Il giorno dopo gli incendi si valuta l’operato del 112 6500 chiamate, tra ritardi e segnalazioni fotocopia

Oltre 6500 chiamate da tutto il Catanese hanno raggiunto, nell’arco della sola giornata di ieri, il 112 nella sua nuova veste di numero unico per le emergenze. Un battesimo di fuoco in tutti i sensi, poiché sempre ieri i numerosi e gravi incendi registrati sia in città che in provincia hanno messo a dura prova l’intera organizzazione dei soccorsi sul territorio. E anche per gli utenti del servizio non è stato facile prendere le misure del nuovo sistema, con l’inevitabile corollario di polemiche. A Riposto le proteste di chi giudicava tardivo l’arrivo di una squadra di vigili del fuoco avrebbe reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine. Sono poi diverse le testimonianze di cittadini che sarebbero stati rimbalzati dal centralino – praticamente sotto assedio – del 112 agli altri numeri d’emergenza non ancora del tutto scomparsi, con ritardi anche di ore. Ma le difficoltà sono state anche interne alla catena di comunicazione e coordinamento del sistema. Specie nel raccordo tra la centrale operativa 112 di primo livello – in funzione dallo scorso 20 giugno con sede all’ospedale Cannizzaro – e le centrali di secondo livello di vigili del fuoco, forestale e così via. Intoppi direttamente correlabili all’entrata in funzione del numero unico secondo Carmelo Barbagallo, rappresentante provinciale del sindacato Usb dei vigili del fuoco. 

«Attualmente il nuovo 112 sta solo creando disagi, di fatto si è introdotto un passaggio in più nella gestione delle telefonate che può far perdere secondi preziosi anche per salvare delle vite – spiega il delegato – L’attivazione del servizio, poi, è caduta nel periodo più critico dell’anno e non ci si può permettere di sbagliare». Barbagallo pone l’accento soprattutto su presunti problemi di comunicazione tra gli operatori del Cannizzaro ed i vigili al lavoro nella sala operativa di via Beccaria. «Ci sono state smistate decine di segnalazioni riguardanti lo stesso tipo di emergenza o incendio con il solo effetto di intasare ancor più le linee – chiarisce – mentre da parte nostra facciamo i conti con una carenza di personale che già di per sé è soffocante per tutte le fasi del nostro lavoro». «Certo, il numero di chiamate in questi giorni è abnorme – osserva infine il sindacalista – e la colpa del non saperle gestire non è dei lavoratori, ma di chi ha organizzato il servizio del 112 senza pensare a preparare e formare questi operatori».

Problemi che si sono verificati in tutte le città italiane che hanno introdotto il numero unico. E dove sono state soprattutto due le criticità evidenziate: operatori impreparati a gestire emergenze diverse tra loro come quelle sanitarie e di calamità naturali, e il fatto che a un numero unico non corrisponda una gestione altrettanto unica, come invece accade con il 911 statunitense. Questioni che, stando a quello che è successo ieri, sembrerebbero riguardare anche Catania e che è necessario indagare adesso per arrivare pronti alla gestione di una eventuale grande emergenza, come potrebbe essere un sisma.

Guarda alla vicenda da tutt’altro punto di vista Nico Le Mura, responsabile di area operativa regionale di Seus 118, secondo cui il sistema avrebbe invece retto. «Basta pensare che ieri abbiamo fronteggiato un numero di chiamate doppio rispetto a quelle che si registra in tutta la Liguria in un giorno», dice il rappresentante della società Sicilia emergenza-urgenza sanitaria, già gestore del 118, che si è fatta carico, per conto della Regione, della messa sul campo del nuovo 112. Solo nella fascia oraria 12-13 sarebbe state 500 le telefonate ricevute. «La situazione è rimasta sempre sotto controllo. Nonostante qualche problema, l’utente non è mai stato lasciato da solo», aggiunge il dirigente, secondo cui l’avvio del numero unico rappresenterebbe un netto salto di qualità. «Noi facciamo un importante lavoro di filtraggio sulle chiamate improprie e passiamo alle centrali di secondo livello solo le segnalazioni con allarmi effettivi – ricorda Le Mura – I tempi e le procedure sono in linea con gli standard ministeriali». 


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