270 anni è il numero del diavolo. Almeno nella sua versione catanese. È questo il risultato della sentenza di primo grado del processo ordinario Iblis, dal nome di Lucifero in arabo, sulle collusioni tra politica, mafia e imprenditoria nel Catanese. Quasi due anni e mezzo di procedimento, nato dagli arresti di novembre 2010, e che si è subito sfilacciato in diversi filoni paralleli. Uno dei quali si è concluso con la condanna in primo grado a sei anni e otto mesi per concorso esterno in associazione mafiosa all’ex governatore regionale Raffaele Lombardo. E oggi si scrive la parola fine anche sul principale dei tronconi di Iblis, concluso questa mattina nell’aula giudiziaria del carcere di Bicocca con la condanna dei 22 imputati. Quasi 80 anni in meno di quelli chiesti dai pubblici ministeri.
I giudici hanno deciso di procedere con la sentenza e stralciare la posizione di Giovanni D’Urso, dopo l’istanza di ricusazione della stessa corte avanzata dall’imputato, su cui dovrà decidere per la seconda volta la corte d’appello. L’ex sindaco di Palagonia e deputato regionale Pid Fausto Fagone è stato invece condannato a 12 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, ma non per concussione. Alla fine della lettura della sentenza, l’ex politico è tra i primi ad abbandonare l’aula senza commenti, limitandosi ad incassare il colpo. Più confuso appare il suo avvocato, Carmelo Peluso, che non si aspettava una condanna così pesante.
Per Vincenzo Santapaola la corte ha stabilito una pena di 18 anni. Tra le più alte, dopo quella del rappresentante provinciale di Cosa nostra etnea Vincenzo Aiello (22 anni) e del boss di Ramacca Rosario Di Dio (20 anni). Cambia invece il reato a carico dell’imprenditore Francesco Pesce e dell’ex assessore di Ramacca Giuseppe Tomasello: da associazione mafiosa a concorso esterno, con una pena rispettivamente di 12 e 13 anni.
Per il resto, il collegio sembra aver condiviso in pieno la linea della procura etnea, rispettando nella sostanza le richieste di condanna dei pm. Quasi tutte ritoccate leggermente al ribasso, tranne in pochi casi. La lettura del dispositivo viene ascoltata in silenzio. Fuori alcuni familiari danno sfogo a lacrime altrettanto silenziose. Consolati sempre dalle stesse frasi: «Non è ancora detto», «Forza, è solo il primo grado, ce ne sono altri due».
Ecco tutte le condanne.
Vincenzo Aiello: 22 anni (chiesti 25 anni e 6 mesi e 14.400 euro di multa)
Giuseppe Brancato: 4 anni e sei mesi (chiesti 4 anni)
Giovanni Buscemi: 12 anni (per lui i pm hanno chiesto 16 anni)
Angelo Carbonaro: 12 anni (chiesti 12 anni)
Rosario Cocuzza: 4 anni e sei mesi (chiesti 4 anni)
Rosario Di Dio: 20 anni (chiesti 26 anni e 8 mesi)
Mario Ercolano: 12 anni (chiesti 14 anni e settemila euro di multa)
Fausto Fagone: 12 anni (chiesti 17 anni)
Natale Ivan Filloramo: 16 anni (chiesti 21 anni e 4 mesi)
Carmelo Finocchiaro: 17 anni (chiesti 22 anni e diecimila euro di multa)
Santo Massimino: 12 anni (chiesti 12 anni di reclusione)
Carmelo Mogavero: 5 anni (chiesti 3 anni e 8 mesi)
Sandro Monaco: 12 anni (chiesti 12 anni di reclusione)
Massimo Oliva: 12 anni (chiesti 16 anni)
Pasquale Oliva: 18 anni (chiesti 28 anni di reclusione)
Francesco Pesce: 12 anni (chiesti 15 anni)
Giuseppe Rindone: 12 anni (chiesti 16 anni)
Vincenzo Santapaola: 18 anni (chiesti 21 anni e 4 mesi di reclusione)
Mario Scinardo: 12 anni (chiesti 15 anni)
Tommaso Somma: 12 anni (chiesti 15 anni)
Giuseppe Tomasello: 13 anni (chiesti 19 anni e tremila euro di multa)
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