Catania. Allex Monastero dei Benedettini si è svolto il Working Capital Camp, patrocinato da Telecom Italia, che ha lo scopo di far emergere le realtà più interessanti del web locale, facendole diventare progetto imprenditoriale su cui investire. Il web 2.0 raccoglie consensi da ogni parte: Catania è pronta ad accoglierlo?
Il garage di Google o dei motorini smontati?
Avevo un portatile paragonabile ad un televisore ultrapiatto da centosettantasette pollici. Una cosa gigantesca, neanche di mia proprietà, che a stento sapevo accendere. Sistema operativo? Windows Vista. Da far inorridire gli esperti, i numerosissimi esperti. Sì, perché un Barcamp come quello organizzato da Telecom all’ex Monastero dei Benedettini è fatto essenzialmente per quelli che di computer e tecnologia ci campano e se ti vedono con un Windows Vista su centosettantasette pollici, tirano fuori dalla borsetta una scatoletta per la cipria, rosa, però appena la apri c’ha lo schermo e la tastiera, ed è un pc di ultima generazione, con Linux, altro che.
Il Working Capital Camp, connesso con l’etere tramite Facebook, Twitter e qualsiasi altro social network possibile ed immaginabile, dovrebbe essere una fucina di idee. Riccardo Luna, direttore di Wired Italia, ha condotto il dibattito tra gli ospiti noti e il pubblico, partecipe ed attivo.
Franco Bernabè, Telecom Italia, spiega perché partire con Catania.
«Il mondo delle telecomunicazioni sta cambiando, si sta trasformando nel mondo della rete, che non è gerarchica e in cui ognuno può esprimere la propria intelligenza. Vogliamo essere protagonisti di questa trasformazione, e abbiamo bisogno di creare un ecosistema, che sia fatto soprattutto da giovani. Il rapporto con l’Università, in questo senso, è essenziale. Catania, in particolar modo, ha mostrato spiccate abilità imprenditoriali».
Harald Bonura, avvocato catanese emigrato a Roma, ha spiegato che «alla rivoluzione tecnologica si aggiunge una grande rivoluzione sociale grazie al web 2.0; a queste si potrebbe aggiungere una grande rivoluzione economica. Partire da Catania è significativo: qui c’è una grande ricchezza reale, che non corrisponde ad una ricchezza formale».
Il mondo dell’industria è presente ai lavori con Domenico Bonaccorsi, presidente di Confindustria Catania.
Domanda banale, facile, ma interessante. Le aziende hanno capito come funziona il web 2.0? Sanno cos’è? I ragazzi, di certo, l’hanno capito, ma gli imprenditori?
«Catania ha una realtà positiva per quanto riguarda l’utilizzo di internet. Quasi il 90% delle aziende associate a Confindustria Catania sfrutta internet, comunica attraverso internet: la città è molti vivace sotto questo punto di vista».
“Comunicare”, in questo caso, come emerge dagli interventi del pubblico, significa avere un indirizzo di posta elettronica. Bel passo avanti, bella vivacità.
Vivace, invece, è certamente il progetto di Antonio Presti, Fiumara d’Arte, che sta lavorando su Librino, in particolare sulla Porta della Bellezza. «E’ un progetto etico che dev’essere un dono per i bambini del quartiere, diecimila in tutto, su centomila abitanti. Oggi i ragazzi di Librino non devono essere recuperati, ma rispettati. Quale Catania può reinserire oggi Librino come periferia? Il 15 maggio inauguriamo la Porta della Bellezza: Librino è ferita da un muro che divide la parte vivibile del rione da quella più malfamata. Il muro sarà riempito di installazioni artistiche, e sarà reso qualcosa di buono, mentre finora è qualcosa di quasi vergognoso».
E’ poi il turno di Gianluca Dettori, fondatore di dPixel e “regista del Working Capital Camp”, che aggiunge che il piano di lavoro con Telecom «durerà due anni, con l’obiettivo di trovare almeno una quarantina di progetti da inglobare dentro Telecom.Vogliamo che partano progetti fatti da giovani imprenditori che promuovano idee quasi rivoluzionarie. Facebook, ad esempio, sarebbe il quinto stato del mondo, per popolazione. Ed è stato ideato da un ragazzo di 24 anni che doveva scrivere una tesi. Vogliamo stimolare a pensare idee in grande, a cercare di non limitarsi: castrarsi non ha senso».
Discutendo d’informazione, proprio Gianluca Dettori spiega il suo punto di vista sui giornali cartacei, che non avrebbero più senso d’esistere: «Un ragazzo non spende più un euro per una rivista: si connette e gratuitamente ha tutte le notizie che voleva, con una pluralità di fonti che farebbe impallidire qualsiasi giornale in edicola».
Spazio al dibattito e agli interventi dal pubblico. Luciano Granozzi, docente della facoltà di Lingue, ha chiesto qual è l’impegno che una grande azienda come Telecom vuole portare avanti: sarà una cosa a lungo, medio o breve termine?
«Tenete presente che, a Catania, in nessun garage s’inventerà il nuovo Google. A Catania, nei garage, semmai si smontano motorini rubati. E quello sì che è un affare redditizio. Occorre perciò lavorare anche a medio termine, per rafforzare il contesto dentro cui le idee originali potranno affermarsi».
Un po’ disfattista, lo apostrofa qualcuno, troppo pessimista, interviene qualcun altro. Non mancano i cervelli, bensì la mentalità. E questo, forse, non è del tutto sbagliato.