Il blitz: un fiume di soldi (pubblici) ai gruppi parlamentari di Camera e Senato

La voracità dei partiti politici non ha limiti. In attesa di approvare la ‘riforma’ delle indennità dei parlamentari nazionali, ieri, è andato in scena un blitz. Ovvero i finanziamento dei gruppi parlamentari di Montecitorio e di Palazzo Madama. Quello che è avvenuto, considerata la crisi che attraversa il nostro paese, ha dell’incredibile. Alla Camera dei deputati hanno deciso di foraggiare i gruppi parlamentari con ben 35 milioni di euro. Al Senato i senatori hanno deciso di spartire, sempre tra i gruppi parlamentati, 22 milioni di euro.

I nostri lettori non sanno più di noi. Detto questo, diciamo subito che al Senato non c’è stato alcun risparmio: i senatori, infatti sono poco più di 300, mentre i deputati della Camera sono il doppio dei deputati. In pratica, i gruppi parlamentari di Camera e Senato si prenderanno un sacco di soldi. Che si andranno ad aggiungere ai rimborsi elettorali, ovvero al finanziamento pubblico dei Partiti e agli ‘stipendi’ di ogni senatore e di ogni deputato che, come abbiamo scritto in questi giorni, verranno aumentati grazie a una riforma.

Il dato politico, o meglio clientelare, che emerge da questa spartizione è il seguente: Pd e Pdl, che divergono su tutto, su un punto sono assolutamente d’accordo: sul come ‘mangiarsi’ una montagna di soldi pubblici. Anche se, questa volta anche i grillini hanno partecipato alla spartizione. I deputati e i senatori del Movimento 5 Stelle hanno sì rinunciato a 42 milioni di rimborsi elettorali e hanno chiesto il dimezzamento’ degli stipendi, ma ai soldi per i gruppi parlamentari non intendono rinunciare.

Lo ripetiamo: si tratta di una cifra enorme: 35 milioni di euro per i gruppi parlamentari della Camera e 22 milioni per i gruppi parlamentari del Senato.

Per essere più chiari: se i deputati della Camera, nella Prima Repubblica, avessero chiesto 70 miliardi di vecchie lire per le spese dei gruppi parlamentari si avrebbero internati nei manicomi.

Invece adesso è quasi ‘normale’ che i gruppi parlamentari di Montecitorio si prendano 35 milioni di euro (cioè 70 miliardi di vecchie lire!). Mentre al Senato i gruppi costeranno addirittura di più, perché i senatori sono la metà dei deputati, ma la metà di 35 è 18 milioni, mentre i gruppi parlamentari del Senato si stanno autofinanziando con 22 milioni di euro!

Ripetiamo: cifre spropositate per pagare dipendenti, consulenti, addetti stampa e altro ancora. E, soprattutto, per consentire a deputati e senatori di mettersi in tasca altri soldi oltre a quelli che si ‘ammuccano’ con gli stipendi (che dovrebbero essere aumentati).

Domanda: come viene erogata questa montagna di soldi? Al Senato, stando al regolamento, ciascun gruppo parlamentare ‘incassa’ circa 300 mila euro.

Ogni senatore, poi, ha diritto a un “rimborso spese per il gruppo di appartenenza” di circa 60 mila euro. La stessa cosa, grosso modo, avviane alla Camera dei deputati.

Il Fatto quotidiano ha già calcolato il ‘bottino’. Al Pd di Montecitorio arriveranno 4 milioni e 300 mila euro all’anno; al Movimento 5 stelle 4 milioni e 320mila; al Pdl 3 milioni e 600 mila; al gruppo parlamentare di Mario Monti 1 milione e 400 mila; alla Lega 700 mila; a Sel 545 mila; a Fratelli d’Italia 335 mila; all’Udc 305 mila; al Centro democratico 82 mila; all’Svp 74 mila.

A queste cifre vanno aggiunti circa 250 mila euro da ripartire secondo le percentuali raccolte all’estero. E, naturalmente, i rimborsi per le elezioni regionali. Soldi, soldi, soldi a più non posso. Conviene fare i politici, no?

Al Senato il Pd, che ha 107 rappresentanti, incasserà 6 milioni e 634 mila euro; al Pdl, con 91 senatori, andranno 5 milioni e 687mila euro; al Movimento 5 Stelle 3 milioni e 437 mila euro in base a 51 senatori; a Scelta Civica di Monti un milione e 543 mila e 200 euro per 21 senatori; alla Lega Nord un milione 247mila e 200 euro per 16 senatori. E così via per i gruppi parlamentari più piccoli. Anche in questo caso, soldi, soldi, soldi.

Facendo i classici quattro conti, questi cinque anni di legislatura, tra Camera e Senato, costeranno alle tasche degli italiani circa 300 milioni di euro.

L’aspetto scandaloso è che i Partiti, in barba al referendum che ha ‘bocciato’ il finanziamento pubblico dei Partiti, percepiscono, come già ricordato, i rimborsi elettorali.

Da qui una domanda: se ci sono già i rimborsi elettorali, che bisogne c’è di caricare sulle spalle dei cittadini italiani altri 300 milioni di euro? La dimostrazione che certi fenomeni, certi comportamenti si potranno correggere solo on una rivoluzione. Perché questi non mollano. 

Non è finita. I lettori si chiederanno: ci sono i controlli per la spesa di questo fiume di soldi pubblici? A norma di regolamento, i rimborsi per il funzionamento dei gruppi parlamentari sono gestiti a totale discrezione dei capogruppo sia alla Camera, sia al Senato.

Solo a partire da questa legislatura una modifica del regolamento del Senato impone a ciascun gruppo parlamentare di approvare un rendiconto annuale, di far verificare il bilancio a una società di revisione e di pubblicare sul proprio sito internet “ogni mandato di pagamento, assegno o bonifico bancario, con l’indicazione della relativa causale”.

 

 


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