Ha il sapore della nostalgia il film "Il grande sogno", diretto da Michele Placido, con Riccardo Scamarcio, Luca Argentero e Jasmine Trinca, che interpretano tre giovani sessantottini, ciascuno a modo loro
Il Sessantotto di Michele Placido
Michele Placido è più facile immaginarselo fare la rivoluzione nel Sessantotto, piuttosto che combatterla dalla parte della polizia. Eppure il regista, per il personaggio di Nicola (Riccardo Scamarcio), uno dei protagonisti del suo nuovo film “Il grande sogno”, si è ispirato alla sua vita, al suo passato, al suo arrivo a Roma negli anni dell’esplosione del movimento studentesco che ha cambiato la storia del mondo. Pensare che uno che è diventato un punto di riferimento per il cinema italiano abbia cominciato, appena trasferitosi dalla Puglia alla Capitale, indossando una divisa da poliziotto – senza recitare una parte – durante gli scontri di Valle Giulia fa un po’ impressione. Eppure è la sua vita, raccontata un pochino in questa pellicola appena uscita.
Laura è una studentessa modello, una ragazza che non ha mai dato un solo problema alla famiglia: studia, prende ottimi voti, ha un fidanzato di buona famiglia, che vuole sposarla, ed è cattolica, il che non guasta mai. Sarebbe la figlia perfetta, se non avesse quel piccolo problema di essere di sinistra, nonché contraria alla guerra in Vietnam e favorevole alla liberazione dei costumi sessuali.
Sarebbe la figlia perfetta se non s’invaghisse del bel poliziotto in borghese, Riccardo Scamarcio, il quale pure s’innamora di lei, ma non abbastanza da capire del tutto il suo mondo.
Chi, invece, il mondo dei movimenti studenteschi lo capisce è Libero, il leader politicante interpretato da un altro bello del cinema italiano, Luca Argentero, che dimostra ancora una volta le sue ottime doti d’attore, qualora ce ne fosse bisogno.
In prima fila a manifestazioni e cortei, sempre pronto a prendere manganellate, il Libero sessantottino ha ben poco a che vedere coi movimentisti di quest’autunno e dell’autunno passato, e forse è per quello che è così affascinante. Oltre che per una sceneggiatura carina, anche se un po’ banale, e per la regia sapiente del professionista rodato che della scena ha fatto la sua casa e ormai ne conosce anche gli angoli più remoti. Consigliato.