I congressi provinciali nella seconda metà di ottobre, poi quello regionale. È il percorso scelto dai democratici per scegliere la nuova guida dopo le dimissioni di Fausto Raciti. Al momento si profilano tre nomi, ma Crisafulli ammonisce: «Verremo spazzati via»
Il Pd in Sicilia scalda i motori per il congresso Si profila corsa a tre per la segreteria regionale
Cinquantamila secondo gli organizzatori, molti meno a occhio e croce guardando le immagini della piazza e ascoltando i commenti sussurrati di chi c’era. È il lunedì delle maniche rimboccate, quello dei militanti siciliani del Partito Democratico, di rientro dopo la manifestazione di roma contro il governo nazionale, che ha visto insieme in piazza Davide Faraone e i Partigiani Dem, Giuseppe Lupo, Mila Spicola, Bruno Marziano, Marika Cirone, Teresa Piccione, Beppe Lumia, Concetta Raia e Fausto Raciti. Tutti insieme. Tutti uniti. Almeno un giorno. Ma il conto alla rovescia è già partito. E se a livello nazionale la fine del 2018 porterà con sé il congresso del Partito democratico, che vedrà come principali candidati l’antagonista Nicola Zingaretti a un esponente dell’area renziana (verosimilmente col contributo della corrente di Orfini), ecco che a livello regionale si scaldano i motori in vista dei congressi provinciali e di quello regionale. I primi, verosimilmente, saranno convocati già nella seconda metà di ottobre, mentre la settimana che inizia dovrebbe portare con sé la convocazione dell’attesa direzione regionale per pianificare con certezza le tappe future.
Ma intanto alcune pedine cominciano a muoversi, a partire dal lavoro che in molti nelle retrovie starebbero portando avanti attorno a una candidatura unitaria. Il nome che circola assiduamente attorno a questa ipotesi sarebbe quello dell’ex assessore alla Salute, Baldo Gucciardi, di area renziana ma gradito anche all’asse Lupo-Cracolici.
Rumors naturalmente non confermati dal capogruppo dem all’Assemblea regionale siciliana, Giuseppe Lupo, secondo cui «se Raciti convoca la direzione, allora si può avviare un ragionamento, approvare il regolamento e pianificare il percorso. Altrimenti rischiamo di fare un discorso per ipotesi. Certo – aggiunge – se vuole conoscere la mia idea, penso che bisogna trovare una candidatura che unisca e rappresenti tutti, in una fase in cui è necessario che il partito parli con una sola voce».
Sulla posizione di Lupo converge anche l’ex governatore Rosario Crocetta, secondo cui «in Sicilia è necessario arrivare a un segretario che sia al di fuori dalle aree e che non si ponga il problema delle correnti. Io spero che si possa trovare unità attorno a un candidato, tutti insieme, per lavorare per il partito con senso di responsabilità sapendo che siamo all’opposizione e che dobbiamo difendere il Paese dall’ondata di populismo e razzismo. A livello nazionale la vedo molto più complicata che in Sicilia. Qui invece una sola candidatura è una strada percorribile».
La soluzione unitaria, in questa fase, sembra abbastanza inverosimile, ma la candidatura di Gucciardi prende campo, al fianco di altri nomi di spessore che circolano nelle retrovie. Il primo, dopo l’annuncio di Raciti che ha anticipato l’intenzione di non ricandidarsi, potrebbe essere quello del leader dei Partigiani Pd, Antonio Rubino. Rumors, anche in questo caso non confermati, verosimili anche alla luce della presentazione da parte dello stesso Raciti di In Comune, l’associazione regionale interna a casa dem di cui fanno parte anche i Partigiani capitanati da Rubino. Non è da escludere che in questo caso la candidatura di quell’area possa avere un taglio generazionale gradito anche ad alcuni insospettabili, tra cui l’enfant prodige delle preferenze, Luca Sammartino, che in questa fase risponde però in termini criptici e preferisce attendere ancora prima di mostrare le carte.
Ma in questa corsa che sembrerebbe profilarsi a due, è l’ex assessore regionale alla Formazione Professionale, Bruno Marziano, a sparigliare le carte in tavola: «Se si dovesse fare lo sforzo di un segretario unitario, non importa che si tratti di una donna o di un uomo, credo che debba essere chiaro che non si possa trattare di qualcuno che porti il peso delle disfatte degli ultimi due anni, me compreso. Per il mio piccolo, sono disponibile al dialogo nella consapevolezza che non sarà il mio voto ad essere determinante, ma credo che uno come Peppe Provenzano (nisseno e membro della Svimez ndr) possa avere un profilo simile a quello a cui penso: un giovane con un’intelligenza politica e una conoscenza della struttura partitica. E che di certo non ha il peso della disfatta sulle spalle».
Se Marziano punta a una terza candidatura nuova ed esterna dalle dinamiche regionali, è Mirello Crisafulli ad ammettere che non lo entusiasma né il nome di Rubino né quello di Gucciardi. Servirebbe forse un momento di riflessione per capire gli errori commessi? «E lei crede – ribatte Crisafulli – che c’è qualcuno che ammetterà i propri errori? Mi spiace usare un termine in siciliano, ma non trovo traduzione in italiano: io sono disfrizziato, disincantato, vedo che non c’è voglia di fare cose serie. C’è chi fa le Leopolde per fare bella figura col capo anziché pensare al partito. Questo era il momento in cui i dirigenti di un partito avrebbero dovuto sedersi e finalmente discutere. Invece si continua a guardare al proprio orticello. E sono anche convinti che ci riusciranno, a mantenere il loro orticello. Non si rendono conto che verranno spazzati via. Parafrasando Marx, c’è uno spettro che si aggira per l’Europa, che è il qualunquismo. Io sono cresciuto in un partito in cui valeva l’interesse generale. Qui – conclude – vale l’interesse particolare».