In scena il mito di Medea, una rappresentazione classica che si accosta ad un teatro moderno attraverso l'unione di recitato, videoproiezioni e musica. La prima giovedì 29 al teatro Piscator di Catania
Il mio nome è Medea
Atto unico di Angelo D’Agosta
Musiche di Giorgio Romeo
Regia: Angelo D’Agosta
Aiuto Regia: Alessandra Privitera e Anna Aiello
Con: Sabrina Longo: Medea, Daniela Aita: Nutrice, Giulia Cagnes: Creusa, Anna Aiello: Creonte e Diana Fascietta: Giasone
Live Piano & Electronics: Giorgio Romeo
Interpretazione testi in greco: Mariachiara Tarantello
Costumi: Filippa Ruggeri Longo
Riprese: Angelo D’Agosta
Montaggio: Giorgio Romeo
Breve presentazione dell’opera
Teatro moderno e mito greco: questo l’accostamento che ha dato vita allo spettacolo “Il mio nome è Medea”, prodotto da Angelo d’Agosta (Sceneggiatura e Regia) e Giorgio Romeo (Musiche) con il patrocinio della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania. Un atto unico, in cui la drammaticità della tragedia classica viene esaltata da un sapiente uso di elementi moderni, come la musica elettronica e la videoproiezione.
Il testo, che vede l’eliminazione del coro, è stato riscritto mediante canoni moderni, pur mantenendo una compostezza abbastanza classica. Quello di Medea è un dramma umano, il dramma di una donna che vede crollare tutte le sue certezze. Un teatro sociale quindi, ma prima di tutto umano. Non si parlerà più, dunque, della follia di Medea o di “Medea la maga”, bensì di “Medea la donna”; ed è stata proprio quest’ultima affermazione a motivare la scelta del cast, esclusivamente femminile, in antitesi con il teatro classico.
Tre i livelli scenici che sono proposti in questo spettacolo: al recitato, infatti, si affiancano le videoproiezioni e la musica, che, oltre ad avere un ruolo coreografico, in certi momenti della rappresentazione sarà elevata a protagonista, coinvolgendo e allo stesso tempo sconvolgendo lo spettatore e catapultandolo in una storia senza tempo che ancora oggi riesce ad appassionare più di una generazione. Le immagini delle rovine della Valle dei Templi di Agrigento si amalgamano con le note ben dosate del pianoforte e si scontrano con il suono acido dei sintetizzatori in una eterogenea fusione di antico e moderno.
La prima andrà in scena giovedì 29 novembre al teatro Piscator di Catania (in via Sassari 116), già sede in passato di numerosi spettacoli d’avanguardia.