Il dossier di Cambiamo Messina sulla gestione Amam «Azienda acque senza trasparenza, carte in procura»

Hanno analizzato la gestione dell’Amam, l’azienda acque di Messina, dal 2013 al 2016. Dopo mesi di verifiche – iniziate lo scorso ottobre quando la città è rimasta senza approvvigionamenti idrici -, il movimento Cambiamo Messina dal basso ha predisposto un dossier e lo ha consegnato al sindaco Renato Accorinti. Il primo cittadino lo ha visionato e lo ha trasmesso in procura perché vengano accertate eventuali responsabilità.

«L’analisi sulla mancata trasparenza nella gestione dell’Amam da parte nostra è essenzialmente politica» spiega Ivana Risitano, consigliera comunale di CMdB. Gli esponenti del movimento arcobaleno avevano già chiesto al primo cittadino la rimozione del presidente dell’azienda Leonardo Termini, dopo il rinvio a giudizio con l’accusa di truffa. Anche oggi in conferenza stampa è stata ribadita quest’opportunità. «Confermiamo la richiesta di dare seguito al nostro invito», spiegano Federico Alagna e Vittoria Faranda. Nel corposo dossier che adesso si trova a palazzo Piacentini vengono evidenziate alcune criticità rilevate dal gruppo di lavoro del movimento accorintiano. «Ci siamo soffermati sull’assoluta mancanza di trasparenza nel portale web dell’azienda, con l’impossibilità di essere informati sulla gestione». A ribadirlo in conferenza stampa la consigliera di CMdB Ivana Risitano che ha chiesto un accesso agli atti lo scorso febbraio, «ma non ho ancora ottenuto risposta. Nonostante un recente restyling del portale gli atti visionabili, compreso i bandi, si fermano al 2016».

Nel dossier emerge, come sottolinea ancora Risitano, «il ricorso sistematico e quasi esclusivo (99 per cento dei casi esaminati, ndr) alle procedure di affidamento in economi attraverso determine dirigenziali. E stiamo parlando di somme che complessivamente superano annualmente i cinque milioni di euro». E anche per lavori o gli acquisti che potrebbero rientrare nella manutenzione ordinaria «emerge il ricorso sistematico a procedure di somma» spiega Faranza. Nello specifico emergerebbe come vi siano decine e decine di attività affidate con questa modalità ma che rientrerebbero nell’ordinaria amministrazione. «Stiamo parlando ad esempio della fornitura di ipocrlorito di sodio per la potabilizzazione delle acque, del trasporto e smaltimento fanghi, la manutenzione ordinaria delle infrastrutture e la pulizia dei locali». Tra le criticità rilevate ci sarebbe la «mancanza di giustificazione negli appalti in affidamento in economia» conclude Faranda.

Nel documento, come riferiscono gli attivisti, c’è poi tutta una sezione dedicata alle cooperative che gestiscono i servizi affidati dall’Amam. «Sono emersi affidamenti con il medesimo oggetto alla stessa ditta, con procedura di affidamento in economia» Esisterebbe anche un call center attivo dell’azienda. «Costa 40mila euro l’anno, ma di cui non sembra essere stata fatta la dovuta pubblicità, a tal punto che se ne sconosce l’esistenza» fa notare Faranda. «A noi in questa sede non interessa lanciare accuse generiche o fare processi mediatici ma avanzare considerazioni politiche su come tutti gli elementi emersi denotino una gestione dell’Amam che non ci può lasciare soddisfatti».


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