Iblis, archiviazione respinta per Nino Strano La Causa racconta e la Procura ci ripensa

Ancora un ripensamento nell’indagine Iblis sulle presunte collusioni tra politica, imprenditoria e mafia a Catania e provincia. Due anni dopo l’inizio delle investigazioni non si sono ancora esauriti i colpi di scena. L’ultimo riguarda il senatore Fli catanese Nino Strano, inizialmente iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa insieme ad altri nomi noti della politica siciliana. Tra tutti, il presidente regionale Raffaele Lombardo e il fratello Angelo, deputato nazionale Mpa. Stesso destino per i tre: lo stralcio della loro posizione prima, la richiesta di archiviazione della loro accusa da parte della Procura etnea dopo. Richiesta che oggi non è stata accolta dallo stesso giudice per le indagini preliminari, Luigi Barone. Decisione che segue un ripensamento degli stessi magistrati: la procura, infatti, fa sapere oggi di aver chiesto il 23 maggio una proroga delle indagini nei confronti del senatore. A cambiare lo scenario, le dichiarazioni del neo-pentito boss etneo Salvo La Causa. Se ne discuterà in una udienza fissata per il 3 luglio. Una vicenda giudiziaria che si va a sommare ad altre due ancora in corso nei confronti del senatore, tutte con sede a Catania. E tutte riferite alla sua lunga carriera politica: da membro del comitato centrale del Movimento sociale italiano a senatore, passando per un assessorato alla regione siciliana e in due Comuni etnei.

Una decisione, quella di Barone, sollecitata quindi dalla stessa procura etnea e che segue una importante novità nelle indagini. A fare il nome del senatore – insediatosi dopo la rinuncia per incompatibilità del sindaco di Catania Raffaele Stancanelli – è infatti il boss Santo La Causa, considerato fino al suo arresto nel 2009 il reggente della famiglia mafiosa catanese Santapaola-Ercolano. Nei racconti del neo-collaboratore di giustizia, Strano avrebbe favorito famiglie di imprenditori vicine a Cosa Nostra per la costruzione del centro commerciale La Tenutella, oggi Centro Sicilia. Nel periodo in cui ricopriva il ruolo di assessore del Comune di Misterbianco, dice La Causa, «si adoperò per sboccare le autorizzazioni necessarie». Come, di preciso, il pentito non lo sa. Ma qualcuno gli avrebbe riferito che Strano «agì anche su altri politici per tale scopo». «Le dichiarazioni di questo personaggio a me ignoto non mi preoccupano minimamente in quanto non mi sono mai occupato in alcun modo della vicenda Tenutella, a me altrettanto ignota, né, tanto meno, ho fatto mai favori ad alcuna impresa nel corso della mia lunga attività istituzionale», rispondeva il politico poche settimane fa. Non lo preoccupano nemmeno eventuali indagini patrimoniali nei suoi confronti. Che anzi si augura: «Certo come sono – dice – di essere uno dei pochi uomini pubblici entrato benestante in politica e oggi spogliato di tutti i beni di famiglia».

Ed è proprio la possibilità di ulteriori indagini nei suoi confronti l’ipotesi sollecitata adesso dai magistrati catanesi. Sarebbe altrimenti difficile utilizzare le dichiarazioni di La Causa, successive al coinvolgimento di Strano in Iblis e alla richiesta di archiviazione della sua posizione avanzata proprio dalla procura. Uno scenario diverso da quello dei fratelli Lombardo, raggiunti dall’imputazione coatta dopo una serie di udienze preliminari. Senatore e governatore regionale si troveranno però ancora una volta a condividere la stessa aula: del Tribunale oggi, dell’Ars ieri. E’ stato infatti Raffaele Lombardo a nominare nel 2008 Nino Strano assessore regionale al Turismo. Legami politici che non sembrano portare bene al senatore catanese. Come la nomina ad assessore – sempre al Turismo – ottenuta nel capoluogo etneo dall’allora primo cittadino Umberto Scapagnini. I due sono stati condannati insieme, due volte, in due processi che riguardano proprio il Comune di Catania.


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Il suo nome era comparso di sfuggita tra le pagine dell'indagine. Per la sua posizione la procura etnea aveva presto richiesto l'archiviazione. Oggi non accolta da Luigi Barone, lo stesso giudice che ha disposto l'imputazione coatta per i fratelli Lombardo. Una decisione che segue un ripensamento degli stessi magistrati, dopo il pentimento del boss Santo La Causa e i suoi racconti sull'ex assessore della regione siciliana, del Comune di Catania e di Misterbianco. Alla sua terza tegola giudiziaria. Guarda la nostra infografica

Il suo nome era comparso di sfuggita tra le pagine dell'indagine. Per la sua posizione la procura etnea aveva presto richiesto l'archiviazione. Oggi non accolta da Luigi Barone, lo stesso giudice che ha disposto l'imputazione coatta per i fratelli Lombardo. Una decisione che segue un ripensamento degli stessi magistrati, dopo il pentimento del boss Santo La Causa e i suoi racconti sull'ex assessore della regione siciliana, del Comune di Catania e di Misterbianco. Alla sua terza tegola giudiziaria. Guarda la nostra infografica

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