Da santo trovato, leader dell'associazione politica "siciliani in movimento" riceviamo e volentieri pubblichiamo: cè qualcuno che sta soffiando sul fuoco, ma forse non lo sa!
Il fuoco dell’Indipendenza non si spegne
Da Santo Trovato, leader dell’associazione politica “Siciliani in movimento” riceviamo e volentieri pubblichiamo: Cè qualcuno che sta soffiando sul fuoco, ma forse non lo sa!
In tutta la storia della razza umana nessuna terra e nessun popolo hanno sofferto in modo altrettanto terribile per la schiavitù, le conquiste e le oppressioni straniere, e nessuno ha lottato in modo tanto indomabile per la propria emancipazione come la Sicilia e i siciliani. Quasi dal tempo in cui Polifemo passeggiava intorno allEtna, o in cui Cerere insegnava ai siculi la coltivazione del grano, fino ai giorni nostri, la Sicilia è stata il teatro di invasioni e guerre continue, e di intrepida resistenza.
I siciliani sono un miscuglio di quasi tutte le razze del sud e del nord; prima dei sicani aborigeni con fenici, cartaginesi, greci, e schiavi di ogni parte del mondo, importati nellisola per via di traffici o di guerre; e poi di arabi, normanni, e italiani. I siciliani, durante tutte queste trasformazioni e modificazioni, hanno lottato, e continuano a lottare, per la loro libertà. [ ]. (Marx-Engels, Opere complete, Editori Riuniti, vol. XVII, pagg. 375-377).
Questo passo tratto da una più lunga pagina scritta da Carlo Marx , esplicita in modo esemplare il titolo introduttivo di questa nota: Cè qualcuno che sta soffiando sul fuoco, ma forse non lo sa! Senza andare quasi al tempo in cui Polifemo passeggiava intorno allEtna, ma andando a tempi più recenti, riprendo il monito lanciato da studiosi siciliani che in pieno regime fascista non si fecero imbavagliare e nel 1924 Gaspare Nicotri ebbe il coraggio di gridare a Palermo, riprendendo le parole di Filippo Turati, in un pubblico discorso Date libertà alla Sicilia!! , mentre un altro studioso, Pipitone Cannone, ammoniva che il popolo siciliano non si era rassegnato ad essere perennemente ingannato onde il fuoco del suo vulcano, non ancora spento, attende il momento dellesplosione.
Il comportamento dei Siciliani sia dal punto di vista del pensiero politico e sia da quello dellazione popolare è caratterizzato per quasi tutta la storia dellIsola da un filo conduttore che certifica la costante aspirazione allIndipendenza e/o allAutonomia politica e amministrativa. Dal 1816, anno della illegittima fusione delle Corone ( il re di Sicilia e Napoli, annesse la prima alla seconda, assumendo lambiguo titolo di Re delle Due Sicilie), sino al 1860, anno dellUnità dItalia, i siciliani presero le armi quattro volte (1820, 1837, 1848, 1860) contro lusurpatore borbonico. Nel 1848, per diciotto mesi, il Regno di Sicilia poté essere ricostituito, questa volta nel segno di una possibile Confederazione italica cui lo stesso avrebbe dovuto partecipare, e la costituzione e le leggi del vecchio e secolare Regno di Sicilia furono richiamate in vigore e adattate ai tempi.
Il pensiero politico dei siciliani nel periodo dellannessione della Sicilia allItalia è sintetizzato dalle parole di Michele Amari: Se lannessione delle provincie emancipate dItalia è necessaria, il conservare lautonomia sicula è indispensabile; lo stesso Cavour scriveva a Giacinto Carini
La Sicilia può fare assegnamento sul ministero onde promuovere ladozione di un sistema di larghissimo discentramento amministrativo. e listanza autonomista si concretizzò con listituzione della luogotenenza che, però, ebbe fine con la soppressione di questultima nel 1862.
Pietro Gramignani, Isidoro La Lumia, Giovanni Bruno diedero vita al regionismo (oggi lo chiameremo autonomismo). Nel 1896 il socialista Filippo Turati, alla Camera dei Deputati, tuonò: Date libertà alla Sicilia!. Il 16 luglio 1920, fu presentato alla Camera dei Deputati da 36 parlamentari siciliani, illustrato da Enrico La Loggia, il progetto parlamentare per listituzione dellEnte regione, mentre a Palermo veniva fondato un Comitato di azione autonomista; nasceva la rivista La regione ed il quindicinale Sicilia nuova, organo autonomista siciliano; nasceva un movimento detto Unione Siciliana che aveva la sua voce nel periodico La Sicilia dei Siciliani;
nel 1921, a lunanimità, il Consiglio provinciale di Caltanissetta chiedeva lindipendenza doganale della Sicilia; durante il regime fascista, nasceva il movimento antifascista e sicilianista del soldino, fondato a Messina dal Prof. universitario Ettore Lombardo Pellegrino (che ci rimise la cattedra universitaria) e da studenti universitari autonomisti e separatisti. Nel 1943 nasceva il Movimento per lIndipendenza della Sicilia (con 500.000 iscritti) e lEVIS (Esercito Volontario per lIndipendenza della Sicilia) e la Sicilia fu a un passo dallIndipendenza, ma anziché lIndipendenza, la Sicilia in armi, conquistò lAutonomia: lo Stato italiano, dopo breve negoziazione, accettò quello Statuto, quale vero e proprio patto pacificatorio tra Italia e Sicilia, con Regio Decreto del 15 maggio del 1946, riconoscendo alla stessa unamplissima autonomia legislativa, amministrativa, finanziaria e finanche giudiziaria e di ordine pubblico.
LAssemblea Costituente della Repubblica italiana (1946-48) discusse ed approvò quel modello di autonomia, prevedendolo intanto allinterno della propria Costituzione, al fianco di altre autonomie differenziate (dicembre 1947) e poi (febbraio 1948) recependolo integralmente come Legge costituzionale speciale. Questo è, in breve, il comune denominatore che nei secoli, a fasi alterne, ha contrassegnato la storia della Sicilia e dei Siciliani: la continua lotta per la propria autodeterminazione. Questo sono i Siciliani: prendere o lasciare!
Sono stanco dei continui attacchi che i media nazionali italiani sferrano ogni santo giorno contro la Sicilia e lo Statuto dAutonomia; sono nauseato dalla campagna denigratoria popolar leghista che attribuisce allAutonomia Siciliana tutti i mali della Sicilia e dellItalia; sono sconcertato dagli scandali, le ruberie, le infiltrazioni mafiose e il malaffare che caratterizza la politica italiana in ogni e qualsiasi località del territorio nazionale, ma che vede gli stessi media nazionali e la politica nordista che tuona contro la Sicilia, minimizzarne la portata. Sono stanco, nauseato e sconcertato di sentire il silenzio dei politici siciliani allattentato (un golpe) che questo governo Monti intende operare per assestare il definitivo colpo mortale allAutonomia Siciliana.
Sono sbalordito e con sgomento assisto al mutismo di chi si propone quale candidato alla Presidenza della nostra Isola e si presenta quale difensore degli interessi del Popolo Siciliano. Ma può parlare, protestare, tuonare contro il tentativo di golpe chi è sponsorizzato e alleato a quegli stessi partiti italiani che appoggiano, progettano e sono complici dellattentato allAutonomia siciliana?
Chi veramente intendesse sinceramente difendere i Siciliani ed i loro interessi, dovrebbe gridare nei comizi elettorali, tramite i giornali, le TV e nelle pubbliche piazze INDIPENDENZA, dovrebbe farsi PALADINO E CAPO POPOLO di un Popolo che da sempre ha anelato allautodeterminazione (questo sono i Siciliani: prendere o lasciare). Autonomia, autodeterminazione, indipendenza, non sono parole blasfeme
chiamatela in un altro modo, chiamatela come volete, ma chiamatela tutti legittima difesa della Sicilia e del Popolo Siciliano!!
Concludo ritornando ancora alla pagina di storia della Sicilia di Carlo Marx e concludo usando le medesime parole usate da Marx: Così il suolo siciliano si è sempre dimostrato letale per gli oppressori e gli invasori, e i Vespri siciliani restarono immortalati nella storia .