L’Associazione Musicale Etnea ha una tradizione, invitare per ogni sua stagione un artista locale che abbia portato con successo il nome di Catania all’estero. Quest’anno la scelta è caduta su Giovanni Cultrera, pianista che si è esibito nelle maggiori capitali mondiali, formatosi all’Istituto Bellini.
A farla da padrone nel repertorio scelto sono stati i compositori di origine russa: Musorgskij, Rachmaninov, Borodin, Cajkovskij, Prokof’ev e Sostakovic. Unica eccezione Bach (trascritto però dal russo Aleksandr Siloti).
I Tableaux d’une exposition di Musorgskij hanno aperto il concerto; l’opera prende spunto da un’immaginaria passeggiata (la promenade che funge da leit motiv) davanti ad una serie di quadri del pittore e scultore Viktor Hartmann. Con una serie di emozioni che vanno al di là della trasformazione delle arti visive in musica e il dibattito intellettuale nella Russia di metà ‘800, Cultrera riesce a trasportare la sala in un mondo a tratti tranquillo (quello dei bambini che giocano nel parco parigino delle Tuileries) a tratti maestoso e imponente (quello della grande porta di Kiev).
Successivamente è stata la volta di due brani di Rachmaninov, uno dei Sei momenti musicali op. 16 (il terzo) e il quinto preludio dell’op. 23, che hanno incantato per la loro eleganza.
Borodin con la sua Au couvent – tratto dalla Petite suite – ha portato l’ascoltatore in un’antica stradina nella quale il tempo è scandito dai rintocchi delle campane che, in una costruzione circolare, iniziano e terminano lenti e maestosi.
Le eleganti e delicate Chanson triste (tratta dai Douze morceaux) e Ottobre (da Le Stagioni) di Cajkovskij hanno preceduto il brano Montecchi e Capuleti dell’immortale Romeo e Giulietta di Prokof’ev. Le vibranti note di uno dei brani più conosciuti di questa suite hanno immediatamente riportato alla mente l’odio e le controversie rappresentate nella Danza dei cavalieri, nella quale si fronteggiano i rampolli delle due famiglie rivali.
Giovanni Cultrera ha terminato il suo programma suonando due Preludi di Bach – riletto da Siloti – e infine Sostakovic (Preludi 6, 17 e 23 dell’op. 34) strappando al pubblico l’applauso finale.
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