Il ‘caso’ Valenti, le dichiarazioni del presidente Crocetta e la Tachnital

Fino ad ora siamo rimasti zitti. Ma dopo le dichiarazioni del presidente della Regione, Rosario Crocetta, sul ‘caso’- a nostro avviso ‘studiato a tavolino’ – dell’assessore Patrizia Valenti, che dovrebbe essere allontanata dalla nuova giunta regionale per uno strano ‘abuso d’ufficio’, ci sembra giunto il momento di raccontare quello che conosciamo – e quello che pensiamo – di tutta questa vicenda.

Cominciamo con le dichiarazioni del presidente della Regione, che questa mattina ha affermato: “Voglio capire che cosa succede nel Consorzio autostrade siciliane, dove una società dagli anni ’70 gestisce tutti i servizi di progettazione esterna con un dubbio di grande illegalità. Una delle prime cose che faremo nei prossimi giorni sarà proprio la revoca di questo contratto”.

Il Consorzio autostrade siciliane (Cas) è l’ente del quale Patrizia Valenti è stata presidente (del Consiglio direttivo, per essere precisi) dal 2008 al 2009. Sempre per essere precisi, il Cas gestisce l’autostrada Messina-Palermo (A 18), la Messina-Catania (A 20) e la Siracusa-Gela (in fase di realizzazione).

Patrizia Valenti è accusata, alla fine, di non aver firmato un contratto a una dirigente nei termini temporali stabiliti da una sentenza. Chi scrive, nel febbraio del 2011, ha firmato un’inchiesta sul Cas per i “Quaderni de L’Ora”. Un approfondimento costato più di un mese di ricerca e di lavoro. Il ‘paesaggio’ amministrativo, economico e umano che emerge dall’inchiesta sembra incredibile. Le malversazioni, le ruberie, il disprezzo per l’interesse pubblico e, soprattutto, per l’incolumità dei cittadini erano all’ordine del giorno (l’imperfetto è d’obbligo perché non sappiamo qual è la situazione oggi: anche se abbiamo il dubbio che sia cambiato poco o nulla).

Le notizie per scrivere questa inchiesta, per il sessanta per cento circa, le abbiamo raccolte – in parte approfondendole – dalle denunce che la dottoressa Valenti, in meno di due anni, ha inviato a tre o quattro Procure e, se non ricordiamo male, anche alla Corte dei Conti. I fatti denunciati in quest’inchiesta sono pesanti.

Di certo saranno in corso inchieste penali. Anche se, a dir la verità, non ci sembra di aver letto da qualche parte la conta delle persone che hanno perso la vita su queste autostrade dal 2000 al 2008. Dato importante, questo: perché il numero di incidenti era così elevato che, a un certo punto, e precisamente nel marzo del 2008, i vertici delle Assicurazioni Generali – caso unico nella storia delle autostrade italiane – hanno messo la parola “basta” alla polizza assicurativa con il Cas, proprio perché non ne potevano più dei sinistri.

Domanda: perché si verificavano tutti questi incidenti? Forse perché dal 2000 al 2008 non sono state effettuate manutenzioni, come denunciava ripetutamente l’Anas? Insomma: di storie strane, nella gestione di queste tre autostrade siciliane ce n’erano tante. Come il tratto ‘ondulato’ dell’autostrada Siracusa-Gela, i pedaggi bloccati perché non venivano effettuate le manutenzioni (con gravi rischi per l’incolumità delle persone e danni erariali), lo sfascio del tratto di autostrada Palermo-Messina inaugurato in pompa magna da Berlusconi: inaugurato, appunto, e poi abbandonato; la farsa del telecontrollo; i 12 milioni di euro scomparsi tra i ‘flutti massonici’ del sistema bancario messinese e via continuando.

Tutte cose, si badi, che la dottoressa Valenti ha denunciato, nero su bianco, alla magistratura. ‘Beccandosi’ anche ripetute minacce. (a destra, Patrizia Valenti)

Sempre per la cronaca, la dottoressa Valenti è stata allontanata dal Cas dal Governo Lombardo. Con una motivazione, come dire?, un po’ ‘barocca’, visto che le hanno ascritto fatti precedenti alla sua gestione. Ma tant’è.

Già, nei mesi scorsi, quando Patrizia Valenti è stata rinviata a giudizio per abuso d’ufficio siamo rimasti basiti. Per un motivo semplice: perché con tutto quello che abbiamo visto, letto e scritto su queste tre autostrade siciliane, tutto ci aspettavamo, ma non che l’unica ‘cattiva’ fossa la dottoressa Valenti!

Detto questo, anche per fornire al presidente della Regione ragguagli su una società che, “dagli anni ’70, gestisce tutti i servizi di progettazione esterna con un dubbio di grande illegalità”, riportiamo il passo dell’inchiesta che riguarda proprio questa società: la Technital.

“Tra i fattori che ‘alleggeriscono’ il bilancio del Cas c’è anche il rapporto con la Technital. Si tratta di una società che lavora sulla Palermo-Messina dagli anni ’70. Un’eredità che, per motivi misteriosi, il Consorzio autostrade siciliane ha ereditato ‘senza il beneficio dell’inventario’, ovvero accollandosi onori (pochi) e oneri (tanti).

I nuovi amministratori del Cas, spulciando tra le ‘carte’, notano (e lo fanno notare alla magistratura penale e alla Corte dei Conti) come tutte le amministrazioni precedenti “hanno scelto di pagare con le risorse proprie del Consorzio anche le spese per la progettazione e per la direzione dei lavori”; spese che, di solito, vengono imputate sui finanziamenti pubblici, cioè sulle risorse che lo Stato appronta per la costruzione delle autostrade. Al Cas, invece, sia la progettazione delle autostrade, sia la direzione dei lavori sono affidate alla Technital mettendo tutto sul bilancio dello stesso Consorzio. Questo avviene in base a una convenzione che risale agli anni ’70 e che è stata rinnovata nel 1999, cioè prima della costituzione del Consorzio per le autostrade siciliane.

Una scelta, quella di intrattenere rapporti privilegiati con la Technital, che provoca ingenti danni economici al Cas. Tra l’altro, nel corso degli anni, sono mutate le norme in materia di affidamento dei servizi, se è vero che tale settore è ormai regolato dall’Unione Europea. Ma al Consorzio autostrade siciliane, dove la fantasia giuridica non ha limiti, non si applicano le leggi regionali, preferendo quelle nazionali, e si bypassano le normative comunitarie.

“L’aver scelto di continuare ad affidare la progettazione e la direzione dei lavori a una società non selezionata da procedure di evidenza pubblica – si legge in una delle tante relazioni inviate alla magistratura penale e alla Corte dei Conti – ha comportato l’impossibilità di far gravare tali spese sul finanziamento pubblico”.

Nonostante le risorse che ‘inghiotte’ in forza di una convenzione quanto meno discutibile, Technital rivendica poi un arretrato pari a 22 milioni di euro. Si tratterebbe di “clausole secondarie della convenzione”, con riferimento a ritardi e ad “accordi bonari”, alias articolo ’31 bis’. (foto tratta da sicanianews.altervista.org)

Tra il 2001 e il 2006, quando è stata completata a tappe forzate l’autostrada Palermo-Messina, si diceva che le risorse finanziarie da utilizzare avrebbero fatto capo ad Agenda 2000 (cioè ai fondi europei). Le cose, invece, non sono andate così. La Regione, in verità, ha provato a caricare sul groppone di Bruxelles i costi, peraltro piuttosto esosi, del completamento della Palermo- Messina. Ma dall’Unione Europea è arrivato un rifiuto secco. Forse gli organismi comunitari contestavano la presenza di società intruppate senza evidenza pubblica?

Tra l’altro – e questa è una storia nella storia quasi comica – quando Bruxelles ha chiesto alla Regione quanto è costato il completamento della Palermo-Messina, gli uffici regionali non sapevano cosa rispondere. E avevano ragione: perché quello che hanno combinato per il completamento di questa autostrada con i continui e incontrollati ricorsi all’articolo ‘31 bis’ nessuno è in grado di capirlo! Così come nessuno, fino ad oggi, è riuscito a capire come sono stati gestiti i collaudi di questi lavori andati avanti a colpi di ’31 bis’. Si sa soltanto che ci sono collaudatori che si sono portati a casa parcelle pari a 500 mila euro.

Un chiarimento sulla questione potrebbe fornirlo l’ingegnere Nino Bevilacqua, un professionista che ritroviamo negli ‘ingranaggi’ di quasi tutte le grandi di opere pubbliche realizzate (e in corso di realizzazione) nell’Isola negli ultimi dieci anni, dalle autostrade ai porti e via appaltando a destra e a manca. Quello che è certo è che la Palermo-Messina è stata completata con il ricorso continuo all’articolo ’31 bis’, cioè a colpi di ‘accordi bonari’, dove la parola ‘bonario’ prevede, nella stragrande maggioranza dei casi, un esborso a carico della pubblica amministrazione e un relativo lauto incasso in favore delle imprese”.

 

 


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