I Partiti? “Camarille, boss e sotto-boss”

Il 28 Luglio 1981 Enrico Berlinguer rilascia su la Repubblica ad Eugenio Scalfari un’intervista, che sarà destinata a restare, per lungo tempo, un significativo elemento di riflessione su un argomento che si può considerare il punto nodale del degrado della politica italiana: la questione morale.

A ben rileggere quella sua intervista, rilasciata 3 anni prima della sua morte e che, a buon diritto, si può considerare il suo testamento etico e spirituale – testamento per niente raccolto dai suoi successori – troviamo nelle analisi contenute in quell’articolo le drammatiche premonizioni del degrado etico, morale, economico e politico che ha caratterizzato nel nostro paese il passaggio dalla prima alla seconda repubblica e che pone, oggi più che mai, la questione morale al centro della questione italiana . Una questione morale che contribuisce, oggi ancor più di allora, ad allontanare la gente dalla politica. (a sinistra, Enrico Berlinguer, foto tratta da alternativedemocratiche.wordpress)

In quell’articolo di 32 anni fa Berlinguer, tra l’altro, affermava: “I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela con scarsa o mistificata conoscenza della società e della gente, idee o ideali pochi o vaghi, sentimenti e passione civile zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata a questo modello e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e le iniziative. Sono piuttosto aggregati di correnti, di camarille ciascuno con un ‘boss’ o dei ‘sotto-boss’ Questi aggregati hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai-Tv e alcuni grandi giornali. Insomma tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire . E il risultato e drammatico e destabilizzante, poiché tutte le operazioni che le diverse istituzioni ed i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica e mai nell’interesse generale”.

“Bisogna – proseguiva Berlinguer – che i partiti cessino di occupare, in questo modo maldestro e clientelare, lo Stato e le istituzioni. I partiti debbono, come sancisce la nostra Costituzione, correttamente concorrere alla formazione della volontà politica della nazione, interpretando le grandi correnti di opinioni, organizzando le aspirazioni del popolo e controllando democraticamente l’operato delle istituzioni e assicurando così la partecipazione di ogni cittadino alla cosa pubblica. garantendo in tal modo nel nostro Paese la costruzione di una società socialista”. (a destra, un’altra immagine di Berlinguer: foto tratta da stefanomontesi.photoshelter.com)

“La questione morale – concludeva la sua intervista Berlinguer – non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti e dei concussori nelle alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e metterli in galera. La questione morale fa tutt’uno con l’occupazione dello Stato da parte dei partiti e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno assolutamente superati e combattuti ed un vero rinnovamento si potrà ottenere aggredendo la questione morale andando a fondo delle sue cause politiche. Quel che deve interessare veramente è il futuro e la sorte del Paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi e non di allargarsi e svilupparsi, rischia di soffocare in una palude”.

Questa, ancor oggi, di grande attualità per quello che viviamo, la lucida analisi della situazione politica italiana fatta da Enrico Berlinguer agli inizi degli anni 80, senza che la classe politica di allora e ancor che quella del suo stesso partito, ne raccogliesse il messaggio salvifico e premonitore, che porterà, poco più di dieci anni dopo, a Tangentopoli. E che, successivamente, vedrà il nostro Paese sprofondare in quella palude profetizzata dalla sua sapiente veggenza negli sfasci e negli sconquassi delle Seconda Repubblica, caratterizzata ed impregnata, salvo qualche breve parentesi, dalla mala politica di quasi un ventennio di berlusconismo in cui i mali denunciati da Berlinguer in quella sua intervista si sono sempre più aggravati ed incancreniti sul piano della contrazione della democrazia (vedi legge elettorale) e della corruzione sempre più allignante all’interno dei partiti, caratterizzati da loghi ed insegne a titolo personale, e costantemente nel mirino della magistratura gestiti e amministrati da una fauna di personaggi come Lusi, Belsito e tanti altri che nulla hanno a che fare con quella sana politica tanto invocata da Enrico Berlinguer.

Chi ci potrà salvare da tutto questo degrado? La salvezza sta in noi stessi e nella nostra presa di coscienza di non dare più credito a quei personaggi della politica nazionale, regionale e locale che hanno avvelenato la vita politica del nostro Paese e, una volta per tutte, nel solco del messaggio di Enrico Berlinguer, operare e operare le giuste scelte nei confronti di chi è in grado, sul piano etico e morale, di darci le opportune garanzie.


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