L’evento si è svolto questa mattina nell’aula magna dell’istituto di via Pecori Giraldi, alla presenza del sindaco Leoluca Orlando e dell’assessora alla Scuola Barbara Evola. In seguito stato è proiettato un docufilm dedicato alla memoria del presidente. Guarda le foto
Busto bronzeo di Pertini torna nell’omonima scuola «È stato il presidente di tutti, amava la comunità»
«Oggi il busto torna a casa». È con queste parole che Antonella Di Bartolo, dirigente scolastica dell’istituto comprensivo Sperone-Pertini scopre dal tricolore il busto bronzeo raffigurante il presidente a cui la scuola è intitolata. La statua era stata donata alla scuola nel 1996 dal sindaco Leoluca Orlando, oggi presente alla cerimonia, in occasione del centenario della nascita del presidente. Negli anni più critici attraversati dall’istituto, il busto è stato custodito presso il liceo classico Giovanni Meli, dov’è stato restaurato. «Questo è un momento importante, soprattutto dal punto di vista umano – dice la preside – Contribuirà all’affezione alla scuola da parte dei ragazzi». Nella gremita aula magna, infatti, sono palpabili commozione e partecipazione per quello che viene vissuto come momento di riappropriazione ulteriore del quartiere e della comunità da parte della scuola. «I giovani hanno bisogno di ideali e di riscoprire figure come quella di Sandro Pertini», continua Di Bartolo. Le fa eco Stefano Caretti del Centro studi e documentazione S. Pertini e Fondazione di studi storici F. Turati, che sottolinea come oggi la scuola in generale «risorga dopo anni difficili e registri abbandoni sempre meno frequenti da parte degli studenti».
«In futuro spero che saprete essere orgogliosi di questo istituto, intitolato a un presidente che ha dimostrato che la politica può anche essere una cosa nobile», dice il professore Caretti, prima di dare il via alla proiezione del docufilm Mi mancherai – Ricordo di Sandro Pertini. Lo firma il regista Vittorio Giacci, che si è avvalso delle musiche concesse gratuitamente da Luis Bacalov composte per il film Il postino. Dopo di lui è la volta dell’onorevole Valdo Spini, presidente della Fondazione Circolo Rosselli, che subito riporta all’attenzione dei giovani alunni il riconoscimento di Capitale della cultura 2018 recentemente attribuito a Palermo: «Questo deve stimolarvi – dice subito – Pertini è stato un combattente inveterato, si è fatto 14 anni di confino senza mai rinunciare ai suoi principi antifascisti, e quando la madre chiese la grazia, lui la rinnegò. Ha rappresentato un presidio sicuro e alla politica ha dato il meglio. Citandolo, dico a voi: giovani sceglietevi una fede politica, quella che volete, ma per quella fate tutto».
«Questo incontro è importante non solo per la scuola ma anche per tutta la città», prosegue anche Angelo Ficarra, vicepresidente dell’Anpi Palermo. «Un momento di recupero della memoria – spiega – Questi esempi di virtù straordinarie a molti di noi sono mancati, è stata una memoria negata, e abbiamo pagato a caro prezzo lo stereotipo che qui non ci sia stata resistenza. Sono dovuti passare 70 anni per ricordare. A voi ragazzi il compito di recuperare questa memoria, quello che noi iniziamo a fare solo adesso in ritardo. È l’impegno sul quale potete costruire il vostro futuro». E dopo di lui a prendere la parola è una donna che il mondo dei banchi e degli studenti lo conosce bene, Barbara Evola, assessora alla Scuola, che rivolge ai ragazzi il discorso più appassionato: «Oggi questo istituto ha ripreso a vivere e riportare il busto qui rappresenta un punto di partenza – dice – La comunità c’ha creduto, è stata vinta la scommessa delle famiglie che hanno voluto riportare qui i propri figli».
Cita quelli che furono i principali valori a cui lo stesso presidente Pertini guardava: libertà e giustizia sociale, per l’assessora è «su queste cose che dobbiamo costruire la crescita della nostra comunità». A chiudere i discorsi prima della proiezione è proprio l’autore della donazione del busto alla scuola, il sindaco Orlando. Il suo primo riferimento è alla cultura, valore a cui va dedicato l’intero anno. «Siamo fieri di aver avuto un presidente carcerato per aver combattuto per la libertà. Perché essere antifascista significa anzitutto essere contro chi perseguita la libertà. Ma non basta ricordare alcuni valori – spiega a i ragazzi – bisogna collegarli a una visione. Pertini ci ha insegnato ad averne una, ispirata a uguaglianza e fraternità. È stato il presidente di tutti, perché ha comunicato amore per il paese». Una sorta di privilegio e allo stesso tempo di condanna, per dirla con Orlando, che secondo lui tocca in sorte anche ai sindaci. «Accogliamo i migranti perché ci costringono a confrontarci col rispetto dei diritti umani – conclude – I migranti ci interrogano sui valori fondativi come il diritto alla vita. Pertini ci ha insegnato il dialogo, perciò ispiriamoci a lui ed esercitiamo un rigoroso antifascismo. To be different, to be equal».