Un gruppo di allievi dell'università tedesca nelle settimane scorse è stato nella città siciliana nell'ambito dell'iniziativa Gela conscious city. Hanno presentato le loro soluzioni per due fenomeni molto diffusi in tutta l'Isola: la carenza d'acqua, e la sua privatizzazione, e la proliferazione di bancarelle
Il fungo per l’acqua potabile e il gazebo anti ambulanti Progetti di studenti di Berlino per Gela (e per la Sicilia)
Una sorta di fungo, che raccoglie l’acqua piovana per poi depurarla dalle impurità e renderla alla fine potabile. E panchine simil Ikea, montabili e smontabili a piacimento, dove allestire gazebo dediti alla vendita di frutta ed ortaggi. Democratizzazione dell’acqua e Piazza mercato sono i due progetti dell’Università tecnica di Berlino che, presentati alla città di Gela all’interno dell’iniziativa Gela conscious city, hanno riscosso più entusiasmo.
Entrambi esportabili, tra l’altro, visto che affrontano due fenomeni tipici della Sicilia: la carenza d’acqua e la presenza di venditori ambulanti. Trenta gli studenti, provenienti da ogni parte del mondo, che hanno presentato a luglio alla cittadinanza gelese le proprie idee per passare da una smart city ad una conscious city. Una città cioè dove i ricercatori del dipartimento di urbanistica e pianificazione sostenibile, coordinati dal docente Raoul Bunschoten, hanno condiviso le proprie ipotesi di studio con la popolazione attraverso un confronto costante, dai sondaggi online allo scambio di opinioni dal vivo. Ciò, a detta dell’event manager e coordinatrice del network Sara Busnardo, ha comportato «un apprendimento reciproco».
Percependo le critiche, i suggerimenti e le domande di chi il territorio lo vive, gli studenti hanno potuto integrare i propri elaborati teorici. E allo stesso tempo gli studiosi internazionali hanno potuto far notare ciò che viene accettato con indolente rassegnazione, spronando i cittadini a nuovi approcci. È accaduto così, ad esempio, col progetto Democratizzazione dell’acqua. Partendo da un’analisi del presente, è stato fatto notare come a Gela (ma in realtà pressochè in tutta l’isola) l’acqua viene acquistata soprattutto presso i supermercati della grande distribuzione organizzata, e le bottiglie provengono in primis dal nord Italia. Allora se l’acqua viene considerata bene comune, secondo i ricercatori provenienti dalla capitale tedesca, bisogna superare la gestione privata di una risorsa pubblica e lasciarla direttamente ai cittadini attraverso il riutilizzo dell’acqua piovana.
I contenitori prospettati dall’università di Berlino conterrebbero in sé filtri a più livelli, da quelli di carboni attivi a quelli per le nanoparticelle da ottenere attraverso stampanti 3d. In fondo al fungo si collegherebbe una bottiglia contenente, nella fase finale della depurazione, acqua potabile. «Raccogliere l’acqua sarebbe facile come raccogliere le arance – sorride Buscaro -. La nostra idea è creare un prototipo, individuare un quartiere dove testarlo, e poi mettere alla prova la distribuzione. Crediamo alla politica dello step by step, anche perché i risultati ottenuti nelle singole fasi rimarrebbero anche se il progetto dovesse poi arenarsi, mentre qui in Sicilia invece volete o tutto o niente».
In modo simile anche l’altro progetto, Piazza mercato, è partito da una semplice osservazione che ha colpito gli studenti. Ovvero la presenza, in molti angoli delle vie più trafficate della città (anche qui a Gela come altrove in Sicilia), di venditori ambulanti di frutta e ortaggi. Ciò comporta, secondo Buscardo, «fastidiose congestioni di traffico nonché prodotti inquinati dallo scarico delle marmitte». Ecco perché gli studenti hanno, prima di tutto, realizzato una mappa con le distribuzioni di ortofrutta. Con l’obiettivo di togliere mercato alla grande distribuzione e aiutare la distribuzione locale. Le panchine progettate occuperebbero lo spazio di due parcheggi o potrebbero essere inserite nelle piazze principali. Attraverso una serie di inserti e di tubi, la panchina descritta dagli studenti può trasformarsi in un gazebo per frutta e ortaggi. Per far ciò l’ambulante avrebbe bisogno di una licenza rilasciata dal Comune, in modo da operare legalmente. Accanto alla panchina/gazebo, poi, è previsto un cestino per lo smaltimento rifiuti. Mentre sul tetto della panchina sarebbe poi possibile installare un piccolo pannello solare per fornire energia elettrica al venditore.
«Sono progetti pilota – ribadisce la coordinatrice – che andranno sperimentati su Gela. Solo allora, se qualche altra municipalità fosse interessata, potrebbe contattarci. Noi crediamo ad un’architettura agopunturica, fatta di punti nevralgici da individuare e poi da connettere». Di sicuro l’esperienza gelese per gli studenti di Berlino si è rivelata ricca di spunti. Idem per la cittadinanza, che si è sprovincializzata (anche se solo per pochi giorni) e che guarda al futuro post-industriale con un po’ più ottimismo. Un legame, quello tra l’università tecnica di Berlino e il Comune di Gela, che va avanti dal 2015: da quando cioè il prof Bunschoten – fondatore nel 1994 di Chora, una struttura di ricerca attiva nello smart cities moviment con sedi a Berlino, Londra e Pechino – fu invitato in città dall’associazione Daterreinmezzoalmare. Da lì l’idea di ridisegnare il profilo architettonico, urbanistico e, in senso lato, sociale di Gela. E, perché no, della Sicilia.