Il Governo Letta-Alfano esautora il Parlamento e procede all’acquisto degli F-35?

L’INDISCREZIONE TROVEREBBE CONFERMA IN ALCUNI ATTI UFFICIALI E NELLE ASSOCIAZIONI PACIFISTE CHE SI PREPAREREBBERO A UN AUTUNNO DI PROTESTE. MA LE NUOVE TASSE SONO STATE INTRODOTTE PER RESTARE IN EUROPA PER ACQUISTARE I CACCIABOMBARDIERI?

Il Governo Alfano-Letta punterebbe all’acquisto degli F-35 nonostante gli ‘paletti’ messi dal Parlamento del nostro Paese?

La domanda non è oziosa. A quanto sembra, non sono bastate le proteste di milioni di italiani, contrari allo sperpero di denaro pubblico per l’acquisto di armi. Insomma il Governo sembra intenzionato a proseguire come se nulla fosse all’acquisto degli F-35.

Lo annuncia il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Da dove verrebbe fuori che l’Italia si sarebbe comunque impegnata non solo a completare l’acquisto dei primi tre caccia già pianificati nel 2012, ma avrebbe anche confermato gli altri tre velivoli da acquistare quest’anno.

Insomma, il nostro Paese sta aumentando di nuovo tutte le tasse possibili e immaginabili per restare in Europa, ma spende un sacco di soldi per acquistare aerei da guerra!

La novità è che, questa volta, il Governo Letta-Alfano sta procedendo ad acquistare gli F35 senza nemmeno avvertire il Parlamento. Di fatto, si stanno violando le prerogative parlamentari stabilite da Camera e Senato. E, soprattutto, non si rispetta la volontà degl’italiani, che si sono dichiarati contrari all’acquisto di questi aerei da guerra.

Ricordiamo che in Parlamento sono state votate alcune mozioni che ribadiscono la titolarità dello stesso Parlamento del nostro Paese ad esprimersi sulle scelte del Governo relative all’acquisto di nuove armi, F35 in testa. Nelle mozioni si parla anche di sospendere la partecipazione del nostro Paese al programma F-35. E di promuovere una Commissione d’Indagine per verificare gli impegni contrattuali già intercorsi e i relativi costi, e per raccogliere dati dettagliati sull’impatto occupazionale effettivo degli accordi sinora siglati.

Di fatto, nessuna di tali richieste avanzata dal Parlamento è stata accettata. Anche l’Indagine conoscitiva su tutti i sistemi d’arma decisa dalla Camera non sembra aver trovato ascolto da parte del Governo. Il ministero della Difesa, infatti, non ha ancora fornito alcun dato preciso su impegni contrattuali e sui costi. In queste condizioni, il nostro Parlamento non può esercitare alcuna azione di controllo.

Questo accade mentre recentissimi documenti del Pentagono metterebbero in evidenza, ancora una volta, le debolezze del programma Joint Strike Fighter e di tutto il processo che sta a monte alla produzione e realizzazione dei 90 cacciabombardieri che il nostro Paese deve acquistare. Si parla con sempre maggiore insistenza di un’analisi approfondita dell’Inspector General del Dipartimento della Difesa che avrebbe riscontrato ben 719 “situazioni problematiche” nelle procedure di produzione del cacciabombardiere. Il rischio potrebbe essere quello di continuare a investire in un progetto che resterà incompiuto a meno di nuovi investimenti che ne aumenterebbero i costi.

In questa fase si ‘viaggia’ sul condizionale. E ci si chiede: il Governo Letta-Alfano confermerà o smentirà le voci di acquisto degli F-35? E se dovesse confermarle come motiverebbe l’aggiramento di indicazioni arrivate dal Parlamento?

‘Taglia le ali alle armi’ chiede con forza che si annulli qualsiasi fondo destinato alla continuazione del programma Joint Strike Fighter e, in particolare, all’acquisto di ulteriori velivoli F-35.

La Campagna fa inoltre appello a tutti territori, a tutte le associazioni, a tutti gli Enti Locali che hanno sostenuto in questi anni la richiesta di cancellazione del programma F-35 per una ripresa della propria azione a riguardo.

Si punta, insomma, a una grande mobilitazione autunnale. In ballo non c’è solo il destino di un sistema d’arma e la contrarietà di tanti gruppi ed associazioni del mondo del disarmo e della Pace, ma anche il mancato rispetto verso gli italiani e loro attuali difficoltà economiche. Per non parlare del Parlamento che, in caso di disposizioni di acquisto da parte del Governo, sarebbe stato esautorato con buona pace della democrazia parlamentare.

 

 


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