Due ore e mezza di attesa e nessuno dei 25 processi previsti che può cominciare. Per l'assenza di un cancelliere che verbalizzi la seduta, tra indisposizioni e inspiegabili rifiuti. È la situazione vissuta questa mattina da una ventina di avvocati - insieme a imputati, testimoni e parti offese - nei locali del giudice di pace penale di Catania
I legali disertano l’aula del giudice di pace «Mancano i cancellieri disposti a scrivere»
Più di venti avvocati, con conseguenti imputati, parti civili e testimoni. Per un totale di 25 processi da trattare in mattinata. È una folla quella che stamattina ha atteso per ore di poter iniziare a lavorare nei locali del giudice di pace penale di Catania. Ma senza fortuna. Dalle ore 9 alle 11.15, infatti, non si è riusciti a trovare nemmeno un cancelliere disposto a verbalizzare le udienze. Così, a metà mattinata, gli avvocati decidono di abbandonare l’aula, ma non prima di aver depositato in cancelleria una lettera indirizzata al giudice di pace coordinatore, al presidente del Tribunale, e, per conoscenza, al presidente del Consiglio dell’ordine regionale degli avvocati.
Tutto comincia alle 9 del mattino quando arrivano le parti. Poco dopo si presenta anche il giudice. Ma serve ancora un cancelliere che verbalizzi il contenuto della seduta giudiziaria. E qui si crea in caos. «Erano presenti tre e quattro cancellieri – raccontano i legali – ma pare abbiano una causa di servizio riconosciuta e non possano scrivere con la penna». Chi per un tunnel carpale, chi per altre indisposizioni, nessuno sembra poter mettere nero su bianco il contenuto delle udienze. Che dal giudice di pace vanno ancora scritte con carta e penna.
«Abbiamo chiesto al presidente del tribunale e ci è stato detto che presto sarebbe arrivato un altro cancelliere – continuano gli avvocati – “Ora arriva” e “Sta arrivando”, ci dicevano, ma niente. Alla fine ci hanno fatto sapere che “Il cancelliere non vuole venire perché non è competenza sua“».
Allibiti e stanchi di aspettare, i legali decidono così di tornare al loro lavoro. In un posto dove lo si possa svolgere. Prima di andare – alle 11.35, dopo due ore e mezza di attesa – in 23 firmano una lettera che recita: «Tale disfunzione, oltre a svilire di dignità professionale la figura dell’avvocato, comporta gravi disagi all’amministrazione della giustizia, nonché ai cittadini che ad essa si rivolgono». Documento depositato e timbrato, ovviamente, da un cancelliere presente.