È stato Il mio calcio, l’ultimo libro di Salvatore Calvagno, il protagonista assoluto del pomeriggio organizzato nella nuova saletta della biblioteca comunale Roberto Sava di Belpasso. Sin qui nulla di strano, ma se si considera che l’autore altri non è se non quel Turi Calvagno che per oltre trent’anni ha calcato i campi della Sicilia disputando oltre 500 partite in tutti i campionati dilettantistici, dalla terza Categoria alla Promozione (quando l’Eccellenza non c’era), le cose cambiano decisamente e infatti trova una spiegazione convincente la presenza del numeroso pubblico che, nel rispetto della prudenza imposta dalle restrizioni anti Covid, ha occupato tutti i posti disponibili.
Il libro, attraverso il racconto di una lunga esperienza calcistica, non solo rappresenta la testimonianza del grande amore verso uno sport rivelatosi decisivo dal punto di vista formativo, ma costituisce un importante stimolo verso la conoscenza del passato di fronte alla tendenza all’oblio o alla ricostruzione affrettata e superficiale. Esso è un lungo succedersi di eventi, tutti ricondotti all’esperienza calcistica dell’autore che, riportati anno per anno con ricchezza di dettagli e con dovizia di particolari, offrono anche lo spunto per l’analisi critica e valutativa. Una lunga cronaca, quindi, condotta con scrupolo e ravvivata dalla nitidezza dei ricordi come si conviene in un’autobiografia.
Un’ampia carrellata di diapositive, inframezzata dagli interventi dello stesso Calvagno, ha tenuto attenta l’attenzione degli intervenuti che non hanno mancato di manifestare la propria partecipazione con convinti applausi. A proposito del titolo, «Quel mio prima di calcio – ha detto l’autore –da un lato vuole rivendicare la distanza da un certo calcio che qualcuno pretende di raccontare alla lontana attraverso vaghe tracce e molte inesattezze e nello stesso tempo vuole rimarcare la diversità di quel calcio rispetto a quello di oggi, un calcio noioso e ripetitivo che non ha più la bellezza di quello di un tempo, del quale si son persi lo spirito e i valori».
Fra il pubblico presente molti addetti ai lavori, ma soprattutto amici: dai compagni di squadra ai tempi del Bronte Angelo Salafia e Venero Rapisarda agli avversari Mario Scandurra (Belpasso e Belpassese), Nino Motta, Franco Cantone (Belpassese) e Mimmo Pagliaro (Belpasso); dai compagni del Biancavilla recente e meno recente Giuseppe Furnari, Gaetano Tirenni, Salvatore Scaccianoce, Vincenzo Nicolosi, Salvatore Ventura a Pippo Motta e Mario Morabito, rispettivamente Presidente e Allenatore di quella Belpassese che nel 1971, da neo promossa, vinse il campionato di Prima categoria approdando meritatamente in Promozione.
Turi Calvagno, durante gli anni della sua carriera calcistica, è stato un giocatore di talento, da tutti ammirato per la sicurezza nel calciare le punizioni, l’abilità nel colpire di testa, la bravura nel tenere la palla prima di inventare qualcosa in grado di incidere sul risultato e, soprattutto, la capacità di rassicurare i compagni con il suo carisma. Insomma, un vero leader e un grande campione che, se fosse nato qualche decennio dopo (lui come altri della sua generazione) avrebbe potuto tranquillamente giocare fra i professionisti, nelle categorie superiori. Il mio calcio, sua ultima fatica letteraria arriva dopo Tra paure e sogni (2006), Liebelei (2010) e Il sussurro del vento (2013). Come i precedenti libri anche questo non è stato scritto per il mercato, ma per essere regalato a chi ha piacere di leggerlo ed è stato tutto pensato, ideato, scritto, impaginato, stampato e rilegato dallo stesso autore.
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