Gianluca Di Gioia, l’insegnante di inglese ricoverato in condizioni gravissime al Bangkok Hospital di Udon Thani dopo essere stato avvelenato e rapinato, è ancora intubato ma sembra essere cosciente. Non si sa ancora quando potrà tornare in Italia. A MeridioNews la felicità del fratello Salvatore
Il 36enne di Caltavuturo è uscito dal coma Il fratello: «Si è svegliato e respira da solo»
«Il nostro Luca si è svegliato e respira autonomamente». È un messaggio pieno di entusiasmo quello di Salvatore Di Gioia, il fratello dell’insegnante 36enne originario di Caltavuturo, Gianluca, partito circa due settimane fa col suo zaino in spalla alla volta di un viaggio in solitaria fra i luoghi del Sud-Est asiatico. Un viaggio che lo aveva appena visto salutare la Thailandia, salvo poi bloccarsi tragicamente in una cittadina del Laos, dove sarebbe stato avvelenato e poi, una volta stordito del tutto, rapinato di documenti, soldi e carte di credito. Abbandonato in strada sotto la pioggia e ignorato dai passanti per quasi sette ore, a trovarlo in condizioni critiche è la polizia locale, che ha subito allertato i familiari e l’ambasciata italiana. Ricoverato da giorni al Bangkok Hospital di Udon Thani, cittadina thailandese a pochi chilometri dal confine con il Laos, è rimasto in coma farmacologico fino ad oggi.
«È ancora intubato – spiega il fratello a MeridioNews – A mio parere però sembra avere ripreso conoscenza». Un dettaglio importante, soprattutto se si pensa che solo Gianluca potrà raccontare quello che gli è accaduto quel fatidico giovedì di dieci giorni fa. L’ipotesi che ha tenuto banco in questi ultimi giorni, sulla base di quanto appurato dalle autorità thailandesi e da quanto emerso dagli esami medico-sanitari, ruota attorno all’unico dato certo finora, l’avvelenamento: nel suo sangue è stato ritrovato un quantitativo tale che ha rischiato di ucciderlo. Resta da chiarire come gli sia stata somministrata la dose di veleno o il mix di droghe. Potrebbe aver incontrato, secondo familiari e amici, una ragazza o un gruppo di persone con le quali potrebbe essersi intrattenuto e poi, in un secondo momento, sarebbe stato avvelenato. Pare che i responsabili abbiano atteso che il giovane fosse totalmente incosciente per rapinarlo senza che opponesse resistenza. Sul suo corpo, infatti, non sono stati ritrovati segni di violenza, tranne una botta alla testa ricollegabile al momento della sua caduta per terra, nel punto in cui è stato ritrovato parecchie ore dopo.
«Non sappiamo ancora quando potremo tornare a casa», aggiunge il fratello, volato a Bangkok insieme alla madre per stare al fianco di Gianluca. «Siamo felicissimi, non sa quanto!», dice ancora, mentre il coma sembra diventato solo un brutto ricordo lontano. Felicità anche da parte degli utenti dei social, che nei giorni scorsi erano stati coinvolti in prima persona dagli amici più stretti del ragazzo, che hanno creato un gruppo pubblico su Facebook, Aiutiamo Gianluca (Il Digio), per lanciare una raccolta fondi in modo da aiutare la famiglia a sostenere i pesanti costi delle cure giornaliere somministrate nella clinica privata thailandese, circa 2.500 euro al giorno. I 100 mila euro necessari per pagare l’aeroambulanza che lo riporterà in Italia sono stati raccolti nelle primissime ore.
A rimanere, però, intatto è lo sgomento per quanto accaduto. Sia da parte di chi ha appreso la notizia dall’Italia, sia per i connazionali che in quei luoghi vivono da tempo e che quindi conoscono la realtà locale: «Un crimine così efferato e pianificato non si è mai registrato», commenta un utente. Intanto Gianluca si è risvegliato, starà a lui nei prossimi giorni provare a ricordare e a ricostruire quello che gli è accaduto.