Federico Piccitto amministra dal 2013 il capoluogo ibleo. Negli ultimi giorni uno dei meetup cittadini ne ha chiesto la sospensione. «Non so neanche chi sono», spiega in questa intervista a MeridioNews. E sul futuro: «Per governare la Regione e il Paese servirà avere un altro modo di approcciarsi ad alcuni problemi»
Il sindaco di Ragusa allontana il fantasma Gela «Scelta di coerenza, il Movimento è più credibile»
Gela e Ragusa distano 60 chilometri, ma qualcuno vorrebbe avvicinarle ancora di più, in un destino comune che vedrebbe i sindaci, entrambi del Movimento cinque stelle, fuori dal partito di Grillo. Nei giorni scorsi, infatti, anche nel capoluogo ibleo si sono sollevati malumori nei confronti dell’operato del primo cittadino, Federico Piccitto e un meetup locale ne ha chiesto espressamente la sospensione. Accuse che, però non preoccupano il sindaco. «Qui c’è un meetup ufficiale che lavora con l’amministrazione e un altro, che non so neanche da chi è formato, che non è riconosciuto da nessuno. Le analogie con Gela non esistono, io continuo a lavorare serenamente per la mia città».
Sindaco, chi la contesta fa leva su argomenti di importanza cruciale per il Movimento cinque stelle: il via libera alle trivellazioni, la cementificazione, la raccolta dei rifiuti porta a porta. Tutti temi su cui le rimproverano troppa timidezza.
L’accostamento con Gela è una forzatura. Sistematicamente vengono tirate fuori alcune questioni con verità parziali. Noi non ci siamo discostati dalla linea politica del Movimento: dopo sette anni abbiamo fatto la gara per il porta a porta, e adesso si aspetta l’Urega (l’ufficio regionale grandi appalti) per la pubblicazione del bando. Sulla cementificazione, abbiamo approvato una variante al piano regolatore che riduce del 50 per cento le aree da edificare. Infine sulle trivellazioni: non abbiamo mai dato un’autorizzazione, quella spetta alla regione, ma solo un parere di edificabilità. È come se ci hanno chiesto il permesso di mettere i bagni chimici in un cantiere già autorizzato. Bisogna distinguere gli atti politici da quelli amministrativi. Quando saremo al governo potremo cambiare anche l’iter che sta alla base dei secondi.
A proposito, vedendo come è finita a Gela, è lecito chiedersi se quando sarete al governo della Regione o del Paese non c’è il rischio che finisca allo stesso modo.
Non credo che sia corretto fare analogie tra Gela e la Sicilia. Noi ci stiamo preparando e nel cammino si possono incontrare difficoltà, ma non è il segno di una malattia, né il preludio a cose negative.
Lei è d’accordo con l’espulsione del sindaco Messinese?
Su Gela le valutazioni politiche le lascio a chi le devo fare, è già intervenuto il gruppo parlamentare all’Ars. Quello che posso dire è che la decisione rappresenta un’ulteriore dimostrazione di coraggio e di coerenza. Essere stati coerenti è motivo di orgoglio, anche se non è stata una scelta facile. Il progetto è più grande, ne va della credibilità del Movimento.
Tornando a Ragusa, si aspettava di dover avere a che fare con attacchi dall’interno del meetup?
Io non sto subendo nessun attacco, non c’è una base che ha problemi. Con l’unico meetup riconosciuto ci vediamo, discutiamo, così come con i consiglieri del Movimento. Per il resto non so nemmeno i nomi dell’altro gruppo.
Quali devono essere secondo lei i rapporti tra un sindaco Cinque stelle e il locale meetup?
I rapporti sono sanciti dalla lettera pubblicata sul blog di Grillo. Gli eletti hanno titolarità a parlare per conto del Movimento, il meetup ha un ruolo di proposizione di idee, confronto e di critica. La differenziazione dei ruoli è chiara.
Messinese si è difeso dicendo di non voler essere commissariato, lei stesso tempo fa diceva che il meetup «non è la Bibbia». C’è un problema strutturale nell’organizzazione del Movimento che emerge al momento di amministrare?
Io credo che il dialogo serve e che le scelte vanno spiegate, ma il sindaco ha una responsabilità gestionale e deve avere la possibilità di decidere. L’importante è seguire le linee generali: trasparenza, rendicontazione, e affidamento a persone che non abbiano avuto un passato in altri partiti. È quello che ho cercato di fare.
Altro elemento cardine per il movimento è il giudizio del web. È un limite o funziona davvero?
Il web di per sé è un valore, perché è un po’ come il referendum, puoi interpellare direttamente le persone. Ma è un limite non sapere chi c’è dietro l’utente, servirebbe una piattaforma per essere sicuri dell’identità. Noi ancora a Ragusa non abbiamo usato il web per scelte sulla città.
C’è un altro elemento che accomuna Ragusa e Gela: la presenza di Eni. Come influisce nella città di Ragusa?
Eni ha chiaramente creato un indotto e rappresenta un fattore economico importante. Ma qual è la prospettiva di sviluppo di una città? Siamo un territorio con moltissime attrazioni turistiche, con una campagna che tutto sommato affascina perché tutelata. Se penso allo sviluppo, penso alle rinnovabili. Ma ci scontriamo con un governo regionale e nazionale con un’altra idea di sviluppo.
Eni ha già avanzato un’altra richiesta di concessione per un nuovo pozzo a Ragusa, l’Arancio Dir 1. Come pensate di difendere il territorio in questo caso?
Questo è un iter diverso e bisognerà vedere qual è il ruolo del Comune. La richiesta interessa una zona ancora più vulnerabile di quelle finora coinvolte. Mi auguro che la Regione segua con molta attenzione il procedimento di Via-Vas (valutazione impatto ambientale ndr). Ci sarà una serie di tavoli e di passaggi in cui vari enti interessati sono chiamati a dare un loro parere. Il nostro sarà ben motivato.
Sulla base della sua esperienza di sindaco, pensa che serve cambiare qualcosa all’interno del Movimento per riuscire a governare?
Si può sempre migliorare, le prime città a guida Cinque stelle possono essere laboratori che danno indicazioni per i futuri ambiti regionale e nazionale, dove governare significherà avere anche un altro modo di approcciarsi ad alcuni problemi. Bisogna affinare i metodi di selezione delle persone, valutare anche la capacità di resistere in situazioni di stress, ma io non ho una ricetta. Ogni realtà è diversa dalle altre, probabilmente non c’è neanche un unico modo, serve sperimentare. Già un po’ si sta differenziando, con forme diverse di selezione dei candidati. È necessario del tempo per creare un gruppo di persone omogeneo.
Ha paura di finire anche lei tacciato di eresia?
Non ci sono eretici. Io penso a lavorare per la mia città coerentemente coi principi del Movimento. Non ho problemi a confrontarmi e sento spesso i deputati regionali dell’Ars. C’è un bel dibattito interno. Se un giorno ci saranno derive da parte mia o del mio staff, ne pagheremo le conseguenze.