«Credo che non ci sia sogno più bello di un mondo dove il pilastro fondamentale dell’esistenza è la fratellanza, dove i rapporti umani sono basati sulla solidarietà, un mondo in cui siamo tutti d’accordo sulla necessità della giustizia sociale e ci comportiamo di conseguenza. I miei sogni sono irrinunciabili, sono ostinati, testardi, resistenti, e si antepongono all’orrore dell’incubo dittatoriale».
Con queste parole Luis Sepúlveda, nel primo capitolo del suo ultimo libro, mostra subito come la sua sia un’opera impegnata, dove lo scrittore cileno usa il suo talento per denunciare le ingiustizie e i mali che affliggono il suo paese natio, il Cile, quello in cui vive, la Spagna, e il mondo intero.
Vi è, da parte dell’autore, una profonda partecipazione al destino di coloro che sono vittime di violenze, abusi, che vengono emarginati e dimenticati, ma che non smettono di sperare.
Difende “Il potere dei sogni”, degli utopisti e della loro temeraria capacità di sognare, nonostante tutto, un mondo migliore, più giusto, generoso e onesto, sogno alla cui realizzazione vuole contribuire in prima persona: «Se non siamo audaci con i nostri sogni e non crediamo in loro fino a renderli realtà, allora i nostri sogni appassiscono, muoiono, e noi con loro».
E’ un libro di profonde riflessioni personali, che inizia con il ricordo di Salvador Allende, “l’indimenticato” Presidente del Cile democratico, e prosegue con un attacco alle bugie di Bush circa le armi di distruzione di massa mai ritrovate in Iraq.
Parla delle elezioni spagnole del 2004 che, dopo pochi giorni dagli attentati di Madrid dell’11 Marzo, hanno visto la vittoria di J. L. Zapatero.
Maledice tutte le guerre, la tortura, di cui anch’egli è stato vittima, e il “fuoco amico”, che non fanno altro che lasciar morte e desolazione dietro di sé, ricordando i tanti – troppi – giornalisti e non, che sono caduti in Iraq sotto i colpi degli “alleati”.
Con le lenti di chi ha vissuto i fatti del settembre 1973, Sepúlveda con grande emozione ci presenta, ricordandoli, i compagni con i quali ha militato nella Guardia, il GAP, del Presidente Allende, i compagni con i quali ha combattuto il regime dittatoriale di Pinochet.
Già, Pinochet. Di lui dice che «E’ un furfante e un cretino, perché solo i cretini credono nell’impunità e nel potere eterno dell’abuso e del crimine».
Ma questa testardaggine nel voler credere fermamente nei sogni ha premiato l’autore e il suo popolo. Il 15 Gennaio 2006 un loro piccolo sogno è diventato realtà. Michelle Bachelet, figlia del generale Bachelet che pagò con la vita la sua fedeltà al Cile, è il nuovo Presidente cileno.
La Bachelet rappresenta, ancor prima del fatto di esser la prima donna Presidente del Cile, una speranza di riscatto per tutti i cileni.
Quel giorno di Gennaio «Dalle borgate popolari, la gente cantava «Michelle, ma belle… pieni di fiducia e caparbia speranza».
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