C’è un dettaglio nella tragedia che si è consumata stamattina nelle campagne tra Lentini e Carlentini che mette ancora più i brividi. C’era un legame molto stretto tra Stefano Baldo, l’istruttore di volo, e il 19enne allievo Gioele Bravo, che sono morti insieme nello schianto dell’ultraleggero. Il padre del giovane, a sua volta pilota, conosceva bene Stefano che era stato suo allievo molti anni fa. E per lui nutriva profonda stima e fiducia. Al punto che il figlio si era trasferito da Aosta a Catania per diventare pilota seguendo proprio le lezioni di Baldo.
Così stamattina, poco prima delle nove, istruttore e allievo sono saliti a bordo dell’ultraleggero dell’Aeroclub Catania e sono decollati dall’aeroporto Fontanarossa. «Quell’aeroplano volava costantemente – spiega a MeridioNews Stefano Arcifa, presidente del locale Aeroclub – è stato usato fino a ieri pomeriggio e non era stata riscontrata nessuna anomalia. Anzi, il motore era nuovissimo perché recentemente era stato sostituito».
Qualcosa però, dopo una ventina di minuti, è andata storto. Il mezzo ha perso quota finendo per schiantarsi al suolo ed essere divorato dalle fiamme. L’impatto è avvenuto in contrada Ortonuovo, territorio di Carlentini. «Spesso i nostri piloti scelgono di sorvolare quelle zone, proprio perché ci sono prati e ampi spazi dove poter atterrare in sicurezza in caso di problemi», precisa Arcifa.
Gioele era un classe 2000, nato ad Aosta. Mamma e papà sono entrambi piloti. E lui, oltre alla passione per il volo, coltivava quella per il ciclismo, in particolare per la mountain bike. Il ragazzo si trasferisce a Catania pochi anni fa, prima frequenta il liceo scientifico tecnologico Regina Maria Adelaide, poi, due anni fa, passa definitivamente all’istituto aeronautico Ferrarin di Catania dove quest’anno avrebbe dovuto diplomarsi. Grazie anche alla convenzione tra la scuola e l’Aeroclub, aveva iniziato a prendere lezioni per diventare pilota. «Era nella fase istruzionale – precisa il presidente Arcifa – quella durante la quale si insegna a prevenire determinati comportamenti dell’aeroplano. Il controllo del mezzo ce l’hanno entrambi, istruttore e allievo, perché ci sono doppi comandi».
Stefano Baldo, 53 anni, lascia la moglie e due figli maschi, di cui uno minorenne. Prima di diventare pilota di Alitalia, era stato pilota militare nella Marina. «Una persona perbene, generosissima, disponibile, un amico vero – lo ricorda Davide Natoli, suo amico da vecchia data ed ex pilota di Alitalia – Aveva centomila pregi ed era sempre disposto ad aiutare gratuitamente». Da qualche anno teneva dei corsi teorici all’Aeroclub. Poi, dopo aver superato il corso, era diventato anche istruttore di volo. «Un professionista eccellente che non lasciava nulla al caso – aggiunge Arcifa – una garanzia per tutti noi».
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