai nuovi sistemi offshore, ancorati sui fondali marini, guardano favorevolmente le associazioni ambientaliste. «Una modalità che non ha impatto sull'ambiente», dicono. Preoccupazione dei pescatori: «Rischia di morire la categoria», replicano i sindacati
Impianti eolici in mare: nuova frontiera per la Sicilia? «Se nasceranno, distruggeranno la pesca dell’Isola»
Non campeggeranno tra le distese di campi della Sicilia, ma saranno ancorate al mare con l’obiettivo di produrre energia per milioni di famiglie. È la nuova frontiera dell’eolico offshore, con il sistema formato da pale che, invece di essere saldate al terreno, saranno ancorate sui fondali marini, lontani dalla costa. La fonte di energia rinnovabile dell’eolico, negli anni, ha fatto discutere studiosi e ambientalisti, che hanno da sempre fatto notare come le imponenti file pale eoliche avrebbero potuto deturpare pesantemente il territorio.
All’innovazione che interessa le pale eoliche ha guardato con grande favore il governo. Tanto che il ministero della Transizione ecologica – ex ministero dell’Ambiente – ha promosso 40 nuovi progetti, di cui sei previsti per la Sicilia: uno al largo di Agrigento e il resto nel Trapanese. Un piano ambizioso per cui si sono già conclusi gli incontri bilaterali tra le istituzioni e le realtà del settore. Sono già state 64 le manifestazioni di interesse presentate da aziende singole e associate: tra cui Edison, Ansaldo, Eni, Sapiem e Sorgenia su tutti. A queste si sono aggiunti centri di ricerca e organizzazioni per la tutela ambientale come Wwf, Legambiente e Greenpeace. Rexenia è il primo progetto presentato dal gruppo Toto, per un impianto che dovrebbe sorgere a largo delle isole Egadi, sul Canale di Sicilia, a 60 chilometri dalla costa, tra la Tunisia e Mazara del Vallo. Ognuna delle torri eoliche sarà distante 3,5 chilometri dall’altra. Un impianto da 2,9 gigawatt pensato per soddisfare 3,4 milioni di famiglie.
Il parco eolico Rexenia non soltanto sarebbe lontano dalla terra ferma, ancorato al fondo del mare, ma prevede anche dei rilevatori di posizione dei cetacei. Tutte possibilità, queste ultime, che soddisfano le sigle ambientaliste che si sono proposte di partecipare alla realizzazione del progetto nella fase di monitoraggio. «Mi stupisco di chi sostiene che noi diciamo sempre di no a tutto – ha affermato Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia, durante la trasmissione Direttora d’Aria – Noi diciamo di sì alle energie rinnovabili. A causa dei cambiamenti climatici, in Sicilia abbiamo avuto sei morti in pochi giorni. Abbiamo dovuto fare i conti con fenomeni temporaleschi che – aggiunge – ci dicono sempre di più che dobbiamo cambiare rotta e decarbonizzare per salvare il pianeta: questo significa non usare più fonti fossili, che producono Co2 e causano l’aumento della temperatura».
In questo senso, secondo Zanna, le pale eoliche offshore si presentano come una delle soluzioni sostenibili per non contribuire ancora di più al surriscaldamento del pianeta, che potrebbe causare, nel giro di pochi anni, l’innalzamento delle acque e la scomparsa di diversi luoghi. «Quello del parco eolico sul canale di Sicilia è un progetto che conosciamo bene – continua Zanna – Inoltre, se contribuiranno pure a diminuire la pesca con le reti, non siamo poi così dispiaciuti: noi siamo per la pesca sulla costa fatta dai pescatori, non per quella fatta soltanto per depredare il mare».
Adesso il progetto Rexenia attende le autorizzazioni del governo, a cui spetta decidere sui progetti di grandi dimensioni. «Dobbiamo fare tutti la nostra parte, cittadini compresi – aggiunge il presidente di Legambiente – Sia le istituzioni, comprese quelle regionali, ma anche i cittadini: non è tempo per le chiacchere: siamo tutti con Greta Thumberg, ma quando si tratta di intraprendere concreti provvedimenti per l’ambiente, di fatto, in pochi lo fanno. Il governo regionale deve adeguare il piano per l’ambiente, che è superato. Il gas che estraiamo nel nostro territorio non basta. La Sicilia dovrebbe essere in grado di produrre per sé e per gli altri».
Ma se, da un lato, trapela la soddisfazione da parte degli ambientalisti, a non condividere la possibilità di un impianto eolico sul Canale di Sicilia sono i pescatori di Mazara del Vallo. «La Sicilia è una regione a vocazione marittima e con la futura realizzazione di un campo eolico sul mare rischieremo di dire ai turisti di venirci a trovare per le pale eoliche e per il pesce congelato – ha affermato Tommaso Maccadino di Uila pesca – I pescatori dell’Agrigentino e del Trapanese rischiano di perdere tutta l’attività su cui hanno investito tanti soldi: si tratterebbe di dire a queste persone di cambiare lavoro». Una perdita sia sul fronte ittico ma anche a livello turistico, da quanto prospettato dal rappresentante del sindacato dei pescatori.
«Col sistema eolico, che è previsto proprio in un’area dove si pratica la pesca, le reti dei pescherecci potrebbero impigliarsi – sottolinea Maccadino – Se limiteremo in questo modo la nostra pesca, distruggeremo l’economia, aprendo la strada al gambero cinese, alle esportazioni estere e chiudendo il mercato del nostro gambero rosso, del tonno e del pesce spada». La categoria dei pescatori ha già espresso in diversi incontri le proprie perplessità sui progetti. «Qualcuno ci ha detto che davanti a queste possibilità, tamponerebbero tutto dandoci dei ristori – conclude Maccadino – Ma i ristori servono a dare un sostegno temporaneo, non a sostituire un’attività lavorativa».