Il rompicapo delle dimissioni del sindaco sospeso Salvo Pogliese «Deve solo premere “invio” sulla pec, se no saltano gli incastri»

«Praticamente, deve solo premere il tasto “invio” della pec». Potrebbe finire così entro le prossime ore il rompicapo delle dimissioni del sindaco sospeso Salvo Pogliese. Tanti lunedì dell’anno erano sembrati quello giusto per dare questa notizia e, invece, adesso per molti è quotato bassissimo che sarà un giovedì: il 28 luglio. Questo perché, come previsto dal Testo unico di Camera e Senato, in caso di scioglimento anticipato delle Camere, per tentare la carta delle Politiche (già fissate per il 25 settembre) ci si dive dimettere dalla carica di primo cittadino di un Comune con più di 20mila abitanti entro sette giorni dal decreto (che, in questo caso, è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale giovedì 21 luglio). «E, quindi, per questo lui si dimetterà». Una certezza che trapela da ambienti vicini al primo cittadino che per effetto della legge Severino ha dovuto riporre la fascia tricolore nel cassetto già da un po’. «È una questione di incastri sia giudiziari che politici», analizza a MeridioNews chi gli è rimasto vicino sin dai tempi dell’annuncio delle prime dimissioni che risale a gennaio. «All’epoca – assicura chi ha seguito la vicenda da un punto di vista privilegiato – era stato il partito a fermarlo perché c’era un interesse a mantenere una posizione. Cosa che adesso non c’è più perché si punta a un centrodestra unito a diversi livelli e lui, in un centro senso, è diventato “ingombrante”». 

Dimettersi adesso significare arrivare da uomo libero da ruoli istituzionali alla prossima udienza del processo d’Appello che vede Pogliese imputato per peculato nella vicenda delle spese pazze all’Ars che, come era stato anticipato da MeridioNews, è slittata all’inizio di ottobre. E l’aspetto giuridico dell’enigma dimissioni potrebbe essere presto risolto. A mettere più alla prova l’ingegno è l’aspetto politico del rompicapo Pogliese. Da una parte, c’è chi ipotizza che le dimissioni potrebbero non essere così vicine ma da collocare in autunno, a fine ottobre, in concomitanza con la scadenza fissata per il governo regionale. Più forti, più insistenti e più numerose, sono invece le voci che lo vedono primo cittadino (seppur sospeso) solo per ancora meno di 48 ore

«Se non fa così, rischia di restare fuori da tutto», commenta a MeridioNews chi è costantemente informato sugli sviluppi degli intenti di Pogliese. Che, alla scelta – qualunque sia – non arriva comunque da solo. «Se resta in carica, lascia intendere che ha intenzione di ricandidarsi alle Comunali ma non c’è una figura di spessore eventualmente in grado di sostituirlo all’interno del suo partito». Ed è a questo punto che un’ipotesi di soluzione prevede un incastro per le triangolazioni future del centrodestra che oltrepassano il livello cittadino. Con Pogliese che punta ai tavoli nazionali, assicurando l’appoggio a Valeria Sudano (senatrice di Prima l’Italia, la nuova creatura politica di Matteo Salvini, ndr) come candidata sindaca a Catania per la tornata di giugno del 2023. Intanto alla guida della città dovrebbe arrivare un commissario. Anche se, in questo senso, si vocifera pure sulla possibilità che, con un intervento normativo dell’Ars, si possa andare a elezioni anticipate nel capoluogo etneo. A livello regionale, invece, l’accordo sarebbe quello di puntare sul nome del candidato scelto da Fratelli d’Italia (Nello Musumeci o anche Raffaele Stancanelli). Il puzzle così potrebbe essere ricomposto ma quelli politici, spesso, sono rompicapo in cui la logica non sempre riesce a venire in aiuto.

Marta Silvestre

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