Dopo l'aggressione al sindaco Enzo Bianco da parte di un uomo con problemi psichici, sono state numerose le manifestazioni di solidarietà al primo cittadino. Dovute, ovviamente, ma cariche di retorica. «Manca uno sguardo aperto e sincero sulla città, soltanto frasi fatte», spiega Concetto Ferrarotto in questa riflessione
Il pugno e la sveglia Se la politica si desta solo per discutere di sé
Un pugno è un pugno, sempre fastidioso. E da condannare. A Catania è un caso politico, perché ha colpito il sindaco. In realtà a menare le mani, ci raccontano le cronache, è stato una persona disadattata con problemi psichici: niente di premeditato da parte sua. Niente di volutamente politico, a quanto pare, nel suo gesto. Però per quel pugno la politica si risveglia dal suo sonno e giù una ridda di proclami di solidarietà. Dovuti, per carità.
È la loro carica di retorica ad avermi colpito ed anzi un po’ annoiato. Ancora una volta, anche di fronte ad un gesto violento in sé, se non nel significato, mi pare che la politica parli soltanto per discutere di sé stessa. È vero che a non dir niente, a non esprimere dichiarata solidarietà si rischia la fine di quel genero che non si preoccupò del raffreddore della suocera: tutti a sospettarlo di desiderarne la fine prematura. Bene quindi chi ha avuto la delicatezza di un pensiero gentile, solidale. Ma tutto il resto, dico, non saprei che c’entri. Tutte quelle sigle, ne avrò contate almeno 48 su di un qualche giornale, di solito dormienti ed anzi evanescenti, sembrano cogliere l’occasione per autocertificare la loro esistenza in vita.
Manca uno sguardo aperto e sincero sulla città, soltanto frasi fatte: «L’imbarbarimento della società»; «Il pericolo dell’antipolitica»; «La città che rinasce nelle regole contro cui si scaglia la violenza». Ma vi siete informati ? Era una persona con diversi problemi, lui non sa niente. Lui non vede come noi e noi non lo vediamo, lo schiviamo.
È piena di abbandono la nostra città, ed è questa la violenza di cui dovremmo parlare ed interrogarci. Una città che nel suo piccolo ha una struttura metropolitana, che richiederebbe una seria politica di accoglienza e servizi sociali invece drasticamente ridotti. Noi che stiamo in salute facciamo violenza agli altri, con l’incapacità collettiva di accudirli. Fino al giorno in cui un altro pugno ci scuoterà per un po’ come il trillo fastidioso di una sveglia al mattino. E allora alzeremo ancora la mano per spegnerla, con il nostro pugno. O no ?