«Ricominciamo dal palcoscenico, cantando. Anche in questa tragedia dobbiamo ricominciare, sennò è tutto perduto» spiega Elisa Parrinello, direttrice artistica del teatro di via Torremuzza. Sedici spettacoli, dal 3 luglio al 6 settembre, per #ricominciodaqui la rassegna estiva nell’atrio di Palazzo Petrulla
Il teatro Ditirammu riapre e riparte da Vito Parrinello Distanziamento, mascherine e il suo L’albero del canto
Tra sanificazioni, distanziamenti e mascherine riparte il teatro Ditirammu. Sedici spettacoli, dal 3 luglio al 6 settembre, per #ricominciodaqui la rassegna estiva nell’atrio di Palazzo Petrulla, l’ultima prima dei lavori di restauro del Palazzo. «Ricominciamo dal palcoscenico, cantando – spiega Elisa Parrinello, direttrice artistica del teatro – io e Giovanni, quando papà ci ha lasciati (Vito Parrinello, storica colonna del teatro palermitano ndr), abbiamo passato un periodaccio ma dopo nemmeno dieci giorni eravamo di nuovo sul palcoscenico, come ci ha insegnato lui. Anche in questa tragedia dobbiamo ricominciare, sennò è tutto perduto. Ci stiamo lanciando per incoraggiare tutti, per ridare alla gente che ci è stata sempre vicina l’entusiasmo, il bisogno di ritrovare un po’ di felicità, serenità e speranza».
È a Beppe La Grutta, ex proprietario del teatro, venuto a mancare lo scorso 6 aprile, che Giovanni ed Elisa voglio dedicare questa ripartenza. «Lui ci diceva sempre aprite l’atrio – ricorda Elisa – e fate spettacolo, ci teneva tantissimo». 50 posti a sedere, distanziati tra loro, un termoscanner e i sanificanti all’ingresso accoglieranno il pubblico. Per evitare assembramenti i biglietti potranno essere acquistati esclusivamente online, attraverso il sito www.teatroditirammu.it con la possibilità di scegliere dal web il posto a sedere.
Ad aprire la rassegna L’albero del canto, un omaggio a un libro di Vito Parrinello, che racconta la storia della famiglia di artisti partendo dal maestro Cutrera, fondatore del Teatro Garibaldi, allo zio Giovanni Varvaro, musicista futurista. In scena una domenica in famiglia attorno ad una tavolata, tra storie canti, nenie, poesie e serenate. Seguirà l’11, 12 e 13 luglio il consueto omaggio alla Santuzza con i triunfi #peramoredirosalia mescolati alle cronache “del nostro tempo” scritte e interpretate da Daniele Billitteri.
«Un tributo alla nostra santa preferita, nei confronti della quale – sottolinea Billitteri – non abbiamo mai avuto alcun genere di distanziamento. Non c’è palermitano, credente o non, che non abbia fatto l’acchianata. E mai come quest’anno la leggenda di Santa Rosalia, e quindi la devozione a Santa Rosalia, è compatibile con le condizioni di questo paese e di questa città».
«Gli spettacoli saranno tutti al tramonto – spiega la direttrice artistica – dalle 19 alle 20,30. Alla luce del sole». Gli spettatori dovranno arrivare 30 minuti prima dell’inizio dello spettacolo dotati di mascherina, e, previa misurazione della temperatura, dovranno mostrare una copia stampata del biglietto o il QR code dell’acquisto tramite cellulare alla biglietteria. Verranno quindi accompagnati al proprio posto dal quale potranno assistere allo spettacolo anche senza mascherina, come da ultime disposizioni nazionali.
In tabellone ci sono anche L.O.V.E., un concerto di Giuseppe Milici e Valerio Rizzo, Saremu una 40ena con Ernesto Maria Ponte e Clelia Cucco, un comico dialogo tra moglie e marito chiusi in casa durante il lockdown e Tamuna story, tre serate diverse per tre concerti diversi che ripercorrono i tre album della band folk-rock palermitana. E ancora Mastru tempu, Poteva andare meglio, Astolfo sulla luna e tanti altri spettacoli che animeranno l’atrio di Palazzo Petrulla fino al 6 settembre. Il costo dei biglietti, che varia a seconda dello spettacolo dai 15 ai 12 euro, subirà per gli under 18 una riduzione (10 euro).
«Straordinariamente qui e ora, ma anche domani e altrove chissà dove – è così che il sindaco Leoluca Orlando definisce il Ditirammu – Tutte le volte che penso al Ditirammu non penso mai a ora ma a ieri e a domani, poi mi fermo e scopro che sto vivendo ora. È il fascino di questo spazio, terribilmente antico ma anche terribilmente moderno, e futuro».