«Centoventi giorni per adempiere. Altrimenti si procederà all’avvio del procedimento di decadenza». È la struttura di vigilanza sulle concessionarie autostradali del dipartimento delle Infrastrutture a dare l’ultimatum al Consorzio autostrade siciliane, in un atto di diffida, intimazione e messa in mora risalente allo scorso 4 dicembre e in scadenza agli inizi del prossimo aprile. Poco meno di mille le prescrizioni che il Cas è chiamato a soddisfare nei tempi indicati dall’organismo incaricato dal ministero dei Trasporti. Per ora, senza replicare: «Stiamo procedendo agli adempimenti – fanno sapere i vertici della concessionaria – e non intendiamo rilasciare dichiarazioni o valutazioni, nel pieno rispetto istituzionale del ruolo del ministero».
Tutto inizia il 31 gennaio 2013, quando, con una nota, il capo della struttura di vigilanza, Mauro Coletta, rimprovera alla concessionaria una serie di inottemperanze emerse a seguito di verifiche tecniche e ispettive, manifestate nel corso di un contraddittorio. Il successivo 28 giugno, al consorzio di contrada Scoppo – titolare dal 1977 della gestione delle tratte A18 Messina-Catania, Siracusa-Gela e A20 Messina-Palermo – viene contestato «il grave inadempimento degli obblighi di cui all’articolo 3» della convenzione stipulata nel 2000 con l’Anas, prima che il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti subentrasse nelle funzioni di concedente, nel 2012.
Il Cas non avrebbe rispettato i doveri di «gestione in condizioni di equilibrio economico-finanziario»; del «mantenimento delle infrastrutture attraverso la manutenzione e riparazione tempestiva»; di «aggiornamento della contabilità generale e analitica per ciascuna tratta e dei costi concernenti gli interventi di adeguamento e completamento». Attività che dovrebbero avere riflessi sulla regolarità, la qualità e la conformità del servizio e il mantenimento di adeguati standard di sicurezza. In assenza di riscontri, nonostante il «notevole lasso di tempo» intercorso e l’esecuzione di «tre tornate di sopralluoghi», la struttura convoca il Cas per un’audizione, il 27 maggio 2014. Esaminato il materiale prodotto dalla concessionaria in una nota del 26 maggio e le giustificazioni addotte, «gli inadempimenti contestati non si ritengono superati».
I vertici del consorzio, lo scorso 4 dicembre, vengono pertanto diffidati ad adempiere all’eliminazione di «838 non conformità relative al periodo 2007-2012 ancora da sanare», riguardo alle quali Coletta fa rilevare come sette anni «siano un tempo più che congruo per la risoluzione»; «all’obbligo di comunicare al concedente l’avvenuta constatazione di opere all’interno della fascia di rispetto»; «alla rimozione della segnaletica installata in grave difformità rispetto al codice della strada»; «all’obbligo di comunicazione del verificarsi di eventi emergenziali»; all’adozione di «piani di gestione delle emergenze invernali»; a «trasmettere i consuntivi dei programmi di manutenzione ordinaria relativi agli anni dal 2009 al 2012»; alla trasmissione di «un puntuale e completo aggiornamento dello stato di attuazione del piano integrativo di manutenzione straordinaria del 2009 e del piano straordinario di messa in sicurezza della Messina-Palermo e della Messina-Catania del 2010»; alla trasmissione di «un puntuale e completo aggiornamento dello stato di realizzazione degli investimenti relativi al completamento della Messina-Palermo e alla realizzazione della Siracusa-Gela con completamento del primo tronco e del secondo fino a Ragusa»; a «far pervenire chiarimenti in merito alle motivazioni del mancato riscontro alle richieste dell’ufficio territoriale di Catania».
Da rilevare come delle 838 non conformità, molte riguardino «barriere autostradali, impianti, segnaletica, pavimentazioni». «Criticità – prosegue Coletta – che hanno destato l’interesse di Prefetture, organi di pubblica sicurezza, associazioni di consumatori, amministratori locali, che sono più volte intervenuti criticando lo stato di manutenzione di gran parte della rete».
Interesse anche da parte della giustizia. Di recente sono stati condannati in primo grado, dal tribunale di Messina, due dirigenti del Cas per la morte del medico 24enne Leo Virga, nel 2007, sulla Messina-Palermo. Altre due condanne sono state decise, sempre in primo grado, dal tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, per la morte della 18enne Emanuela Pruiti Ciarello, avvenuta ancora nel 2007, in prossimità dello svincolo di Milazzo.
L’organismo di vigilanza rigetta anche due argomentazioni sostenute nella nota del 26 maggio scorso. Per prima cosa non condivide le posizioni del Cas secondo le quali la concessione in questione «debba ritenersi di natura diversa da quella ordinaria di tutti gli altri concessionari d’Italia». Il consorzio, in quanto soggetto pubblico, non si ritiene «assimilabile a un qualsiasi soggetto privato». Ma la struttura di vigilanza rileva che la normativa vigente prevede «un regime unitario di concessione per soggetti sia pubblici che privati». Proprio per le implicazioni di responsabilità civilistica che derivano da questo assunto, è questo il secondo aspetto, «non appare condivisibile l’estraneità del consorzio agli eventi fortuiti e non prevedibili che avrebbero determinato le non conformità contestate, per esempio l’avvicendamento di vari commissari straordinari a partire dal luglio 2007». Questo perché «la maggior parte degli inadempimenti contestati si riferiscono all’attività di ordinaria gestione di un’autostrada».
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