La dirigente Brigida Morsellino non nasconde una certa sorpresa per la visita - in funzione antidroga - di due agenti del commissariato Borgo Ognina, avvenuta nei giorni scorsi. «Assurdo, ma non abbiamo il carbone bagnato», dicono alcuni studenti
Il blitz della polizia al Nautico lascia gli strascichi «Amareggia finire sui giornali per poche sigarette»
È giovedì 13 settembre, e all’istituto Nautico Duca degli Abruzzi suona la campanella della ricreazione. È il primo giorno dell’anno scolastico, e si respira ancora la frenesia dell’estate. In quel momento, due poliziotti in divisa del commissariato Borgo Ognina varcano il cancello della scuola. Una visita che si inquadra nell’operazione Scuole sicure, ideata dal ministero dell’Interno e finanziata con circa 2,5 milioni di euro. «Una guerra che faremo a chi vende morte ai nostri figli», ha dichiarato il reggente del Viminale Matteo Salvini spiegando che l’obiettivo è colpire lo spaccio di stupefacenti. Ma i due agenti non trovano droga nel cortile di viale Artale Alagona, nemmeno uno spinello. In compenso, come scriverà la questura in una nota, i poliziotti notano che «13 ragazzi, anche minori di 15 anni, avevano del tabacco, alcuni di essi stavano fumando tranquillamente all’interno della scuola». Una circostanza che viene subito riportata alla preside Brigida Morsellino. Nove ragazzi vengono sospesi (da tre a cinque giorni), obbligati a svolgere lavori socialmente utili all’interno dell’edificio e multati.
Ma il passaggio della polizia nell’istituto, che conta 950 iscritti per 43 classi, lascia degli strascichi. La stessa Morsellino non ce la fa nascondere una certa inquietudine. «Devo dire che i ragazzi sanzionati – racconta la dirigente scolastica – sono rimasti meravigliati del fatto che non potessero fumare, perché i genitori ne sono a conoscenza. Se un genitore li autorizza, per un docente è quasi impossibile vietare. Io li ho sanzionati perché è ovvio che la norma non possa essere trasgredita, in ogni caso». Ma è proprio l’impostazione dell’operazione Scuole sicure a non convincere la docente. «Quando si fa scuola non si può improvvisare, bisogna fare sistema. Tu – prosegue Morsellino – chiami i dirigenti scolastici, li siedi attorno a un tavolo e chiedi loro quali sono le emergenze. Si possono fare interventi educativi, conferenze. Si può parlare con i ragazzi. Poi, dopo tutto questo, viene semmai il momento della repressione». Per altro, aggiunge la preside, la scuola viene controllata periodicamente, e in pieno accordo con i dirigenti, dalla guardia di finanza, anche con i cani «poliziotto». E l’edificio è presidiato da numerose telecamere. «Acquistate con soldi nostri, non con quelli del ministero», puntualizza. «Ma non voglio fare polemica – aggiunge – per me è un toccasana che vengano».
Anche la forma del comunicato diffuso dalla questura all’indomani del mini blitz non è piaciuta granché. «Quando hanno fatto altri sopralluoghi – ricorda Morsellino – i nomi delle scuole non sono stati scritti». Nemmeno stavolta, a dire il vero, ma la nota parla di un «istituto scolastico in viale Artale Alagona», dove si trova soltanto il Duca degli Abruzzi. Morsellino non nasconde delusione per il fatto che la scuola sia finita sui giornali «per qualche sigaretta». «Arrabbiata e delusa, sì. Ho anche dovuto fare una smentita – va avanti la dirigente – perché le ultime righe del comunicato raccontano di un ragazzo trovato con della marijuana addosso, e non è ben specificato che tutto questo sia avvenuto fuori dalla scuola, in un altro quartiere, quando l’intervento era già finito da un pezzo».
I veri problemi del Duca degli Abruzzi, inoltre, sarebbero altri. «Visto l’aumento degli iscritti, io sono in cerca di aule libere, per esempio – insiste la docente – e aspetto da un mese e mezzo per avere un appuntamento con il sindaco Salvo Pogliese». Nemmeno gli studenti sembrano averla presa benissimo. «Abbastanza male. Sono tornati anche sabato, due giorni dopo», racconta all’uscita dalla scuola Francesco, lo sguardo furbo e i capelli tagliati corti. «Io non fumo – dice – ma figurati, gli stessi professori fumano sigarette di nascosto». Gli fa eco Luca. «I delinquenti sono fuori da qui», aggiunge annuendo. Poco più in là ci sono altri due ragazzi. Hanno voglia di parlare. «Io non c’ero – spiega uno dei due – però secondo me è assurdo mandare la polizia a scuola per le sigarette, in una città così difficile». Tutti e due affermano di non aver ma visto droghe tra i banchi. Ma mette ansia vedere i poliziotti a scuola? «No, affatto – risponde l’altro – perché non abbiamo il carbone bagnato».