La candidata a sindaco di Palermo di Pierluigi Bersani, numero uno del Pd nazionale, resta Rita Borsellino. Ma nel Partito democratico, nonostante la visita del segretario, rimangono le ambiguità e le divisioni. Ieri, al teatro Zappalà, è andato in scena – è il caso di dirlo – una sorta di recita ecumenica. Cera Rita Borsellino, seduta accando a Pino Apprendi e Bernardo Mattarella. Ma cerano anche i maggiorenti del partito che il 4 marzo non voteranno e non faranno votare per Rita Borsellino: e cioè il capogruppo allArs, Antonello Cracolici, e il parlamentare nazionale, Giuseppe Lumia. Con loro, Fabrizio Ferandelli, il candidato che appoggiano insieme con il presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Di fatto, una farsa.
Ieri, insomma, al teatro Zappalà di Palermo il Pd ha sfoggiato lamor sacro e lamor profano, il bianco e il nero, la chiarezza e il torbido, il vino fatto con luva e quello prodotto con lo zucchero, il dolce e lamaro, il bene e la mancanza di bene, il grande romanzo e la letteratura d’appendice, il quadro d’autore e il falso d’autore, lantimafia e lesigenza di essere onesti fino a un certo punto, il sogno e lincubo.
Questo è, del resto, il Pd: prendere o lasciare. Bersani sa di camminare su un terreno minato. E sa anche che non poteva certo rifiutare la ‘passeggiata’ palermitana. Soprattutto dopo aver lanciato la candidatura di Rita Borsellino, nella convinzione – che si è rivelata sbagliata – che tutto il centrosinistra di Palermo si sarebbe schierato contro la ‘vecchia Sicilia’. Così Bersani abbozza. Si muove con accanto Enzo Di Girolamo, il segretario del partito a Palermo, e Giuseppe Lupo, il segretario regionale, sempre del Pd, che Cracolici, Lumia e compagnia bella vogliono sbarellare. Il segretario nazionale cerca di sdramatizzare: Le primarie – dice – non sono mica una cena di gala, ma nemmeno una resa dei conti. Dopo le primarie, cè il giorno dopo. E prima che ci sarà?, si chiede un militante. Bella domanda.
Intanto cè un antipastoche per Bersani non sarà stato molto digeribile. E una lettera-documento scritta e diffusa da Davide Faraone, deputato regionale, profondo conoscitore della macchina comunale di Palermo e candidato a sindaco del Pd. Anzi, a volerci pensare bene, è lunico esponente del Pd che, in queste elezioni primarie, ci mette la faccia. Cracolici, Lumia e Lombardo, comè noto, stanno defilati. Se non altro perché quando uno di loro si presenta al cospetto degli elettori, zact!, gli stessi elettori della sinistra lo trombano subito. Cosa che è avvenuta una settimana fa con Costantino Garraffa, senatore in carica del Pd, trombato alle primarie a Piana degli Albanesi. Battuto clamorosamente dal candidato di Sel. Per Cracolici e Lumia, una figura barbina.
Chi non teme il confronto con gli elettori è Davide Faraone. Che, mettendo da parte lipocrisia, dice quello che pensa, senza peli sulla lingua: Una scelta sofferta ma obbligata, ma questo non è il mio Pd, né quello di tantissimi simpatizzanti e militanti che sono stanchi di assistere a regolamenti di conti interni, a primarie che invece di essere una festa di democrazia e di confronto di idee si trasformano in una lotta tra burocrazie romane e regionali, in assessorati siciliani che diventano call-center a sostegno di Tizio e segreterie nazionali che diventano bancomat a sostegno di Caio, candidati che poi dicono di essere della società civile, mentre cortei di auto blu affollano le loro iniziative. Se vinco io cambia tutto.
Già, il fiume di auto blu. Una svista dei vari Cracolici, Lumia e maggiorenti vari del Pd che, domenica scorsa, si sono presentanti alla manifestazione di Fabrizio Ferrandelli con le auto blu (a proposito: chi le ha pagate? sbagliamo, o le auto blu dovrebbero essere utilizzate per esigenze di servizio? boh…). Auto blu che si stagliavano sotto il sole mattutino nella centralissima Piazza Politeama. Con la gente fuori che si chiedeva: ma che cè una riunione del parlamento siciliano al Teatro Politeama? No, erano i maggiorenti del Pd che andavano a sostenere il candidato dei poli civici Fabrizio Ferrandelli…
Auto blu made in Pd a parte, torniamo a Faraone, leader dei seguaci di Matteo Renzi in Sicilia. Durissima la sua lettera a Bersani: Non parteciperò alla manifestazione di questo pomeriggio perché, in questa partita palermitana delle Primarie, ti sei tolto la maglia di arbitro per fare il dodicesimo uomo in campo. Non parteciperò – continua – perché il Pd per la paura di perdere sta perdendo la faccia. Non parteciperò perché le regole non si stravolgono durante una partita in corso con norme ad personam che danneggiano gli altri giocatori. Non parteciperò perché non ho sentito una tua parola rispetto alle denunce, provate, che ho sollevato in queste settimane. A partire dallutilizzo del finanziamento pubblico per pagare i manifesti di un candidato, mentre a Palermo non cè neppure una locandina che annunci le Primarie di domenica prossima. Non parteciperò perché oggi non arriva il segretario di tutti, ma il principale sponsor di un un altro candidato. Non parteciperò perché gli equilibri nazionali e regionali di un partito o di una coalizione non centrano nulla con le Primarie. Sono Primarie di Palermo e non Primarie per la leadership nazionale e regionale. Non parteciperò perché è anche tua la responsabilità se a Palermo le correnti di partito stanno soffocando il vento di cambiamento. Tra chi è interessato solo all’alleanza con Lombardo e chi riproduce uno schema di alleanze deciso a Roma, chi ci rimette è la nostra città.
La lettera si conclude con un messaggio a Bersani: Caro segretario, se vinciamo noi una cosa è sicura: quelli che hanno ridotto così Palermo vanno a casa per sempre. Perché non basta vincere le primarie, poi bisogna vincere anche le elezioni. E fare piazza pulita di tante realtà della politica che ci hanno stancato. Se vinciamo noi si volta pagina sul serio. E noi proveremo a vincere per Palermo, ma anche perché il Pd torni a essere la casa di tutti, non solo dei dirigenti romani. Certo, è una sfida difficile, ma non abbiamo paura perché siamo liberi. Sappiamo di non avere sostenitori dentro le stanze del partito, ma siamo con tutti quando giriamo per le strade della nostra città. Alla fine, siamo convinti, il cambiamento prevarrà. Perché è la passione che fa la differenza, e non i trucchi e le furbizie.
Insomma, Bersani è servito. Ma sono serviti anche Ferrandelli e le auto blu dei suoi sostenitori del Pd. E sono serviti anche Cracolici, Lumia, Lombardo e quella parte del Pd romano che gli regge il sacco. Sarebbe infatti da stupidi pensare che le operazioni che ogni giorno il governo regionale chiude in Sicilia lascino a bocca asciutta Roma. Non si spiegherebbero altrimenti le ambiguità del Pd romano verso i compagni siciliani. Nessuno è cretino.
Anche unaltra candidata alle primarie del prossima 4 marzo, Antonella Monastra, non ha partecipato alla manifestazione. Anche a lei la scelta di Bersani non deve essere andata giù. Mentre Rita Borsellino ha fatto distribuire una lettera indirizzata tutti gli elettori del centrosinistra di Palermo: Queste primarie – si legge nelle lettera di Rita Borsellino – rappresentano unoccasione storica per chiudere definitivamente la porta agli autori e ai complici del massacro di Palermo. Basta clientele, basta mala burocrazia, basta malaffare. Dobbiamo restituire Palermo ai palermitani. Dobbiamo affidare la nostra amministrazione in mani competenti, trasparenti e responsabili. Pertanto, mi appello agli altri candidati, a tutto il centrosinistra, a tutte le cittadine e i cittadini di buona volontà affinché le primarie del 4 marzo siano una grande festa di democrazia e partecipazione. Se non sarà così, non ci sarà alcun vincitore, ma perderemo tutti. E purtroppo, perderà anche Palermo. Dobbiamo avere il coraggio di lasciarci alle spalle il passato si legge ancora nella lettera – di porci alla guida di Palermo. Possiamo e dobbiamo farlo. A partire proprio dalle primarie. Purtroppo, in questi giorni, ho incontrato tantissimi cittadini preoccupati per il clima che si è venuto a creare nelle ultime settimane. In tanti, mi hanno manifestato il timore che qualcuno stia lavorando per delegittimare il voto del 4 marzo. Io mi rifiuto di credere che ciò corrisponda al vero. Piuttosto, le forze oscure che più temo sono quelle generate dalle polemiche. Polemiche conclude – che troppe volte hanno superato il confine della sana competizione tra candidati di uno stesso orizzonte di idee e valori. Stiamo dando un triste spettacolo. E di tristi spettacoli i palermitani ne hanno avuti già abbastanza.
E la manifestazione del teatro Zappalà? Nella norma. Come due pugili che, prima dellincontro, si stringono la mano. Ipocrisia a tempesta. Forse, lunica cosa vivace è la contestazione di un gruppo di studenti che fanno parte dei centri sociali. Sostengono il Movimento No Tav. Una protesta lontana mille miglia dalla Sicilia, se è vero che, dalle nostre parti, le Ferrovie si fanno vedere non per l’alta velocità, ma solo per sbaraccare tratte e per annunciare raddoppi che non si realizzaranno mai. Altre storie.
Inevitabili le frasi di circostanza. Come quelle di Lupo: Alle primarie mi aspetto una grandissima partecipazione. Chiunque vincerà, sarà il candidato di tutti e sarà certamente in grado di battere la destra. Ovviamente non ci crede nessuno. Perché se Cracolici, Lumia, Lombardo e certi poteri forti della città, schierati con Ferrandelli perderanno, molto difficilmente appoggeranno Rita Borsellino.
Lupo, comunque, quello che doveva dire lha detto: Lavoriamo per vincere al primo turno. E ci riusciremo. La sua speranza, ovviamente, è che vinca Rita Borsellino. E il Terzo polo che è rimasto nel gargarozzo di Cracolici e Lumia? Lavoreremo per allargare la nostra coalizione verso le forze moderate e autonomiste. Ma in questo caso, non cerano le condizioni.
Quasi gozzaniana la precisazione di Enzo Di Girolamo: Ci sarebbe piaciuto andare verso il centro, ma purtroppo non è stato possibile.
La sala, forse, è più interessante dei relatori. Una sala che si scalda solo quando Bersani, nella parte finale del suo discorso, cita Rita Borsellino. Per il resto, noia. E politici sparsi qua e là. Come Lillo Spaziale, parlamentare regionale di lungo corso del Pd. O come Sergio DAntoni. O, ancora, come Carlo Vizzini che, dopo una lunga stagione berlusconiana, è ripassato, armi e bagagli, in un centrosinistra siciliano che, in fondo, gli somiglia molto.
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