Imbrattata la casina simbolo dell’antimafia Addiopizzo: «È scattata gara per ripulirla»

La casina No Mafia, quella da dove è stato azionato il telecomando e fatto esplodere il tritolo che ha ucciso il giudice Falcone e la sua scorta nel 1992, è un simbolo di rinascita per la città. Quella scritta ogni anno viene ritinteggiata dai cittadini capitanati dagli attivisti di Addiopizzo. Proprio loro vanno lì spesso, portano turisti, curiosi, giornalisti che arrivano da tutto il mondo e anche documentaristi. Dario Riccobono è di Capaci e fa parte dell’associazione fin dai suoi albori. Qualche giorno fa è andato alla casina No Mafia insieme a dei documentaristi e ha trovato una brutta sorpresa: una nuova scritta lasciata da un innamorato, decisamente inopportuna in quel luogo.

«È stato uno shok per me, – spiega Riccobono a MeridioNews – ci rechiamo spessissimo in quel luogo di rinascita e riscatto per i siciliani. È la prima cartolina che regaliamo ai turisti che scelgono di visitare la Sicilia con noi. Mi trovavo lì con una coppia di amici che stavano lavorando per un documentario sulla stagione delle stragi, volevo spiegare loro il senso di quelle parole e dell’iniziativa che si ripete ogni anno con la finalità di ritinteggiarle».

Un oltraggio, secondo il protavoce di Addiopizzo che ha deciso di rendere pubblica la notizia. «Ho riflettuto più giorni sulla possibilità di pubblicare quella foto su Facebook per capire se fosse opportuno dare visibilità al gesto di uno stupido, però poi ho pensato che era necessario farlo per sottolineare che c’è ancora tanto da fare, soprattutto con i giovani, per ridare dignità e valore alle cose». Riccobono è entuasiasta della reazione dei cittadini. «È andata oltre ogni aspettativa, a Palermo è scattata quasi una gara per andarla a ripulire». 

Presto quella scritta verrà cancellata. «Siamo in contatto con l’Amap – conclude Riccobono -, perché la casina è di loro proprietà e individueremo presto una giornata, entro la fine di questa settimana, per andare lì tutti insieme».


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«Sei la mia vita». Sono le parole che forse un innamorato ha lasciato sotto la scritta che campeggia da anni sulla cabina di Capaci da dove è stato azionato il telecomando per la strage del '92. «È stato uno shok - spiega il portavoce dell'associazione - ci rechiamo spessissimo in quel luogo di riscatto per i siciliani»

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