Una partita di droga da 45mila euro non pagata. Ci sarebbe questo dietro il piano organizzato nei minimi dettagli da Alfonso Scalici - arrestato ieri dai carabinieri di Partinico - per fare fuori un uomo di Mazara del Vallo. «Lo devo ammazzare, mi ha fottuto»
Il progetto di uccidere un 25enne per un chilo di coca «Nel furgone, ci buttiamo la benzina e gli diamo fuoco»
Una partita di droga non pagata. Una spedizione punitiva, organizzata nei minimi dettagli. La vittima prescelta, un uomo di 25 anni di Mazara del Vallo, andava gambizzato o ucciso. A pianificare tutto, Alfonso Scalici, l’uomo ritenuto appartenente alla famiglia mafiosa di Balestrate del mandamento di Partinico, che è stato arrestato la scorsa notte dai carabinieri della compagnia di Partinico e del gruppo di Monreale su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Palermo.
Oltre a Scalici – chiamato a rispondere di associazione mafiosa, spaccio di droga ed estorsione – è finito in manette anche Maurizio Conigliaro, accusato di spaccio di droga. Le intercettazioni hanno svelato come il progetto di Scalisi era già stato organizzato nei minimi dettagli. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, l’uomo aveva contattato un complice e chiesto l’autorizzazione ad alcuni esponenti delle famiglie mafiose del trapanese, un pregiudicato del mandamento mafioso di Mazara del Vallo e un esponente di Cosa nostra marsalese.
«Lo devo andare ad ammazzare – dice Scalici, parlando con un appartenente al mandamento mafioso di Marsala, senza sapere di essere intercettato – Ultimamente con mio compare e un altro picciotto abbiamo pensato ce lo andiamo a prendere, ce lo mettiamo nel furgone, ce ne andiamo verso Gallitello (probabilmente facendo riferimento a una ex stazione ferroviaria nel territorio comunale di Calatafimi Segesta, ndr) Ci buttiamo un bidone di benzina, ci diamo fuoco». La decisione di passare alle maniere forti sarebbe arrivata dopo che Scalisi ha, più volte e invano, provato a recuperare il denaro per la cessione di un chilo di cocaina che, a sua volta, avrebbe dovuto dare al suo fornitore. «Sono 45mila euro – dice ancora – che gli devo tornare a quello e dico: ma questo vero è venuto da me e mi ha fottuto un chilo di coca?».
Ad incastrare il presunto boss di Balestrate, ci sarebbero anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Filippo Bisconti. L’ex capo mandamento di Belmonte Mezzagno (in provincia di Palermo) che, in passato, si muoveva parecchio nelle zone del trapanese. Parlando con gli investigatori, è stato lui a indicare proprio Scalici come il trait d’unione con il mandamento di Alcamo e, in particolare, con Ignazio Melodia detto u dutturi (il dottore), morto a settembre dello scorso anno. Non solo droga e appalti, tra gli affari ci sarebbero stati anche estorsioni e furti. Dall’indagine è emerso che nel mirino di Scalisi era finito anche un uomo di Buseto Palizzolo (nel Trapanese) che doveva al presunto boss di Balestrate 400 euro. «Oggi mi dici venerdì – afferma Scalisi parlando con la vittima – una buona volta ci liberiamo: o tu mi scippi la testa a me o io la scippo a te, due sono le cose».