Il Comune di Naro sfratta la web tv TeleTua Il direttore: «Un comportamento vigliacco»

Naro, in provincia di Agrigento, ha ottomila abitanti e una sola realtà giornalistica: TeleTua. Ancora una volta a rischio. Tre mesi fa ignoti si erano introdotti in redazione per lasciare un biglietto minatorio a uno dei redattori. Il giorno dopo, nei locali veniva appiccato il fuoco. Oggi arriva invece la notifica di sfratto da parte del Comune dell’Agrigentino. Preceduta da un ulteriore atto di vandalismo: qualcuno stanotte è salito sul balcone della redazione e ha rimosso lo striscione di solidarietà che sventolava in via Lucchese. Azioni non del tutto scollegate tra loro secondo Gabriele Terranova, direttore di TeleTua. Che non è mai stata tenera con l’amministrazione locale e i poteri forti del paese. «Se tutti i cittadini sono inferociti con il sindaco Giuseppe Morello, noi non possiamo che stare con loro», spiega.

Ufficialmente, lo sfratto della redazione segue una logica di razionalizzazione delle risorse del Comune di Naro. L’amministrazione vorrebbe infatti trasferire nei locali ora occupati da TeleTua l’ufficio comunale dei Servizi sociali, al momento collocato in un immobile di fronte, ma in affitto. «Una scelta che noi, da sempre contro gli sprechi, avremmo anche potuto condividere – spiega Terranova – Se non fosse che la nostra sede si trova in un edificio antico, un ex collegio, con diverse barriere architettoniche, senza bagni a norma e con un’unica uscita di sicurezza, che è più una porta su un cortile, al secondo piano». Uno stabile non adatto a ricevere un’utenza spesso con problemi di disabilità. E che, per essere adeguato, impiegherebbe troppe risorse. «Soldi che l’amministrazione comunale non ha – continua Terranova – Tanto che dall’ufficio tecnico è arrivato un no all’operazione». Ma intanto la notifica di sfratto è stata recapitata a TeleTua. «Per noi è solo una scusa per buttarci fuori», dice il direttore.

La redazione si trova in via Lucchese dal 2010. «I Comuni sono obbligati per legge a dare il tre per cento del loro bilancio alle testate giornalistiche locali – spiega – Noi siamo l’unica della zona ma, non essendoci i soldi, ci hanno proposto un locale comunale come sede». Che i ragazzi hanno accettato ma, non per questo, hanno ammorbidito la loro linea editoriale. «Da tre anni Naro è nell’abbandono più totale – denuncia Terranova – Si va dalle buche alle mazzette, passando per la cancellazione del paese dagli itinerari turistici». Di recente il centro agrigentino e il sindaco Morello hanno guadagnato spazio anche nelle cronache nazionali. «Io faccio politica e non antimafia», dichiarava il primo cittadino poche settimane fa in risposta alle polemiche scoppiate dopo la nomina ad assessore di Luisa Maniscalchi, condannata nel 2008 per favoreggiamento a un uomo del boss mafioso Giuseppe Falsone.

I redattori di TeleTua – una decina, dai 17 ai 50 anni, quasi tutti uomini – rivendicano la loro correttezza professionale. «Se avessi adottato una linea giornalistica scorretta o avessi commesso qualche errore – dice Terranova – il sindaco avrebbe potuto tranquillamente esporre querela per falso, calunnia e diffamazione». Strumenti legittimi ma mai adottati. «Si è preferito il comportamento tipicamente vigliacco di chi ha il coltello dalla parte del manico e fa leva su una posizione di superiorità tecnica per cercare di sopprimere TeleTua», denuncia il direttore. Che però rassicura: «Non ci siamo fermati quando abbiamo rischiato la vita, non credo che lo faremo adesso». Per ospitarli in un altro immobile comunale si è già proposta un’altra amministrazione, quella del vicino paese di Santo Stefano di Camastra.


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Giuseppe Morello, primo cittadino del paese dell'Agrigentino, è stato di recente al centro delle polemiche per la nomina ad assessore di Luisa Maniscalchi, condannata per favoreggiamento di un uomo vicino alla mafia. Solo uno degli esempi della sua cattiva gestione secondo l'unica emittente della zona. Ospitata in un immobile comunale e adesso sfrattata. Tre mesi fa la redazione aveva già subito minacce e un incendio. «Ma anche questa volta, non ci fermeremo», promettono

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