Il segreto del Natale? Chiedetelo a Dickens

Se c’è qualcuno che la sa lunga circa il modo in cui oggi celebriamo il Natale, questo è probabilmente Charles Dickens. All’inizio del periodo vittoriano sembrava che in Inghilterra la ricorrenza di questa festività avesse perduto quelli che da sempre erano stati i suoi più alti valori. La tradizione del Natale medievale, che si associava alla celebrazione della nascita di Cristo in occasione dell’antica festa romana dei Saturnalia (una celebrazione con alcuni tratti in comune con il nostro Carnevale), e la festa invernale germanica furono, infatti, passate al vaglio dai puritani al tempo di Oliver Cromwell. Durante il periodo della Rivoluzione Industriale, al tempo di Dickens dunque, ai lavoratori fu comunque permesso un breve momento della giornata per festeggiare il giorno della nascita di Gesù Cristo.
 
Il revival romantico delle tradizioni di Natale che si succedettero durante il periodo vittoriano ebbe tuttavia dei sostenitori, come il Principe Alberto, che introdusse l’antico costume tedesco di decorare l’albero, consuetudine che presto fu importata anche in Inghilterra. Con il cantato di motivi gioiosi che celebravano il Natale, tradizione che era si era affievolita nel tempo, la glorificazione per la nascita di Cristo cominciò di nuovo a prosperare. Tuttavia furono proprio le storie di Natale di Dickens, in particolar modo il capolavoro del 1843 A Christmas Carol (Un Canto di Natale) quelle che riaccesero la gioia nei confronti di questa importante festività soprattutto in Inghilterra ed in America. Oggi, dopo più di 160 anni, A Christmas Carol continua ad essere un racconto moderno e di grande popolarità, una storia che arriva dritta al cuore e all’anima della festa. 
 
Fu proprio Dickens a concepire la celebre frase “Merry Christmas” (“Buon Natale”), dopo che molti avevano utilizzato la frase “Allegro Natale”. E mai espressione fu così azzeccata, soprattutto quando veniva fuori dalla bocca di una vecchia capra irascibile come Ebenezer Scrooge, naturalmente soltanto dopo il suo pentimento per aver condotto una vita da egoista. La frase “Buon Natale” da quel momento entrò a far parte del lessico culturale di tutto il mondo.
 
A Christmas Carol ebbe un così grande successo che creò una richiesta insaziabile di altre storie di Natale da parte del pubblico; così Dickens scrisse altre quattro novelle per i quattro anni che seguirono la pubblicazione del suo famoso racconto: The Chimes (1844), The Cricket on the Hearth (1845), The Battle of Life (1846) e The Haunted man (1848). C’è da dire che le nuove storie non ebbero la stessa popolarità di quella più famosa, poiché in esse la trama era troppo lacrimevole e sentimentale ed i personaggi troppo genuini e poco grotteschi, quasi non fossero stati creati e pensati dallo stesso autore. Ad ogni modo l’idea del Natale che ebbe Dickens sta al centro di tutti e cinque i romanzi, un concetto che lascia da parte il pensiero religioso per arrivare ad un momento di massima gratificazione rappresentato dalla riunione di tutta la famiglia attorno ad un focolare per trascorrere una giornata gioiosa ed intensa. A conferma di questo pensiero sta anche il fatto che la religione non è mai menzionata nelle sue storie. La critica letteraria del tempo infatti affermò: Il Natale Dickensiano celebra il focolare e non l’altare.  
 
Lo scrittore inglese inoltre descrisse la festa come un tempo proficuo per tutti coloro che volessero compiere dei gesti di remissione e di carità, un solo giorno del calendario che può durare per tutto l´anno. Un momento in cui uomini e donne possono aprire liberamente i loro cuori e pensare anche alle altre persone. Questo, in sintesi, fu definita dall´opinione letteraria “La Carol Filosofia”. Il nome di Dickens, così, ben presto si legò ai valori della celebrazione della nascita di Cristo, tanto che quando morì qualcuno a Londra disse: il signor Dickens è morto? Speriamo che con lui non muoia anche il Natale.
 
Riportiamo un breve passo del racconto intitolato A Good Humoured Christmas Chapter, un’altra storia di Natale Dickensiana estratta dalla raccolta The Pickwick Papers dal capitolo n° 28:
 
Adesso scriviamo queste parole, un anno dopo e a molte miglia di distanza da quel giorno in cui c’incontrammo in un circolo allegro e gioioso. Molti dei cuori che hanno battuto così spensieratamente poi hanno cessato di battere; molti degli sguardi eloquenti che hanno brillato così vivacemente poi hanno cessato di splendere; le mani che noi abbiamo afferrato ora sono fredde perché è arrivato l´inverno; gli occhi che noi abbiamo cercato, sono ora nascosti dalle pietre sepolcrali della tomba; ed ancora la vecchia casa, la stanza, le voci allegre e le facce sorridenti, le burla, le risate che le circostanze più stupide e banali hanno generato da quelle riunioni felici. Nella nostra mente si affollano i ricordi di quei momenti, come se li avessimo vissuti ieri. 
Un Natale felice, così allegro che può vincere di nuovo gli inganni dei nostri giorni infantili; un momento che può ricordare al vecchio uomo i piaceri della sua gioventù; un momento che può trasportare il marinaio ed il viaggiatore a migliaia di chilometri lontano da qui, indietro, fino ad arrivare al suo cantuccio davanti il focolare della sua quieta casa!


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