È il deputato che, da presidente della commissione Bilancio, tiene le chiavi della spesa regionale. Ha l’ultima parola sulla destinazione di finanziamenti da milioni di euro. Ma secondo la Procura di Palermo e i finanzieri del gruppo di Palermo guidati dal colonnello Alessandro Coscarelli, Riccardo Savona, politico di lunghissimo corso eletto con Forza Italia, si sarebbe impegnato maggiormente per arricchire le casse di associazioni riconducibili a lui e alla sua famiglia, riuscendo a fare finanziare dal dipartimento della Formazione professionale progetti rimasti in tutto o in parte solo sulla carta. Nella realtà infatti non c’è traccia dei nobili e ambiziosi obiettivi descritti nei documenti: dal censimento degli antichi mestieri di Palermo agli itinerari del barocco a Catania. Tutto o quasi tutto falso stando a quanto ricostruito dalla Guardia di finanza, figlio di un sistema creato e controllato da Savona, «un’associazione – si legge nel decreto di sequestro preventivo da 800mila euro – strutturata e dedita a ottenere, mediante artifici contabili o produzione di documentazione falsa, finanziamenti pubblici erogati dalla Regione per la realizzazione di progetti, effettivamente mai eseguiti, con conseguente truffa aggravata». Determinante la sua posizione privilegiata per conoscere in anticipo la pubblicazione dei bandi e per incidere sull’iter burocratico e sulla liquidazione delle somme.
Una scatola vuota sarebbe stato ad esempio il progetto Antichi Mestieri che ha ricevuto 95.500 euro, con i quali l’associazione Prosam avrebbe dovuto censire gli antichi mestieri di Palermo. Il risultato, depositato negli uffici della Regione e visionato dai finanziari, è stato un elaborato che mischiava saggi e articoli già pubblicati su internet. Altrettanto falso sarebbe stato il progetto Barocco Siciliano, promosso dall’associazione Rises, che ha ottenuto ben 226mila euro per indicare nuovi itinerari barocchi a Catania da far conoscere sul portale disiciliainsicilia.it (attualmente esistente ma per la vendita di scarpe e abbigliamento). O ancora Impariamo a internazionalizzarci, curato dalla società cooperativa Palermo2000, finanziato dalla Regione con 200mila euro per sviluppare la cultura d’impresa nelle aziende siciliane in modo da aprirsi ai mercati internazionali. Peccato che molti degli imprenditori indicati come partecipanti al progetto hanno negato ai finanzieri di avere mai aderito all’iniziativa. Mentre quasi tutte le spese documentate consistono in prestazioni svolte da società riconducibili a Savona, alla moglie Maria Cristina Bertazzo (pure lei indagata) e ai suoi collaboratori.
Savona, che si dichiara estraneo alle accuse, avrebbe scelto con attenzione chi far partecipare, almeno sulla carta, ai progetti: consulenti, collaboratori delle segreterie politiche, dei Caf o dei banchi alimentari da lui stesso gestiti. Tutte persone che avrebbero svolto attività utili al deputato e che sarebbero state pagate con i soldi della formazione professionale. Come ulteriore riscontro degli accertamenti dei finanzieri, hanno contribuito anche le dichiarazioni di Michele Cimino, per lungo tempo fidato collaboratore di Savona e indagato dalla Procura di Palermo: «In merito alla scelta dei nominativi da inserire nei progetti – spiega agli investigatori – chiarisco che la scelta da parte di Savona era anche in base a quanti voti avrebbero potuto garantire. Savona era consapevole della forza dei singoli soggetti che gli andavano a chiedere favori o lavoro. Peraltro, lui talvolta andava anche a trovarne alcuni di questi presso il loro quartiere per poter accaparrarsi quanti più voti possibili. In pratica più voti potevi portare e maggiore erano le possibilità di trovare il tuo nominativo in qualche progetto».
Con i soldi destinati alla formazione professionale sarebbe stata pagata anche la cancelleria dei suoi uffici e persino le locandine della campagna elettorale. In totale gli inquirenti hanno accertato che la truffa a danno della Regione ammonta a circa 800mila euro, pari al valore del sequestro preventivo scattato ieri. Oltre ai progetti già menzionati, la cooperativa La Fenice (rappresentata da Sergio Piscitello, pure lui indagato) avrebbe ricevuto 47mila euro per il progetto Formiamo Professionalità e 364mila euro per Upload interventi sinergici di inclusione sociale ed inserimento sociolavorativo.
È sempre il fidato Cimino a sottolineare il ruolo di dominus di Savona. «In generale la struttura degli enti aveva dinamiche ben precise: tutte le decisioni venivano prese solo da Savona in collaborazione con la Bertazzo (la moglie, ndr). Assunta la decisione, traslavano le decisioni innanzitutto alla figlia Simona (anche lei indagata ndr) che provvedeva ad emanare le direttive per l’esecuzione di quanto comunicatogli dai genitori». E ancora: «Nel corso degli anni sono stati tantissimi i progetti indicati da Savona e devo dire non tutti hanno ottenuto finanziamenti pubblici. Sicuramente anche se non li redigeva materialmente, li seguiva passo passo, tant’è che ricordo numerosi casi in cui la Simona veniva convocata urgentemente dal padre perché lo stesso aveva appreso dagli assessorati eventuali deficienze documentali o errori nella redazione dei progetti».
Il sistema creato da Savona si sarebbe esteso fino a oggi. Nell’ultima informativa della finanza, che porta la data del 22 febbraio 2019, si evidenzia che negli assessorati regionali sono pendenti «ulteriori progetti presentati da enti riconducibili agli indagati e per i quali i contributi pubblici non sono stati erogati ancora per intero». Anche in questi casi sarebbero state riscontrate «opacità» nei documenti prodotti con l’obiettivo di descrivere progetti «che non hanno avuto luogo in modo del tutto o in parte corrispondente a quanto dichiarato».
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