Il centrodestra siciliano prova a riunificarsi

Se a sinistra ci sono già due candidati per la presidenza della Regione siciliana – Rosario Crocetta e Claudio Fava – nel centrodestra i giochi sono ancora in divenire. Ma non sono bloccati. Rispetto ai berlusconiani che ancora non hanno capito cosa vuole fare Berlusconi, e rispetto a un Pdl siciliano ancora intontito dopo la ‘botta’ elettorale, che ci sia movimento nel centrodestra siciliano è già qualcosa. Anzi, più di qualcosa.

Il candidato alla guida della Sicilia di questo schieramento ancora non c’è. Ma si va deliniando un progetto politico che, partito dai Popolari per l’Italia di domani (Pid) e un ‘pezzo’ del Pdl, si va allargando verso altri settori dello stesso Pdl, coinvolgendo Grande Sud e, in prospettiva, anche singole figure, comunque di spicco, dell’Mpa.

Il ‘movimento dei dieci’ – inaugurato la corsa settimana e certificato ieri nel corso di una nuova riunione, acquisisce consensi. Se la scorsa settimana i fondatori erano alcuni parlamentari regionali del Pid e del Pdl, a questi, a distanza di una settimana, si sono uniti, di fatto, gli esponenti di Grande Sud, il partito di Gianfranco Miccichè.

A ‘pilotare’, se così si può dire, il passaggio da una condizione di solitudine politica – ci riferiamo sempre Grande Sud – a un’alleanza ancora tutta da definire, ma già in fase di strutturazione, sono stati i parlamentari Michele Cimino e Titti Bufardeci.

I due deputati regionali di Grande Sud avrebbero convinto Miccichè, come sussurrano i maligni con una battuta, con una premessa retorica, se non forzata, e con una conseguenza vera. La premessa retorica e forzata è che, comunque, visto che i due sono nati politicamente con Miccichè, in ogni caso si sarebbero volentieri sacrificati per lui. La conseguenza vera è che, in questa fase politica, la solitudine non porta da nessuna parte: e né Cimino, né Bufardeci avrebberoil piacere di andare a sbattere.

Insomma, l’alleanza tra Grande Sud e il gruppo dei ‘dieci’ deputati di Pid e Pdl (che poi, ormai, sono più di dieci) è ormai nelle cose.

Un discorso a parte merita l’Mpa. Il problema non sta tanto nelle ‘fughe’, vere o presunte, di parlamentari di questo partito verso altri ‘lidi’. Il problema è che, un minuto dopo le dimissioni di Raffaele Lombardo da presidente della Regione, l’Mpa avrà problemi enormi.

Certo, Lombardo, in questi giorni, sta mettendo su un polo con varie forze politiche più o meno centriste. Ma è chiaro che, senza la presidenza della Regione, molto difficilmente riuscirà a tenere uniti i suoi e i suoi alleati. Della serie: se la fuga è già cominciata ora, che cosa succederà dopo?

Tutto, è chiaro, dipenderà dalla capacità di Lombardo di rimescolare le carte. Ma non è detto che, questa volta, il gioco riesca. Detto in altre parole, se il sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli, era presente alla riunione di ieri indetta dai ‘dieci’ anche perché con Lombardo è legato da un vecchio rapporto politico, non è detto che Roberto Di Mauro -parlamentare regionale con base elettorale ad Agrigento – era presente ieri per conto del presidente della Regione.

Per essere ancora più chiari, a differenza di Stancanelli, che è sempre stato il ‘ponte’ tra Lombardo e Pdl, Di Mauro (e non soltanto lui), in vista delle dimisisoni di Lombardo potrebbe cominciare a guardarsi attorno.

Tra i presenti alla riunione c’erano anche il sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, e il presidente della Provincia di Palermo, Giovanni Avanti.

Resta da capire cosa farà quella parte del Pdl che non sembra ancora molto convinta dell’operazione politica messa su da una parte dello stesso Pdl (con in testa Innocenzo Leontini), Grande Sud e altri deputati in arrivo.

In ogni caso, un dato politico è certo: il centrodestra siciliano, a fatica, con vari distinguo, ha iniziato una lenta fase di riunificazione.


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