È stato rinviato a giudizio Antonio Pogliese. Il dottore commercialista e padre del sindaco di Catania Salvo Pogliese è accusato di diversi casi di bancarotta fraudolenta per un totale di 220 milioni di euro. Il professionista 76enne, titolare di uno dei più importanti studi in città, è stato coinvolto nell’operazione denominata Pupi di pezza del febbraio del 2019.
«In vicende così complesse – dichiara a MeridioNews l’avvocato Giampiero Torrisi che difende Pogliese – l’udienza preliminare non è il luogo in cui accertare le responsabilità penali. Questo è, invece, il dibattimento – aggiunge il legale – dove noi saremo in grado di dimostrare l’assoluta estraneità e l’insussistenza delle accuse». Alla conclusione delle indagini, era arrivato il colpo di scena legato al ridimensionamento dei capi d’imputazione nei confronti di Pogliese. Nell’elenco non è più presente il reato di associazione a delinquere e favoreggiamento personale e reale. La prima udienza del processo è già stata fissata per il 13 aprile del 2022.
Inizialmente, nell’operazione erano state coinvolte 17 persone, poi diventate 13. Degli indagati, assieme a Pogliese – che è stato l’unico a rimanere agli arresti domiciliari per quasi tre mesi – andranno a giudizio con il rito ordinario, su disposizione del giudice per le indagini Luigi Barone, anche Nunziata Conti, Antonino Grasso, Salvatore Pennisi e Antonella Scarso. Ha chiesto l’abbreviato Alfio Sciacca. Saranno invece giudicati col rito del patteggiamento Michele Catania, Concetta Galifi, Rosario Patti e Enrico Virgillito.
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