Tra le attività della polizia catanese rimane centrale la lotta a Cosa nostra: 67 gli arresti per associazione a delinquere di stampo mafioso con operazioni che hanno portato a fermi eccellenti e smantellato organizzazioni ben radicate nel territorio. Diminuiscono le denunce per estorsione: «Limposizione del pizzo è altamente rischiosa»
Il bilancio 2012 della Questura etnea «I clan sono indeboliti dai numerosi arresti»
Una città problematica, nella quale la lotta alla mafia non concede respiro, ma dove non si registrano atti di razzismo e diminuisce il numero di imprenditori oppressi dal pizzo. Il bilancio consuntivo dell’attività della Questura di Catania dipinge un territorio in chiaroscuro. In totale, nel 2012, sono state arrestate 957 persone e ne sono state denunciate 2592. Le misure preventive riguardano 1614 persone sottoposte a sorveglianza speciale, 815 avvisati oralmente e 90 soggetti a Daspo.
Capitolo centrale è quello relativo al contrasto alla criminalità organizzata. 67 arresti per associazione a delinquere di stampo mafioso (47 in più del 2011), 175 par associazione a delinquere. Una delle operazioni più importanti è quella dello scorso 7 febbraio denominata Gramigna grazie alla quale è stata smantellata un’organizzazione dedita allo spaccio di stupefacenti nel quartiere Librino. 15 le persone – di clan rivali – condotte in carcere, tra le quali Simone Arena, figlio dell’ex boss latitante Giovanni. Qualche giorno dopo, il 28, sono state arrestate anche altre due figlie di Arena, Agata e Lidia. Oltre alla droga, in casa avevano armi, munizioni, apparecchiature per il rilevamento di micro-trasmettitori e disturbatori di frequenze radio. Nel mese di maggio è toccato al clan Cursoti: 20 persone, tra le quali il boss Giuseppe Garozzo, sono state accusate di aver tentato di riorganizzare il gruppo mafioso progettando rapine ai danni di banche e gioiellerie per rifornire le casse. «Loperazione denominata Nuovo Corso ha consentito di decapitare e disarticolare lorganizzazione dei Cursoti». A maggio tre persone affiliate al clan Mazzei sono state condotte in carcere per aver tentato di estorcere denaro a un imprenditore edile. La famiglia Santapaola-Ercolano è stata colpita a ottobre: grazie alla collaborazione dei pentiti Santo La Causa e Giuseppe Mirabile sono state emesse ordinanze di custodia cautelare in carcere per Vincenzo Santapaola, figlio maggiore del boss Nitto, e per tre nipoti di Pippo Ercolano, accusati di intestazione fittizia di beni. Nel corso delle indagini sono state chiarite alcune dinamiche interne al gruppo e risolti due omicidi di interesse rilevante.
Legata a doppio filo con la lotta alla mafia è il contrasto delle attività di spaccio e al traffico di stupefacenti: sequestrati circa 60 chili di sostanze illegali, dei quali oltre 15 di sola cocaina. Per i reati collegati sono state fermate 252 persone e 88 sono state deferite. Quattro cittadini di origini nigeriane ospiti al Cara di Mineo sono state arrestate per detenzione e spaccio all’interno della struttura di accoglienza.
Sul fronte della lotta all’estorsione sono state 44 le denunce – 15 persone arrestate, 29 deferite – in diminuzione rispetto al 2011. Due quelle per usura che hanno portato al fermo di cinque persone. Secondo i responsabili della Questura etnea, «i clan sono indeboliti dai numerosi arresti e limposizione del pizzo è per loro altamente rischiosa. Tale proficua evoluzione – continua il rapporto – è certamente frutto dellavvicinamento degli organi inquirenti e della Polizia di Stato alle categorie imprenditoriali, nonché dellimportantissima funzione di raccordo svolta dalle associazioni antiracket». L’ufficio antimafia ha monitorato oltre duemila aziende in tutto il territorio della provincia.
Aumentano leggermente i reati contro il patrimonio: nel 2011 gli arresti per furto erano stati 133, quelli per scippo 16. Nell’anno appena concluso i ladri condotti in carcere sono stati 148, rimane invariato il numero di scippatori acciuffati. Nel mese di agosto sono state tratte in arresto quattro persone accusate di ricettazione: il loro bottino – conservato in un capannone a Scordia – consisteva in 30 bancali di biscotti Plasmon, prodotti alimentari, detersivi e anche elettrodomestici. Più scalpore ha destato la tentata rapina ai danni del bancomat posto all’interno di villa Cerami, sede dell’ex facoltà di Giurisprudenza. Per quel colpo finito male sono finiti in sei in manette. Un altro tentativo di rubare un bancomat, stavolta a Canalicchio, è stato sventato e un persona condotta in carcere. 270mila euro l’anno era l’incasso di una banda di topi d’appartamento (formata da sette componenti) che agiva tra Calatabiano e Motta Sant’Anastasia.
Sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione è l’accusa per sei uomini e due donne coinvolti nell‘operazione Privé che ha portato anche al sequestro di due locali a Misterbianco e Trecastagni.
Anche la gestione del Cara di Mineo ricade tra le competenze della Questura di Catania. Il centro fino al 31 dicembre 2012 ospitava 2800 migranti. Più della metà, 1500, ha fatto richiesta di asilo politico. Nel corso dell’anno appena concluso sono state arrestate otto persone provenienti dal Bangladesh accusate di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Per la tutela dei lavoratori extracomunitari l’operazione denominata Lavoro fantasma ha smantellato un’organizzazione accusata di «favoreggiamento della permanenza di immigrati clandestini nel territorio dello Stato, nonché dei reati di falsa attestazione in atto pubblico, per aver inoltrato più di cento false dichiarazioni di emersione di lavoro irregolare di extracomunitari». I falsi datori di lavoro erano circa 70, oltre 100 gli extracomunitari coinvolti.
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