Pensare di fare il sindaco di Catania, in questo momento, non è una buona idea. Salvo Pogliese, deputato regionale in forza al Popolo della libertà, è uno di quelli il cui nome viene fuori più spesso, parlando del dopo-Stancanelli. Eppure lui non ha avanzato alcuna intenzione di candidarsi alla poltrona di primo cittadino, pure perché, tra crisi economica e imminente federalismo fiscale «questa non è proprio la fase giusta», dice. Ma, anche se Raffaele Stancanelli ha dichiarato di volersi candidare pure alle prossime elezioni amministrative, non è detto che nel Pdl si decida di avallare il nome dell’attuale sindaco. E il meccanismo delle elezioni primarie è quello caldeggiato da molti, Pogliese in primis: «Non mi sono convertito sulla via di Damasco afferma ma credo che per eleggere la classe dirigente non ci sia mezzo migliore».
Lei ha dichiarato recentemente che «da dieci anni» è dalla parte delle primarie.
Da Alleanza nazionale al Pdl ho sempre invocato la possibilità di partecipazione nei meccanismi decisionali, anche se in maniera eretica. Osteggio le derive oligarchiche, particolarmente accentuate da tre anni a questa parte, cioè dalla nascita del Pdl. C’è bisogno di una svolta, e lo strumento che reputo migliore per attuarla è quello delle primarie.
Il centro-sinistra insegna. Le ultime elezioni amministrative in diversi comuni d’Italia ne sono state una dimostrazione.
Sicuramente sì. A Milano il Pd non voleva certamente Pisapia, bensì Boeri. Che è stato «trombato» alle primarie. Tra l’altro, c’è da analizzare un dato: al Nord, che io sappia, i voti di preferenza non sono neanche lontanamente rilevanti quanto i voti di lista: c’è un’impostazione meno clientelare e più ideale. In Sicilia, invece, i cittadini esprimono per lo più la loro preferenza direttamente al candidato.
Raffaele Stancanelli ha annunciato qualche giorno fa che rinnoverà la sua candidatura a sindaco di Catania. Niente banchetti per le votazioni, in questo caso?
Io sono per le primarie sempre, comunque e ovunque. Alfano ha detto esplicitamente che la procedura da seguire sarà quella. Le primarie sono un sistema di selezione della classe dirigente che deve essere adottato anche a Catania. Mi auguro che qui in città il comportamento sia consequenziale all’indirizzo generale. Del resto, la strada è già imboccata e il processo è irreversibile.
Il suo è uno dei nomi che si fanno più spesso quando si parla della poltrona a Palazzo degli Elefanti. Il 2013 sarà l’anno della candidatura?
Di questa cosa si è discusso spesso, a Roma, a Palermo e a Catania, in vari ambiti, non soltanto all’interno del partito. Ma non è una proposta mia. Il sogno di chiunque faccia politica come me è di diventare il sindaco della sua città. Però è chiaro che questo è il momento peggiore per poterlo fare: la crisi economica è un problema, il federalismo fiscale aggraverà la situazione. Non è proprio la fase giusta, questa. E ad oggi il problema non me lo pongo. Soprattutto non dopo la decisione di Stancanelli (quella di rimanere a Palazzo degli Elefanti, dopo che la Corte costituzionale ha decretato l’incompatibilità delle cariche di primo cittadino di una grande città e parlamentare, ndr), che è comunque un sindaco al suo primo mandato.
Una decisione complicata…
La scelta giusta, probabilmente un po’ tardiva per alcuni aspetti. Poteva pensarci prima. Io al posto suo non avrei fatto il senatore nel 2008, ma ho apprezzato il suo gesto.
Il fatto che il sindaco sia al primo mandato cosa comporta?
Che in realtà il Pdl dovrà discutere in maniera particolarmente approfondita la questione delle primarie. Per decidere se si debbano fare a prescindere o se si debba dare a Stancanelli la possibilità di continuare senza ostacoli il suo percorso amministrativo. Su questo, però, ci confronteremo.
Se la decisione fosse che sì, le primarie si faranno, quali sono i possibili candidati del centro-destra? Lei, Stancanelli, e poi?
Giovanni La Via è una bella espressione del Pdl, anche se non è catanese, ma non abbiamo sindaci catanesi da tanti anni. Nello Musumeci, poi, è una grande energia all’interno del centro-destra, anche se ha fatto in passato delle scelte che non ho condiviso, come quella di allearsi con Raffaele Lombardo.
A proposito di Lombardo. Recentemente Rita Borsellino ed Enzo Bianco hanno ribadito il loro fermo «no» all’allenza tra Partito democratico e Movimento per l’autonomia. Lei cosa ne pensa?
Raffaele Lombardo deve capire cosa vuole fare da grande. Fino a questo momento è stato un ottimo rottamatore, nel senso che ha distrutto tutto quello che c’era da distruggere. Sia all’interno del suo partito, sia all’interno delle coalizioni che l’hanno sostenuto. L’ha fatto col Pdl, l’ha fatto con l’Udc e lo sta facendo con il Pd. A Catania, poi, si trova nella situazione paradossale di essere in giunta con l’Mpa, mentre il resto del Terzo Polo è all’opposizione. Per quanto mi riguarda, qualunque rapporto politico tra il Pdl e Lombardo è definitivamente concluso.
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