DALLA TRIBU' DI ZAMMU' / Dal nostro forum l'interessante riflessione di "nascaredda"
I giovani europei vanno a Berlino? E chi può dargli torto
Più che fermento, cè una voglia di ricominciare. Voglia di accantonare quel che è già stato e quanto peggio è successo, per intraprendere una rinascita economica, sociale e culturale. Questa tendenza accoglie la mia lode, di una lei (la tendenza), che sembra proiettarci in un dopoguerra riformista. Più che altro, credo di trovarmi in forte disaccordo con ciò che dice Prodi. Non è tanto il differente fermento che spinge i giovani allestero, quanto la volontà generale di trovare un ambiente assolutamente diverso altrove.
Il problema, più che sociologico e culturale, è di tipo strutturale di cosa non si riesce e non si può fare in Italia. Cosa è possibile fare quando ci si trova a fare il master in Inghilterra, o una ricerca bibliografica in Germania, o un erasmus in Francia. I differenti esperimenti burocratici e progressisti che vengono fatti in questi stati, che meglio accolgono le esigenze di un ragazzo. Sì, è anche questione di soldi sicuramente, col problema dellassoluta poca chiarezza della sanità italiana, la presa di coscienza da parte dellapparato statale, dei tanti geni nazionali emigrati allestero è stato un problema largamente dibattuto.
Si prenda lesempio di una larga fetta del settore musicale. La difficoltà che si ha nel proporre una musica lontana o quanto meno discostante dal mainstream di un sound assolutamente italiano, è responsabile di quellappiattimento musicale in cui viviamo. Le idee ci sono eccome! È la volontà dei grandi a dire che non cè posto, per esempio, per il rock italiano. Non cè riciclo, non cè cambiamento. Sì, ecco i giovani che vanno allestero per produrre un disco. Inghilterra, Germania, Grecia, Belgio, Austria e Giappone, sembrano le mete di una tendenza musicale che trova un suo posto e una sua legittimazione fuori bordo.
La situazione italiana in questo è deprecabile, la maggioranza decide per un tipo di musica sicuramente più scadente, mentre i nostri gruppi emergenti, trovano posto allestero. Una fuga di talento impossibile da non considerare. Così è per i settori emergenti dellindustria. Industria che propone tutti i generi culturali (dalla letteratura al giornalismo stesso per esempio, o alla scrittura cinematografica, ormai ahime, forte di quella tendenza sessantina che vede linutilità di una scrittura a copione, e il maggior compito che viene dato al regista di creare una storia sul momento, incrementando la pila di sceneggiature sul tavolo dei produttori) e che si occupa di una maggiore efficienza degli apparati in altri stati, mentre da noi, si occupa principalmente di bloccare ogni possibile idea di riforma.
Valga anche per il settore pubblico. Eh già perché, da noi un Berlinguer o una Moratti, vengono posti come guide del sistema dellistruzione, per proporre una riforma patatrack, che non è altro che una scadente parodia delle riforme europee degli anni 70 e 80. Chiederei a Prodi di informarmi su una sua, personalissima idea di fermento, che in questo momento sembra non essere più chiara in me. I giovani europei, vanno a Berlino? Chi può dar loro torto!