La manifestazione, organizzata dal coordinamento di Libera Palermo, permetterà di ricordare la tragica storia del bambino e di visitare il bunker in cui trascorse i suoi ultimi 180 giorni di prigionia, un bene oggi confiscato e restituito alla comunità jatina
Il ricordo del piccolo Di Matteo a 21 anni dall’omicidio A San Giuseppe Jato due giornate di commemorazione
«Saranno due giornate, quella di oggi e di domani, aperte a tutti: parteciperanno le scuole, gli enti locali, le associazioni, chiunque è invitato a prenderne parte», spiega Chiara Cannella del coordinamento Libera Palermo che, insieme al Comune di San Giuseppe Jato, ha organizzato due giornate dedicate alla memoria del piccolo Giuseppe Di Matteo. Proprio l’11 gennaio, infatti, saranno 21 anni che il figlio dell’ex mafioso Santino Di Matteo non c’è più, sparito, dissolto per sempre nel fondo di un barile pieno d’acido. A ucciderlo nel 1996, dopo 779 giorni di prigionia, sono i mafiosi Vincenzo Chiodo, Giuseppe Monticciolo ed Enzo Salvatore Brusca, condannati all’ergastolo per essere stati gli esecutori materiali del delitto, commissionato invece da Giovanni Brusca. Una vendetta atroce per convincere il padre del bambino, divenuto un collaboratore di giustizia, a non continuare a rivelare i dettagli della strage di Capaci e dell’omicidio dell’imprenditore Ignazio Salvo, legato a Cosa nostra.
La due giorni commemorativa partirà ufficialmente oggi pomeriggio alle ore 16 con la presentazione al pubblico della fase conclusiva del progetto di agricoltura sociale Chi semina racconta, il cui scopo è stato quello di riutilizzare i beni confiscati alla mafia e di restituirli al territorio e, attraverso questo, poter creare occupazione, vista come il miglior modo per rispondere alle prepotenze delle mafie. «Si conclude dopo 18 mesi quello che è stato un progetto volto alla rivalorizzazione di un bene confiscato gestito dalla cooperativa Placido Rizzotto e l’ex maneggio dedicato al piccolo Di Matteo, convertito in una biofattoria e che ha visto la formazione di 10 donne dell’Alto Belice corleonese disoccupate, che sono state formate come operatrici di fattoria didattica e che hanno poi effettuato un tirocinio, una fase concreta, lavorando con un’utenza sempre diversa: ragazzi con disabilità o che hanno commesso dei reati, altri ancora provenienti dalle comunità alloggio», racconta Cannella, fiduciosa che «questo progetto possa portare nuovi frutti soprattutto dal punto di vista lavorativo e di inclusione sociale di queste ragazze».
Successivamente, alle ore 19 in piazza Falcone e Borsellino, una delle piazze principali di San Giuseppe Jato, verrà scoperta e inaugurata una targa commemorativa dedicata al bambino. Ma il cuore della due giorni sarà proprio mercoledì 11, con la visita guidata all’interno dell’ex bunker che fu uno dei luoghi di prigionia del piccolo Di Matteo: lì, in quella contrada Giambascio dove trasscorse i suoi ultimi 180 giorni di vita e dove oggi sorge un Giardino della Memoria. A raccontare la storia del bambino ucciso per vendetta dalla mafia saranno i volontari dell’associazione jatina LiberEssenze, che da quasi tre anni ormai si occupa di riportare testmonianze e di raccontare la storia di quel luogo. Per l’occasione, infine, l’autore Martino Lo Cascio presenterà in anteprima nazionale il suo romanzo Il giardino della memoria, dedicato proprio al bambino ucciso.