Fede, folklore e pasticceria. Dalle famose minnuzze passando per calia e simenza nei coppi di carta, passatempo preferito nell'attesa del passaggio del busto della Santa. In mezzo il dolce croccante steso su una lastra di marmo
Il torrone di Sant’Agata, la ricetta della tradizione
La festa di Sant’Agata è la più grande d’Italia, ed è considerata la terza festa religiosa al mondo. Un evento unico che si ripete ogni anno, dal 3 al 5 febbraio, mescolando devozione, folklore, passione, tradizione e tanta partecipazione da parte di catanesi e turisti che vengono da ogni angolo del mondo.
Per me, il ricordo della festa di Sant’Agata è legato al profumo dei dolci che riempiva le strade del centro storico e che si mescolava, la sera, con l’odore dei fuochi d’artificio. Quelli del 3 febbraio in piazza Duomo e poi quelli del 5 febbraio al Borgo.
Nei giorni di festa il papà comprava in pasticceria le famose minnuzze di Sant’Agata (tortine di pan di Spagna di forma semisferica ripiene di crema di ricotta, rivestite di pasta di mandorle e candida glassa bianca con una ciliegia candita come decorazione), mentre il 4 febbraio era usanza mangiare la zuppa di ceci da condividere con parenti e amici. In tutte le case non mancavano mai calia e simenza (ceci e semi di zucca) nei famosi coppi di carta, il passatempo perfetto nell’attesa del passaggio del busto della Santa.
Il ricordo più forte in assoluto è quello del torrone preparato in casa da mamma Enza, la quale comprava le mandorle in guscio e le faceva rompere a me e ai miei fratelli. Questo dolce semplice e dal sapore incredibile è composto di soli tre ingredienti: mandorle, tante mandorle e pochissimo zucchero con un po’ di miele (chi vuole può anche aggiungere scorzette d’arancia e cioccolato).
Veniva poi riscaldato, facendo attenzione a non bruciare lo zucchero che doveva soltanto caramellarsi, e poi steso in una lastra di marmo bagnata con olio. Il momento più particolare era per me vedere mia mamma stendere il torrone con le mani nude, non ho mai capito come riusciva a non bruciarsi con l’olio caldo, oggi infatti si usano le spatole. Una volta raffreddato il torrone veniva spezzato e conservato nei contenitori ed era una continua tentazione per tutta la famiglia. E ora, in questo giorno speciale, anche un po’ triste per tutti noi catanesi che ci sentiamo privati dei festeggiamenti in onore di Agata, ecco per voi la ricetta del torrone di una volta:
‘Turruni (Torrone di mandorle)
Ingredienti:
• 150 grammi di mandorle pelate
• 110 grammi di zucchero
• 1 cucchiaino di cacao amaro
• 1 cucchiaino di miele
• 1 arancia
• Olio di oliva
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Schiacciare le mandorle. Preparare il torrone facendo tostare le mandorle in una padella anti aderente. A metà tostatura aggiungere lo zucchero, il cacao, il miele e la scorza di arancia. Rimestare continuamente finché lo zucchero si sarà sciolto, creando il caramello liquido. Versare il torrone caldo in una base di marmo spennellata di olio, quindi stendere con una spatola, anch’essa inumidita con olio, e sopra una grattugiata di buccia d’arancia bio. Una volta raffreddato, spezzare con le mani e servire.
Bianca Celano, chef e comandante indiscussa, fondatrice del concept La Cucina di Bianca, la sua è una cucina, battezzata dal Maestro Corrado Assenza, ricca di personalità e con una regola ferrea: «Zero compromessi e zero sprechi».